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di virginia

La mia generazione si ricorderà, con ogni probabilità, di Alfonso Cuarón come il regista di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Chi, invece, ha frequentato nei primi anni duemila i palinsesti Mediaset, forse avrà presente La piccola principessa. È, però, di un altro film del regista messicano che oggi voglio parlare: Y tu mamá también, uscito nel (non così) lontano 2001. Sebbene il film oggi sia considerato un classico (con tanto di edizione Criterion, che vanta una copertina migliore della locandina), non fu così al momento dell’uscita: né in Messico, né in Italia, dove partecipò alla Mostra del cinema di Venezia.

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

La trama di questo film è, apparentemente, molto semplice: i due migliori amici Julio (Gael García Bernal) e Tenoch (Diego Luna), dopo aver salutato le rispettive fidanzate, partite alla volta dell’Europa per il loro viaggio di maturità, conoscono Luisa (Maribel Verdú), una donna spagnola di cui entrambi si invaghiscono. Quasi come se fosse una sfida, provano a convincerla a fare un giro in macchina dei posti meno turistici del Messico; se, in un primo momento, vista la giovane età dei protagonisti, la donna esita, i due riusciranno a convincerla e ha così inizio un roadtrip che tocca varie realtà, villaggi e spiagge del Paese del Centroamerica. Sulla trama e su quanto, in realtà, sia limitante classificare il film di Cuarón come un semplice roadmovie ritorneremo in un secondo momento, prima soffermiamoci ad analizzare il contesto da cui la pellicola è emersa.

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Siamo nel 2001 e Y tu mamá también fa parte della selezione ufficiale della 58. Mostra del Cinema di Venezia. All’epoca la direzione artistica venne affidata ad Alberto Barbera – che dal 2011 è tornato a ricoprire l’incarico di direttore artistico del Festival e ancora oggi lo detiene. Presidente di giuria, invece, era Nanni Moretti, nonostante la sua ben nota avversione nei confronti della principale rassegna cinematografica italiana, che, al contrario di quella francese, non gli ha mai permesso di portarsi a casa uno dei principali premi.

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Il fatto che Y tu mamá también abbia vinto due importanti premi alla Mostra del Cinema di Venezia (per la miglior sceneggiatura, assegnato ad Alfonso e Carlos Cuarón e il premio Mastroianni per i migliori attori esordienti, assegnato a Gael García Bernal e Diego Luna) non ha decretato un grande successo del film nella Penisola. L’accoglienza riservata al film in Italia da parte della stampa, per quanto è possibile recuperare dagli archivi delle principali testate giornalistiche, non sembra essere stata delle più favorevoli. «Il corriere della sera» definiva il film “un vero gioiellino”, frase riproposta come tagline della locandina, al momento dell’uscita in sala di Y tu mamá también, mentre «La repubblica», invece, in un articolo del 25 novembre 2001, con la firma storica del critico cinematografico Roberto Nepoti, se non arrivava del tutto a stroncare il film di Cuarón, comunque non ne dava un parere positivo. Eccone un estratto:

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

«Per cento minuti la semplice storia, troppo spesso commentata da un voiceover che “fa” nostalgia del bel tempo andato, si presenta come una parabola allegramente amorale, basata sul principio che tanto più ci si dà agli altri, tanto meglio è. Nell’epilogo, però, emerge la vena moralistica di Cuarón, il quale crede bene di rivelarci che Luisa era affetta da un male incurabile e che tutti, prima o dopo, sono destinati a perdersi di vista.»

La lettura semplicistica ai limiti dell’inverosimile che dà Nepoti della pellicola non è indice della ricezione della pellicola in Italia: Y tu mamá también non è stato odiato o disprezzato, è semplicemente passato in sordina. La situazione italiana, tuttavia, non aiuta a capire la portata che il film ebbe in Messico, al momento dell’uscita in sala.

"Y tu mamá también" di Alfonso Cuarón
“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Quando Y tu mamá también approda al Lido di Venezia, il film era già uscito nelle sale messicane, precisamente tre mesi prima, a giugno. Paul Julian Smith, professore universitario e critico cinematografico, specializzato in cinema ispanico, nella monografia dedicata alla pellicola raccoglie alcune tra le più significative reazioni della stampa messicana all’uscita del film. A titolo d’esempio, citeremo un estratto[1] dall’articolo di Leonardo García Tsao, uno dei principali giornalisti di cinema del Messico, redattore per «La Jornada», quotidiano allineato con la fazione di sinistra del Paese, spesso critico nei confrtonti delle azioni economiche e politiche che gli Stati Uniti muovono sul suolo nazionale:

«Non ha senso che ci sia la premessa di un viaggio iniziatico in un road movie, quando questo si configura come una versione chilanga[2] di Beavis and Butthead, mescolata a nozioni di sociologia spicciola (Tenoch, ovviamente, è il figlio di un funzionario corrotto) e a una fantasia sessista del calibro delle lettere dei lettori di Penthouse.»[3]

"Y tu mamá también" di Alfonso Cuarón
“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

García Tsao decide di notare un aspetto molto presente nella pellicola, e cioè la componente sessuale, ma di ignorare praticamente tutto il resto: nonostante Cuarón porti avanti su più livelli una precisa critica alle politiche economiche che il Messico ha deciso di varare, sempre a scapito della parte di popolazione meno abbiente, tutta questa componente viene liquidata dal critico come “sociologia spicciola”. Probabilmente, nella rappresentazione della società messicana, deve esserci stato qualcosa che ha turbato più nel profondo una larga fetta di stampa nazionale. 

