I think I’ve always lived in it
anche se il titolo del magazine riprende esplicitamente il nome del noto cortometraggio di agnès varda del 1967, se mai ve lo steste chiedendo, non siamo un fan club della regista belga. il nostro progetto editoriale prende vita dalla passione che condividiamo in primo luogo per il cinema, ma anche per le arti visive in generale; una passione consolidata anche grazie al percorso di studi che abbiamo alle spalle, in lettere moderne e storia dell’arte. solitamente, uscendo dalla sala, non appena terminata la proiezione di un film, ci siamo accorte che, in modo spontaneo e quasi automatico, sorgeva sempre tra di noi una serie di discussioni su quanto appena visto. questo nostro semplice e basico confronto è presto diventato il punto di partenza per creare uno spazio comune dove potersi esprimere, per dare forma alle nostre impressioni, sensazioni ed emozioni provocate dalla proiezione di un film.
abbiamo quindi deciso di costruire uncle yanco, con l’intenzione di renderlo uno spazio condiviso e aperto, di modo da poterci confrontare con altre realtà di cinema e contribuire a portare avanti il dibattito sulle ultime uscite in sala, sui festival e sulle personalità che più ci colpiscono della scena cinematografica nazionale e non. crediamo fermamente che tutte le arti siano in qualche modo connesse tra di loro e, oltre a quanto finora abbiamo detto, speriamo con il nostro magazine di trasmettere almeno una parte della passione che proviamo quando ci sediamo su quelle poltroncine rosse di velluto. in fondo, per usare le parole di agnès, «siamo qui per condividere molte idee – non idee – emozioni, un modo di vedere le persone, un modo di vedere la vita. se può essere condiviso, significa allora che esiste un comune denominatore».