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di virginia

Il grande caldo è un film del 2022 sceneggiato, diretto e interpretato da Luigi Caggiano, Daniele Tinti, Dan Bensadoun e Marcello Enea Newman. Abbiamo incontrato il cast per una chiacchierata e questo è quello che ne è venuto fuori.

“Il grande caldo” (Credits: Sophie-Catherine Gallet)

Il grande caldo” esce per la prima volta al cinema qualche tempo fa e adesso è tornato in sala. Da dove è nata l’idea per realizzare il film?

Marcello Newman: «Il film è uscito nel 2022. Nel 2013 Dan viveva a Roma, a casa mia, eravamo tutti amici (non li abbiamo cambiati da allora, sempre la stessa gang), studiavamo alla Biblioteca dell’Orologio ed eravamo tutti interessati al cinema ma ci occupavamo di un altro versante artistico, soprattutto della musica. Un giorno abbiamo buttato giù un soggetto e abbiamo deciso di chiamare Tinti, non solo perchè era il nostro amico più simpatico e che faceva ridere ma perchè aveva fatto teatro».

“Il grande caldo”

Newman: «Tinti arriva quel pomeriggio stesso al Bar Perù, ne parliamo e decidiamo di fare questo film. Lo scriviamo nell’arco del mese successivo, capiamo come realizzarlo, mettiamo insieme Luigi che al tempo realizzava video musicali insieme a me e poi, finito il mese, nell’arco di due settimane e mezzo lo giriamo tutto. Il budget era di circa ottocento euro per tutto il film, il montaggio ha occupato un anno intero e ne è venuta fuori una prima versione dalla durata di un’ora e mezza. La proiezione che abbiamo organizzato per questa versione era su invito a Roma, non sapevamo bene come promuoverlo e quindi, sostanzialmente, abbiamo smesso di occuparcene. Il progetto, anche con grande dispiacere e frustrazione per gli anni successivi, viene messo da parte. Ci rendiamo conto che di tutti i progetti che avevamo scartato, Il grande caldo aveva molte più potenzialità; passiamo un anno intero per cercare di realizzare un film ambientato nel presente che però contenesse al suo interno alcuni flashback, per i quali avremmo impiegato le scene già girate dal Grande caldo. Il progetto non va in porto: non riusciamo a finirlo, litighiamo fra di noi e a forza di parlarne capiamo che, in realtà, il film esiste già. Decidiamo di rimontare tutto il film e di ridurre la durata; esce finalmente nel 2022 al Monk, autodistribuito e autoprodotto. Da quel momento lo abbiamo portato in giro per l’Italia, abbiamo raggiunto una trentina di proiezioni».

“Il grande caldo” (Credits: Sophie-Catherine Gallet)

Avete notato qualche differenza, nella ricezione da parte del pubblico, tra la prima e la seconda uscita cinematografica del film?

Daniele Tinti: «La ricezione è andata bene, anche se eravamo molto preoccupati per questo aspetto. Ci abbiamo messo così tanto tempo a finire di realizzarlo che sarebbe stato brutto se poi le persone, dopo averlo visto, ci avessero fischiato! Soprattutto il giorno della prima eravamo molto tesi, ma in generale abbiamo notato che i feedback che riceviamo sono positivi. A qualcuno, ovviamente, non è piaciuto, però le persone reagiscono bene, anche agli aspetti che più ci preoccupavano; ci sono alcune battute omofobe e misogine ma si capisce molto bene il contesto. È inutile far finta che nella rappresentazione della vita di alcuni ventenni annoiati non ci siano battute di questo tipo. L’altro timore era che, trattandosi di un film molto legato all’ambiente romano e, in particolare, a certi quartieri specifici di Roma, magari non avrebbe avuto risonanza con il resto d’Italia; fortunatamente questo non è successo ed è stato apprezzato comunque».

