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Di che cosa parliamo, quando parliamo di “All of Us Strangers” di Andrew Haigh? Abbiamo provato a mettere insieme, in questa sorta di tavola rotonda, pensieri, parole, opere, omissioni e tutto quello che ci è passato per la testa durante (e dopo) la visione del film. Prendete sul serio queste nostre parole, ma con moderazione.

Paul Mescal e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

francesca

All Of Us Strangers, uno dei titoli più attesi di questo 2023, è stato presentato in anteprima italiana alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella Città. Tratto liberamente da Strangers, romanzo del 1987 dello scrittore e sceneggiatore giapponese Taichi Yamada, il quinto lungometraggio firmato Andrew Haigh è un’opera che cerca di destreggiarsi tra i toni del melodramma e del fantasy più struggente, alla ricerca costante di un perfetto equilibrio, non sempre riuscito, tra le parti.

Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

La storia è quella di Adam (Andrew Scott), uno scrittore di sceneggiature per il grande schermo che ha quasi del tutto perso i contatti col mondo esterno. Dietro questo suo categorico rifiuto di qualsiasi forma di interazione con il mondo reale, c’è un grande dolore con cui, ormai da anni, il protagonista non riesce a convivere, quello della morte dei suoi genitori (Jamie Bell e Claire Foy), e che lo ha di conseguenza portato a sprofondare in uno stato di totale apatia. Niente amici, niente famiglia, Adam non ha più nessuno: le uniche interazioni che si concede sono con i fantasmi del suo passato. Il protagonista si ritrova, quindi, a essere ormai del tutto estraneo al mondo e alla vita, condizione in cui imperversa anche l’unico altro inquilino di questo angosciante e ultramoderno palazzo londinese, Harry (Paul Mescal), misteriosa incarnazione di malinconia e seduzione.

Paul Mescal in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

I due si incontrano e si riconoscono negli stessi sentimenti di solitudine, rifiuto, paura e apatia in cui si sentono intrappolati da ormai troppo tempo. Ma per poter ricominciare a vivere per davvero e concedersi il diritto all’amore, Adam deve prima affrontare i fantasmi del suo passato: ecco che la scrittura di una nuova sceneggiatura diventa per lui un tentativo di esorcismo di quel dolore che da tanti anni lo attanaglia ma che, in fondo, è sempre stato il suo unico e fedele compagno. Il protagonista si ritrova, così, catapultato in un piccolo sobborgo inglese fuori Londra nel 1987, il fatidico anno che ha cambiato per sempre il destino della sua famiglia. In quanto spettatori, siamo testimoni del viaggio – frutto della mente del protagonista – che porta Adam ad interfacciarsi con i suoi genitori: due generazioni e due visioni del mondo agli antipodi, finalmente parti di un confronto che offre ai nostri personaggi l’occasione di poter riparare a vecchie incomprensioni e rimorsi e di riscoprirsi fondamentalmente gli stessi grazie al potere di un immutato amore reciproco. Ma il rischio per Adam di essere inghiottito dal vortice delle sue stesse emozioni e di restare bloccato nel passato, questa volta senza ombra di risoluzione, si fa sempre più tangibile. 

Paul Mescal in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

Il regista inglese costruisce una storia costantemente sospesa tra l’opprimente minaccia del passato e la speranza di un nuovo futuro, eppure l’impressione che ne emerge è di una dimensione atemporale. Lo scenario prefiguratoci fin dalle prime sequenze è di una Londra cupa e alienante, molto simile all’Unreal City di T. S. Eliot, e il palazzo desolato è metafora della condizione di solitudine e di estraneità tanto cara ai nostri personaggi. Ai poli opposti, il sobborgo di provincia idealizzato e che vediamo attraverso la lente dei ricordi di Adam appare, agli occhi dello spettatore, intriso d’amore e dolcezza, ma pur sempre intangibile, ostacolo che non ci consente di entrare a pieno in empatia con i nostri personaggi. Il risultato che ne emerge è un’alternanza, non sempre sapientemente riuscita, tra le due storylines, la storia d’amore con Harry e il ritorno nel passato e il conseguente confronto con genitori, con il netto prevalere di quest’ultima. Il rischio per lo spettatore è di rimanere aggrovigliato, tanto quanto Adam, nella confusa – ed irrisoluta – rete narrativa di cui, forse, lo stesso regista si è ritrovato vittima. 

