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di emma

“A History Of The World According To Getty Images” e “No Star (Ninguna Estrella)” sono due dei cortometraggi presentati all’interno del concorso ufficiale della XVI edizione di Archivio Apertofestival dedicato al found footage e al riuso di pellicole d’archivio

A History Of The World According To Getty Images” di Richard Misek (Credits: Archivio Aperto)

A History Of The World According To Getty Images” (2022) di Richard Misek

Filmmaker, scrittore e professore, Richard Misek è una sorta di celebrità nel mondo (relativamente piccolo) del video-saggio accademico. In effetti, la sua produzione ha avuto un impatto non indifferente su ciò che oggi consideriamo tale. I suoi lavori, muovendosi dal documentario alla video-arte in VR, si propongono di analizzare alcuni aspetti specifici del filmico o alcune caratteristiche all’interno della produzione di particolari autori: uno dei più celebri è The Black Screen, in cui Misek analizza il ruolo avuto dello schermo nero all’interno della storia del cinema – mescolando analisi accademica e esperienza narrata in prima persona. All’interno di un festival come Archivio Aperto, il cui concorso consta esclusivamente di opere che si propongono il recupero e il riuso di immagini già esistenti, le diverse visioni stimolano nello spettatore una discussione intertestuale sul ruolo degli archivi nella nostra società. A History of the World According To Getty Images si colloca proprio al centro di questo discorso: è al contempo un prodotto audiovisuale e un atto politico. 

A History Of The World According To Getty Images” di Richard Misek (Credits: Archivio Aperto)

I primi minuti del cortometraggio sono composti da una lunga sequenza di immagini d’archivio ritraenti una serie di eventi – più o meno noti – della storia passata, accomunate tra loro dalla presenza del watermark di Getty Images. Successivamente Misek mostra allo spettatore il costo di licenza in caso di inclusione di tutte le immagini appena mostrate all’interno di diversi prodotti audiovisuali, il quale arriverebbe addirittura a 160.000$ in caso di un lungometraggio. Tramite A History Of The World According To Getty Images Misek mette in discussione il ruolo degli archivi privati (ovvero a pagamento) che contengono immagini di dominio pubblico. In particolare, il regista sottolinea la fondamentale distinzione tra pubblico utilizzo e pubblico dominio: difatti, parecchie immagini nascoste dietro il paywall di Getty sarebbero in realtà di dominio pubblico, dal momento che il diritto d’autore è scaduto o, in alcuni casi, è proprio inesistente. Tuttavia, la maggior parte di questi filmati – che rappresentano anche documenti storici fondamentali – non sono mai effettivamente diventate di pubblico utilizzo. 

Archivio Aperto
A History Of The World According To Getty Images” di Richard Misek (Credits: Archivio Aperto)

Ciò che fa Getty Images non è illegale, semplicemente approfitta della mancanza di un organo che tuteli, diffonda e renda fruibili le immagini per il pubblico. Misek denuncia l’intento degli archivi come Getty Images nel suo essere solo remunerativo, lontano da qualsiasi interesse classificatorio o di preservazione. Tuttavia, questa denuncia non si ferma ad una dichiarazione esplicita in voice over, ma si sviluppa anche sul vero e proprio livello testuale: il resto del film si compone di sette filmati da lui selezionati e riportati per intero, senza nessun tipo di modifica o taglio. L’intero cortometraggio è poi reso disponibile e scaricabile dal sito www.ahistoryoftheworldaccordingtogettyimages.com con una licenza Creative Commons. Forma e contenuto quindi si completano: collocandole all’interno di un proprio video-saggio, Misek ha effettivamente “liberato” quel gruppo di immagini dai paywall.

“No Star” (2022) di Tana Gilbert

Tana Gilbert è una regista e documentarista cilena il cui lungometraggio d’esordio, Malqueridas, ha vinto la Settimana Internazionale della Critica all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Malqueridas racconta l’esperienza della maternità per le detenute nelle carceri femminili cilene ed è interamente composto da immagini girate clandestinamente con il cellulare dalle stesse protagoniste. La forza di quelle immagini è dirompente – aumentata anche dal fatto che Gilbert ha espressamente deciso di sviluppare i filmati digitali su pellicola in modo da potergli dare uno spazio fisico vero e proprio, per poi ridigitalizzarli successivamente. No Star è il cortometraggio immediatamente precedente, e costituisce un’elaborazione differente sullo stesso tema di Malqueridas. 

Archivio Aperto
No Star” (2022) di Tana Gilbert (Credits: Archivio Aperto)

La prospettiva di No Star è nettamente più personale – del resto, la maternità di cui parla è proprio quella della regista. L’archivio filmico che funge da punto di partenza per Tana Gilbert è di proprietà di sua suocera, Cecilia: le prime immagini che vediamo sono infatti quelle di Bastian, figlio di Cecilia e futuro marito di Tana. Si tratta di filmati effettuati da Cecilia nell’arco di diversi anni, con protagonisti quasi sempre i figli. La presenza di Gilbert nel film non viene da un voice-over ma dalle parole sullo schermo che raccontano in prima persona le sue esperienze e sensazioni – le identità di Tana e Cecilia si sovrappongono, Bastian è al contempo figlio e marito per entrambe: nonostante il loro legame non sia di sangue ciò non lo rende meno indissolubile.

Archivio Aperto
No Star” (2022) di Tana Gilbert (Credits: Archivio Aperto)

Ma ciò che le unisce, al di là del vincolo familiare, è l’impossibilità di nascondere il proprio malessere legato alla maternità. L’operazione fatta dalla regista sull’archivio riesce a rivelare la funzione specifica nascosta al suo interno: contiene infatti immagini permeate da una forte assenza, ovvero quella del padre di Bastian. Cecilia, quindi, riprende e registra sì per ricordare e preservare filmati dei propri figli, ma soprattutto lo fa con uno scopo dichiaratamente manipolatorio – la videocamera diventa uno stand-in per gli occhi del padre. Cecilia chiede ai propri figli di farsi vedere, di salutare, reiterando più volte la sua assenza nel dialogo con loro. I suoi sentimenti verso i figli si dimostrano ambivalenti anche a causa del rancore portato al marito, che, cercando di giustificarsi, dice di essere talmente poco presente da non potersi permettere di sgridarli. Cecilia si ritrova quindi costretta a gestire il proprio malcontento completamente da sola. 

Archivio Aperto
No Star” (2022) di Tana Gilbert (Credits: Archivio Aperto)

La rabbia, la depressione post-partum, la costrizione data dal portare avanti una maternità in completa solitudine: No Star Malqueridas si parlano. Gilbert riesce a legittimare questi sentimenti e a valorizzarli tramite l’immagine: non a caso, Cecilia smette di registrare immagini più o meno nello stesso momento cronologico in cui Tana entra a far parte della sua famiglia – un po’ come se toccasse alla seconda finire il percorso. 

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