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Ogni anno, durante il periodo natalizio, vediamo sempre proposti in televisione una lunga serie di film canonici sul NataleTuttavia esistono tante valide opzioni ai soliti grandi classici, opzioni da noi scelte come visione confortevole da fare accanto all’albero. Ecco una serie di film che hanno poco o niente a che fare con il Natale ma che comunque, per qualche strano motivo, sono diventati i nostri Christmas comfort movies.

“2046” di Wong Kar-Wai

di marco

Christmas comfort movies: “2046” di Wong Kar-Wai (Credits: IMDb).

Dal momento che ho già parlato lo scorso anno del mio personale film di Natale ed ho già consigliato un altro mio must festivo, stavolta voglio parlare di un’opera che ho recuperato da poco ma che, sono convinto, entrerà nella rotazione natalizia negli anni a venire. Il film in questione è 2046 di Wong Kar-Wai uscito nel 2004. Sebbene l’autore non abbia mai esplicitamente parlato di una saga, alcuni studiosi chiamano informalmente “trilogia dell’amore”[1] il trittico formato da Days of Being WildIn the Mood for Love e 2046. Il fil rouge che li lega è rappresentato da molteplici fattori, in primis la presenza di Chow Mo-wan, giornalista interpretato da Tony Leung e diventato un’icona col passare degli anni; inoltre, i film sono tutti ambientati nella Hong Kong negli anni ’60, poco prima della Rivoluzione Culturale e le proteste che ne conseguirono nel 1967. 

Christmas comfort movies
Christmas comfort movies: “2046” di Wong Kar-Wai (Credits: IMDb).

2046 riparte dove ci aveva lasciato il finale di In the Mood for Love: il giornalista fa ritorno a Hong Kong per ritrovare Su Li-zhen (lì interpretata da Maggie Cheung) con cui si era separato dolorosamente anni prima. Nel frattempo, inizia a scrivere un romanzo di fantascienza (chiamato, appunto, 2046) in cui un suo alter ego entra in una relazione con l’affascinante androide Tak. Gradualmente, lo spettatore realizzerà che 2046 altro non è che il numero della camera in cui si incontravano in segreto Chow e diverse sue amanti: presto, il film diventa una struggente carrellata di relazioni vissute dal protagonista, che risulta molto più cinico rispetto ai film passati. 

Christmas comfort movies: “2046” di Wong Kar-Wai (Credits: IMDb).

Tuttavia, la freddezza del personaggio di Tony Leung si ricollega agli eventi di In the Mood for Love: egli è un uomo divorato dalla solitudine, dai fantasmi del passato, da una vita fatta di piaceri effimeri e dal rimpianto di un amore mai vissuto con Su Li-zhen. Questa comparirà verso il finale del film: tuttavia, una sua omonima viene interpretata da Gong Li, famosa un decennio prima per Addio mia concubina (Chen Kaige, 1993) e il bellissimo Lanterne Rosse (Zhang Yimou, 1991). Questo testimonia l’obiettivo di Wong Kar-wai: mostrare gli sbalzi temporali, le associazioni di memoria e le fantasie (anche sul Natale!) di Chow, tutti espedienti per colmare il vuoto emotivo lasciato da Su. Non è un caso che nel cast sia presente anche Faye Wong, protagonista di Chungking Express (1994): così, 2046 appare come un’opera misteriosa ed affascinante, in cui passato, presente e futuro si amalgamano per formare una elegantissima serie di ferite amorose ancora non rimarginate. 

Christmas comfort movies
Christmas comfort movies: “2046” di Wong Kar-Wai (Credits: IMDb).

Al netto della trama, non sempre facile da seguire, e del massiccio ritorno al voiceover che può risultare un po’ autoindulgente, i maggiori meriti di 2046 risiedono nella menzionata malinconia e nello stile. Wong Kar-wai riesce a trasportare gli spettatori in un mondo fatto di atmosfere rarefatte attraverso una fotografia sfarzosa e una colonna sonora, al solito, molto ricca e variegata: oltre a temi già usati nei due film precedenti, ascoltiamo Barbara et Julien di Delerue (da Vivement dimanche ! di Truffaut), Siboney di Lecuona e anche un pezzo lirico come Casta Diva[2].In sostanza, 2046 è il film che fa per voi se percepite il Natale con malinconia e come occasione sprecata ed avete voglia di un po’ di struggente intimità: dategli una chance, se avete modo.

Io sono l’amore” di Luca Guadagnino

di cesare

Christmas comfort movies: “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino (Credits: IMDb).