Paul Mescal e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

In un mondo fatto di crepe e non detti, All Of Us Strangers è la storia di destini incrociati, di ricordi e dolori sospesi nel tempo, di un amore così forte da opprimere e di estranei che si riconoscono nella propria solitudine. Nelle sale italiane il film, distribuito da Searchlight Pictures col titolo Estranei, è atteso per il 2024.

virginia

Sono corsa al cinema non tanto abbagliata dai grandi nomi dei protagonisti di All of Us Strangers – che sì, per il beneficio del pubblico, ricordo essere Andrew Scott e Paul Mescal – ma perchè il film è stato diretto da Andrew Haigh. Il regista britannico torna dietro la macchina da presa dopo ben sei anni, anche se il suo penultimo film, Lean on Pete (2017), per quanto riuscito, non si avvicina neanche lontanamente ai precedenti Weekend (2011) e 45 Years (2011). Seguo Haigh, regista non così prolifico ma molto misurato e cauto, dai tempi della serie televisiva Looking, cioè quella che possiamo definire tranquillamente il miglior prodotto audiovisivo degli ultimi vent’anni. Se sono ancora nervosa perchè HBO ha deciso di interrompere la serie dopo due stagioni, concedendogli un contentino-film-spin-off per continuare a finanziare e produrre Girls di Lena Dunham nel frattempo? Potete contarci, ma questo è un discorso che merita un approfondimento a parte. Sì, sono una fan di Haigh e sì, sono rimasta delusa da All of Us Strangers, perchè di questo regista, per come l’ho conosciuto in passato, ci ho visto ben poco.

All of Us Strangers
Paul Mescal e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

Haigh ripropone una storia che ha molti tratti in comune con le precedenti che ha portato sul grande schermo. Per essere precisi, sul piccolo schermo, dato che il senso di solitudine in una grande città, il tema dell’incontro casuale e di una casa che, alla fine, non è una vera e propria dimora sono tutti temi che accomunano il film a Looking. All of Us Strangers vuole essere un racconto senza tempo di alcuni profondi sentimenti e sensazioni che attanagliano l’uomo moderno; muovendosi in un terreno pericoloso che va dall’elaborazione del lutto alla ricerca di un nuovo posto nel mondo, accompagnata da un innamoramento tanto rapido quanto passeggero, prova a essere tutte queste cose senza, però, mai riuscirci fino in fondo. Non siamo davanti a un film d’amore – per quanto l’amore sia una componente fondamentale della storia, in tutte le sue sfaccettature – e non siamo davanti a un film sulla famiglia; tutto è accompagnato da un velo di profonda malinconia ed è questa, più che una narrazione vera e propria, a essere la guida del film e ciò che muove gli intenti del personaggio protagonista.

All of Us Strangers
Paul Mescal e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

Per quanto il regista nel corso delle ultime settimane abbia sottolineato la forte chimica tra Scott e Mescal, di questa, sullo schermo, vediamo ben poco. Il personaggio di Harry, interpretato da Paul Mescal, compare sporadicamente e viene da chiedersi se sia, alla fine, una presenza così determinante nella vita di Adam come la storia sembra suggerire. Dal punto di vista tecnico e visivo, la fotografia, curata da Jamie D. Ramsay, verte costantemente su tonalità del rosa e del giallo e contribuisce a creare un’atmosfera sognante che accompagna gli stati d’animo del protagonista: quando Adam e Harry si incontrano per la prima volta e scatta la scintilla tra i due, il cielo di Londra è inspiegabilmente abbagliato dalla luce del sole; quando Adam, invece, prende progressivamente coscienza della situazione disperata in cui si trova, il suo appartamento è illuminato con tonalità scure, sul viola e sul bordeaux.