"Y tu mamá también" di Alfonso Cuarón
“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Come già accennato, la storia si incentra sui due migliori amici Julio Zapata e Tenoch Iturbide. Le vicende prendono vita a inizio estate, quando i due salutano le loro rispettive ragazze in partenza per l’Europa. I tre mesi che separano la fine delle scuole superiori dall’inizio dell’università si prospettano come un periodo sospeso, in cui i due prevedono di galleggiare – metaforicamente e non, visto che trascorrono le giornate alla piscina del country club in cui è membro il padre di Tenoch, ricco funzionario statale. Questi sono i piani, almeno finchè non incontrano, al matrimonio della sorella di Tenoch, la moglie del cugino di quest’ultimo, una donna spagnola di nome Luisa Cortés. Nonostante la donna sia molto più grande di loro, i due adolescenti sperano comunque, in un modo o nell’altro, di riuscire a conquistarla: parte quindi una sfida primordiale – e possiamo dire dai connotati fortemente sessisti e machisti – per vedere chi avrà la meglio sulla españolita, così la definiscono.

"Y tu mamá también" di Alfonso Cuarón
“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Nel corso del viaggio che i tre intraprendono, dove ogni tappa rappresenta uno spunto per portare avanti una critica nei confronti del Messico contemporaneo, l’equilibrio tra i due amici di vecchia data piano piano inizia a sgretolarsi. Emergono i loro diversi punti di vista sulla vita, prodotti dagli ambienti diametralmente opposti in cui sono nati e cresciuti: mentre Julio fa parte della bassa borghesia, vive in un piccolo appartamento nella caotica capitale e sua madre lavora come segretaria all’interno di una multinazionale (da queste poche informazioni fornite dal voice over, con la voce narrante di Daniel Giménez Cacho, Cuarón si pone in posizione polemica con l’ingresso prepotente delle multinazionali statunitensi nel Paese), Tenoch è, invece, figlio di un alto funzionario statale, amico nientedimeno che del Presidente del Messico e vive in una lussuosa villa con giardino, lontano dal trambusto delle strade di Città del Messico. A contribuire al precario equilibro di questa amicizia troviamo anche la figura di Luisa, la quale, desiderata da entrambi, costituisce di conseguenza un ulteriore motivo di rivalità e gelosia tra i due. 

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Mano a mano che il viaggio procede e i tre si allontanano dallo sguardo della capitale, dagli occhi “riformati”, in qualche modo, da una società filostatunitense, intrisa di machismo e che sostiene ancora valori antiquati e patriarcali che pongono il “maschio” in una posizione di superiorità rispetto alla “femmina”, scopriamo che Julio e Tenoch hanno a lungo nascosto dietro alla facciata dell’amicizia sentimenti più profondi, a lungo repressi. Luisa, che da personaggio esterno alle dinamiche tra i due, in quanto donna e in quanto spagnola, svolge la parte dello spettatore all’interno della storia, capisce molto prima dei due stessi protagonisti la situazione che stanno vivendo: durante un litigio esclama «Tipici uomini! Litigate e marcate il territorio come cani quando, in realtà, l’unica cosa che volete fare è scopare tra di voi!».

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Nella tappa conclusiva di questo viaggio, su una spiaggia paradisiaca che porta un nome altrettanto favolistico, Boca del cielo, cioè, Bocca del cielo, i due protagonisti, tolto ogni freno inibitorio dato dal contesto sociale e dalle convinzioni comuni, in qualche modo regredendo a uno stato di natura “più puro” e candido, si abbandoneranno a una notte d’amore, da cui Luisa sapientemente sparisce. Al mattino dopo, il tangibile imbarazzo tra Julio e Tenoch porta a incolpare l’alcool per la nottata trascorsa e subito a reprimere nuovamente i loro sentimenti, giudicati implicitamente sbagliati e corrotti. Il narratore ci informa che, dopo aver fatto rientro a Città del Messico, dove il viaggio era partito ed essersi ritrovati, a fine estate, casualmente in città i due non si incontreranno mai più.

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

Cuarón, quindi, nella pellicola scritta insieme al fratello, rappresenta un Messico ancora molto retrogrado e che fatica a stare al passo, almeno dal punto di vista economico, con i paesi più sviluppati. Vediamo un Paese dilaniato da contraddizioni e dove ancora rimangono saldi valori patriarcali bigotti, che portano i due protagonisti a vivere una vita nell’ombra, senza possibilità di riscatto. Riassumendo, quindi, possiamo dire che la componente che più fece arrabbiare il pubblico e la critica messicana, fu proprio il modo in cui il regista guardava al proprio Paese: da una parte ancora con grande amore e nostalgia – e lo si vede attraverso tutti i luoghi che i tre visitano, quello che viene definito il Messico più profondo – ma dall’altra, anche con grande spirito critico e talvolta polemico per le scelte operate dal governo dell’epoca.

“Y tu mamá también” di Alfonso Cuarón (Credits: IMDb)

[1] Paul Julian Smith in Y tu mamá también, BFI Film Classics, Londra, 2022.

[2] Con il termine chilango si fa riferimento a chi è nato a cresciuto a Città del Messico. Per non dover spiegare il termine, che ho lasciato inalterato per amore della ricerca filologica, possiamo semplicemente trasformarlo in “messicano”.

[3] Leonardo García Tsao in Solo con tu pajero, «La Jornada», 22 giugno 2001.

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