Ebbene sì. Io sono l’amore del regista Luca Guadagnino è la mia comfort watch di Natale. Perché? Lecita la domanda, molto meno la risposta. Partiamo dal dire che nel 2010 il regista italiano, in collaborazione con l’amico e complice Walter Fasano come sceneggiatore e montatore realizzano un’opera che ancora oggi è poco conosciuta e molto spesso criticata ma, a mio parere, fondamentale per la filmografia di Guadagnino. Al centro del film troviamo un’altra cara amica e partner in crime (come ama definirla il regista) come Tilda Swinton che interpreta Emma Recchi, moglie di Tancredi (Pippo Delbono) e madre di Edoardo, troviamo Elisabetta detta “Betta” (interpretata dalla bravissima Alba Rohrwacher) e Gianluca. La storia è molto semplice e ritrita (sempre a detta del nostro caro Luca[3]): una donna benestante (Recchi è il nome della azienda di famiglia che produce tessuti militari) s’innamora dell’amico del figlio, Antonio (Edoardo Gabbriellini) cuoco prodigio e volenteroso di aprire un ristorante nei pressi di Sanremo. 

Christmas comfort movies: “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino (Credits: IMDb).

Già da queste prime informazioni e caratteristiche del film appare difficile definirlo un “film natalizio” (come se esistesse una categoria uguale per tutti nella quale possiamo definire un film come “natalizio”) o perlomeno collocarlo in un’atmosfera invernale, anche se su quest’ultimo dettaglio si potrebbe dire il contrario. Per rendere giustizia a uno dei film più belli (mio parere) di Guadagnino è doveroso sottolineare alcuni aspetti fondamentali che fanno Io sono l’amore un vero e proprio capolavoro. Sarà la musica precisa e mai banale di John Adams oppure le scenografie e i luoghi suggestivi come Villa Necchi Campiglio di Milano e le colline sanremesi a regalarci costantemente, per tutto il film, un’esperienza estatica e onirica grazie alla quale riusciamo ad addentrarsi nella mente e nei sentimenti di Emma, la protagonista, che nel corso del film riuscirà a sancire definitivamente una rottura con il suo presente, riallacciando i ponti con il suo passato, dimenticato e oppresso, come il suo nome: Emma, non è il suo vero nome, ma è quello che gli viene dato quando arriva a Milano da Tancredi. 

Christmas comfort movies
Christmas comfort movies: “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino (Credits: IMDb).

Il collante o potrei dire la reminiscenza verso il passato russo è causata proprio dal cibo e dai piatti attentamente preparati dal cuoco Antonio (nella realtà Carlo Cracco) che riescono a risvegliare in Emma uno stato emotivo turbolento e avvolgente, sottolineato e confezionato all’interno di una impalcatura formale che fa l’occhiolino ai cinéma de papa di Hitchcock e Rossellini. Per non parlare dei costumi disegnati da Raf Simons per Jill Sander che tratteggiano con delicatezza le forme e il ruolo (familiare ma anche fisico vero e proprio) rivestito da Emma per poi liberarsene sempre di più nel momento in cui riesce a riacquisire la sua identità e la sua volontà.

Christmas comfort movies
Christmas comfort movies: “Io sono l’amore” di Luca Guadagnino (Credits: IMDb).

Per non inoltrarmi troppo nel film e in che modo va a finire, ancora devo spiegare perché Io sono l’amore è per me un comfort watch natalizio. Sarà stata la prima visione del film che feci qualche anno fa in un freddo sabato invernale che mi ha sicuramente influenzato e condizionato nella valutazione che avevo fatto e che ho ancora oggi nei suoi confronti; ma anche le prime scene del film fanno la loro parte. Non avendo a disposizione molti mezzi capaci di realizzare neve finta credibile, incredibilmente, a fine produzione del film, a Milano nei primi giorni del 2009, la troupe riuscì a riprendere i tetti innevati della città conferendo così al film un’atmosfera incantevole e appunto natalizia. La neve, infatti, circonda la villa della famiglia Recchi per buona parte del film e questo riesce a delineare i primi tratti, le relazioni, gli intrecci, gli sguardi che connotano i principali protagonisti tanto da considerarsi quasi come un piccolo cortometraggio a sé. Non a caso, mai lo è in un set di Guadagnino, la primavera e poi l’estate nella finzione del film, arrivano nel momento in cui interrompe il personaggio di Antonio che riuscirà a risvegliare desideri e passioni fin troppo nascoste per molto tempo da Emma Recchi.


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