All of Us Strangers
Paul Mescal in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

Sicuramente lo stile registico è pensato bene e conferisce, in un certo senso, una struttura narrativa alle vicende del protagonista Adam: allo stesso modo in cui il personaggio riporta alla luce certi ricordi, da spettatori osserviamo a dei veri e propri flash sullo schermo; in maniera confusionaria si affastellano nella mente alcuni episodi del suo passato, proprio come sfumati sono i contorni delle figure e dei luoghi che vediamo. Un prologo un po’ troppo lungo dal punto di vista cronologico e volutamente fuorviante – la prima volta che si vede comparire sullo schermo quello che scopriremo essere il fantasma del padre (interpretato da Jamie Bell) sembra essere un possibile interesse erotico di Adam – forse rallenta il ritmo di un film già di per sé troppo prolisso e lo stesso discorso si potrebbe applicare per il modo in cui si risolve la storia in chiusura della pellicola. Andrew Scott domina la scena per tutta la durata del film, così come Claire Foy, nei panni della madre, non sbaglia una battuta, certo è accostare per quasi due ore costanti suggestioni, sogni, lampi e ricordi forse è chiedere troppo a un pubblico non così abituato al cinema sperimentale.

All of Us Strangers
Claire Foy e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

giulia

Poche persone sanno riportare il sentimento di una malinconia divagante come lo sanno fare Paul Mescal e Andrew Scott. Ammetto che se penso a Scott, la prime cose che mi vengono in mente sono i suoi iconici personaggi nelle altrettanto iconiche serie televisive Sherlock e Fleabag. C’è una frase in particolare, detta dall’attore, che risuona dentro di me da quando ho guardato la serie di Phoebe Waller-Bridge“it’ll pass”. Durante la mia visione dell’ultimo film di Andrew Haigh ho capito come certi dolori, invece, non passeranno mai. 

Paul Mescal e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

All of us Strangers è un film carico di emozioni, memorie, sogni e rimpianti. Per tutta la sua durata ci troviamo di fronte a un alternarsi di realtà e immaginazione, segnato da confini decisamente fin troppo sfocati. Capisco l’intenzione del regista di utilizzare uno stile sperimentale, con il fine evocare le sfaccettature della sfera emozionale del protagonista Adam (Andrew Scott), tuttavia l’eccessiva presenza dell’onirico confonde lo spettatore, che si ritrova in una posizione estranea, non capace di empatizzare. Poco chiara è a mio avviso anche la figura di Henry (Paul Mescal), all’apparenza unica nota positiva nella vita solitaria di Adam, che però rimane sempre ambigua. Chi ha familiarità con il lavoro di Mescal non avrà problemi a notare quel velo di vulnerabilità negli occhi che solo lui sa mostrare con tanta bravura, cogliendo così il suggerimento che forse sono presenti crepe nascoste nella loro relazione, divenuta così intensa in così poco tempo. 

Claire Foy e Andrew Scott in “All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

Questo non vuol dire che non abbia trovato commoventi le performance dei due protagonisti, accompagnate anche da quelle dei genitori di Adam (Jamie Bell e Claire Foy). Eppure, la maestria degli attori non è abbastanza, specialmente arrivando sul finale, quando il carico emotivo crescente che Haigh fa gravare sullo spettatore per l’intera durata si estingue senza risoluzione, lasciandoti vuoto – ma non nel modo in cui lui avrebbe voluto. Che Adam sia un uomo terribilmente solo è un fatto dichiarato sin dall’incipit del film, dove capiamo che stiamo entrando nella vita di uno scrittore di sceneggiature che fatica a trovare le parole. Vuole parlare della sua vita, ma la verità è che la realtà è troppo dolorosa per essere analizzata consciamente. Ecco che si aprono quindi una serie di lunghe parentesi dove l’immaginario dell’uomo prende il sopravvento sulla realtà. Solitamente sono fan dei prodotti che giocano molto sull’impatto dell’interiorità del singolo nella vita “vera”, a questo giro invece ho faticato nel trarre le conclusioni di tale scelta, seppur abbia trovato intelligente l’utilizzo di questo strumento per mostrare il tema della differenza generazionale. Adam nei suoi sogni riesce a fare coming out con i genitori, rivela loro di essere stato vittima di bullismo e finalmente si mostra vulnerabile: la più autentica versione di sé stesso. 

“All of Us Strangers” di Andrew Haigh (© 2023 Searchlight Pictures)

Tuttavia, questa speranza che Haigh ci lascia alla fine del film non soddisfa. Adam sarà forse riuscito a trovare una sorta di equilibrio nella sua esistenza – scendendo a patti con la realtà nello scoprire che lui non è mai stato l’unico sulla Terra a sentirsi solo e perso – ma questa aspettativa di un futuro più roseo è effimera, tanto che neppure le note di The Power of Love di Céline Dion sui titoli di coda riescono a farti cambiare idea. 

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