Il grande caldo
“Il grande caldo” (Credits: Luigi Caggiano)

Avete realizzato questo film nel 2013, in un anno in cui sono usciti, non so se per coincidenza o meno, non pochi titoli collegati alla noia adolescenziale. Anche se realizzati in contesti completamente diversi (la California non è certo Trastevere), penso ad alcuni film che, in un certo senso, hanno affrontato lo stesso argomento de Il grande caldo, tra i vari mi tornano alla mente “Palo Alto” (Gia Coppola) e “Bling Ring(Sofia Coppola). Da dove nasce l’esigenza di raccontare questo preciso stato d’animo, a quell’altezza di tempo? Pensate ci sia un minimo comun denominatore a tutti questi prodotti audiovisivi?

Dan Bensadoun: «Sì, Bling Ring, per quanto ambientato in un contesto praticamente opposto al nostro, in un mondo molto più grande e glamour, comunque tocca alcuni temi che vengono affrontati anche nel Grande caldo. Credo sia un tema molto universale, quello della noia adolescenziale in particolare e della noia in generale; credo anche sia molto collegato con il periodo di transizione e cambiamento che uno vive nel passaggio dall’adolescenza alla maturità. I protagonisti sono già giovani adulti ma non vogliono ancora esserlo; abbiamo raccontato quell’arco di tempo, a volte scomodo, che va dall’adolescenza all’età adulta e di tutti i disagi connessi a questi periodo specifico. Quell’anno ero riuscito a vedere in anteprima, dopo Cannes, La vita di Adele, che comunque è un film molto diverso dal nostro ma che, a livello estetico ci ha molto influenzati. Dal punto di vista tecnico mi aveva molto colpito e realizzando Il grande caldo, questo è stato sicuramente uno dei riferimenti».

Il grande caldo
“Il grande caldo” (Credits: Luigi Caggiano)

Effettivamente, entrambi i film giocano molto su close-up e inquadrature molto ravvicinate sui volti dei personaggi protagonisti.

Newman: «Sull’aspetto dei close-up, Dan al tempo parlava molto anche di Cassavetes, oltre che una tecnica legata proprio a una questione pratica. Avevamo da girare molte scene di persone che parlano al bar e avevamo la necessità tecnica di farle in un solo take: avevamo una macchina da presa sola, anche se si parlava di girare con due macchina».

Il grande caldo
“Il grande caldo”

Bensadoun: «Sì, al tempo ero molto contrario a realizzare le riprese con due macchine, ma ora, a posteriori, credo che sarebbe stato meglio, avremmo sicuramente guadagnato del tempo! Con i tempi e le competenze che avevamo era difficile fare qualcosa che contenesse troppo inquadrature; ne abbiamo realizzate molte in camera fissa, oppure, con uno stile più documentario che riprende i personaggi molto da vicino. Inizialmente il montaggio era molto più lungo, rispetto alla durata finale che abbiamo deciso di mantenere. Luigi ha realizzato il montaggio e, trattandosi di un film lento in cui non succede molto, è riuscito a renderlo molto vivace. Durante il secondo processo di montaggio abbiamo deciso di suddividere il racconto in vari capitoli e abbiamo preso questa idea da Il raggio verde di Éric Rohmer. Questo ha permesso al montaggio di dare un po’ più di ritmo alla storia».

Il grande caldo
“Il grande caldo”

Newman: «C’è un po’ un’ossessione sull’aspetto e sulla fisicità dei nostri amici, che abbiamo reso attraverso questi ingrandimenti».

Bensadoun: «Raccontando una storia estiva, immersa nella noia, alla fine, ci siamo ritrovati a raccontare un “vuoto”, quindi abbiamo inquadrato le persone e le abbiamo lasciate agire. Le scene che più mi sono rimaste impresse sono anche quelle più naturali, come la scena della colazione o quella in cui i personaggi dormono: sono scene che non hanno un ruolo specifico e una funzione particolare nella narrazione, ma mostrano le persone svolgere azioni quotidiane».


Il grande caldo è stato acquisito da UCCA ed è disponibile nel catalogo insieme ad altri titoli. Se vuoi recuperare il film (e dovresti farlo), contatta il tuo circolo ARCI di zona (di fiducia): c’è la possibilità che possa essere proiettato.

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