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di costanza

Chiara, in sala dal 7 dicembre, è il terzo titolo di una trilogia involontaria ad opera di Susanna Nicchiarelli. Il film segue Miss Marx (2020) e Nico 1988 (2017), l’uno in concorso ufficiale alla 77^ Mostra del Cinema di Venezia e l’altro vincitore di Orizzonti 74. Quest’ultimo film, presentato in concorso ufficiale a Venezia 79, si inserisce nella scia dei precedenti innanzitutto per un lavoro quasi storiografico della regista, che si è mossa a ritroso nella storia: con un primo film immerso negli anni ottanta, il secondo nell’ottocento e ora, addirittura, nel Medioevo. A legare i lavori è però, soprattutto, il nucleo delle storie delle tre protagoniste: donne che si scontrano con la complessità di quello che vogliono essere, in spazi e tempi diversi. Stando alle sue stesse dichiarazioni, Nicchiarelli non vuole creare dei biopic che abbiano la pretesa di raccontare tutto o, ancora peggio, mitizzare le sue protagoniste. Chiara parte dall’idea di collegarsi con la ragazza di vent’anni e non con la santa della tradizione. Anche il titolo allude a questo: Nicchiarelli, infatti, la presenta “solo” come Chiara. 

Margherita Mazzucco in “Chiara” di Susanna Nicchiarelli (Credits: Emanuela Scarpa/Vivo Film/Tarantula)

trama

La storia comincia quando Chiara (Margherita Mazzucco) decide di scappare di casa di notte per raggiungere San Francesco (Andrea Carpenzano), avendo scelto di seguire il suo modello di vita in povertà e in comunione fraterna. Nonostante l’opposizione dei suoi familiari, Chiara lotterà per una comunità di donne che si distacchi dalle suore di clausura e che sia, in tutto e per tutto, come quella dei francescani. Per realizzare il suo progetto si scontrerà con il Papa e con i francescani stessi. 

la dimensione politica della storia

Più che la dimensione spirituale, il film punta a indagare la radicalità delle scelte di Chiara e Francesco in un’ottica politica, in particolare per quanto riguarda l’idea di condurre un’esistenza ai margini di una società ritenuta ingiusta. Chiara segue il sogno di una vita di comunità senza gerarchie e meccanismi di potere: infatti non vuole essere chiamata ‘badessa’ e ha paura dei miracoli che iniziano a verificarsi in sua presenza, perché la allontanano dalla parità che cerca con le altre sorelle. Nicchiarelli riflette sull’impatto che il francescanesimo ha avuto (e può avere) sul pensiero laico, interrogandosi con rispetto sul mistero della trascendenza. 

Uno dei nodi centrali della storia consiste proprio nel fatto che Chiara diventi il tramite per il manifestarsi di Dio attraverso dei miracoli e questo la renda una figura da seguire e ammirare per le altre sorelle, creando una distanza e spingendola nella direzione opposta alla sua idea di comunione e condivisione fraterna. Essere riconosciuta come un’icona è un tema che condivide con Francesco (oltre che con le altre protagoniste dei film della regista), specialmente quando, in punto di morte, lui le rivela il tormento per quello che sarà del suo corpo, probabilmente diviso in pezzi e venduto come reliquia. Tanto per Chiara, quanto per Francesco la regista parla di una figura ‘addomesticata’ che inevitabilmente si è allontanata (già in vita) dai caratteri, le abitudini e le sfaccettature di una persona ‘normale’. Nelle storie religiose è più probabile trovare Francesco che parla agli uccelli, piuttosto che alle persone, quando in realtà la portata del suo messaggio consisteva proprio nel fatto di evangelizzare in italiano volgare e muoversi tra i più poveri. Affascinata dalla portata di una ricerca del genere, per riportare alla luce dei personaggi più quotidiani, ma anche più politici, invece di quelli santificati e religiosi, Susanna Nicchiarelli si è mossa con l’aiuto della storica Chiara Frugoni, studiosa ed esperta delle vite di entrambi.

Margherita Mazzucco in “Chiara” di Susanna Nicchiarelli (Credits: Emanuela Scarpa/Vivo Film/Tarantula)

tornare indietro nel tempo

Una delle prerogative del cinema di Susanna Nicchiarelli sembra essere quella di aprire le storie a delle domande, piuttosto che chiuderle e presentarle al pubblico come risposte. C’è sempre una grande ambizione nei suoi lavori, non solo rispetto al fatto di dover restituire una certa dimensione storica, via via più complessa, man mano che si rivolge a un tempo più lontano; ma più che altro nel costruire una dialettica con il presente. 

In questo caso il lavoro prevedeva di ricollegarsi con una ragazza medievale e provare a capire quale dovesse essere il suo immaginario, per avvicinarsi a come vedeva e interpretava il mondo. Chiara parla al nostro presente proprio grazie al fatto di essere una ragazza e percepire il mondo in quanto tale. Il film riflette nelle inquadrature una visione molto concreta e terrena delle cose, legata alla regola francescana, ma include anche dei momenti onirici, che riflettano l’immaginazione di lei, il suo proiettarsi e immaginarsi nel mondo, secondo uno stile consolidato per la regista anche nei lavori precedenti. 

Chiara di Susanna Nicchiarelli
Margherita Mazzucco in “Chiara” di Susanna Nicchiarelli (Credits: Emanuela Scarpa/Vivo Film/Tarantula)

una precisa scelta musicale

Il mezzo più potente del cinema di questa regista per impostare la dialettica con il presente è sicuramente la colonna sonora. Era stata una consuetudine nei lavori precedenti inserire dei brani musicali contemporanei che proiettassero il tempo dello spettatore sul tempo della protagonista; ma in quest’ultimo caso il progetto è stato un po’ diverso. Questa volta è stato scelto un brano contemporaneo solo nella sequenza finale, per il resto del film invece sono state proposte delle canzoni d’amore del tempo, cantate in francese antico dagli attori stessi. Le canzoni non sono state solamente cantate, ma anche ballate, e questo si ricollega a un imput della regista, che sta prendendo via via sempre più forma nel suo cinema.

Nei suoi film le protagoniste ballano sempre. Si scatenano a ritmo di musica, o perchè sono effettivamente delle musiciste che si stanno esibendo (Nico) o perchè questa è Susanna, che come spettatrice ama quando i protagonisti, di un musical in particolare, si alzano in piedi dal nulla per ballare (Miss Marx). Nicchiarelli non ha mai nascosto il suo amore per pellicole come Hair (1979) e Jesus Christ Superstar (1973), che ha spesso citato anche nelle interviste e conferenze stampa dei film precedenti e sembrano essere l’orizzonte verso cui si muove una parte della sua ricerca. In generale il rapporto immagine/musica è alla base della creazione di ognuno dei suoi lavori e spesso ha raccontato di scegliere i brani della colonna sonora come una delle prime cose del processo creativo.  

Chiara di Susanna Nicchiarelli
Andrea Carpenzano e Margherita Mazzucco in “Chiara” di Susanna Nicchiarelli (Credits: Emanuela Scarpa/Vivo Film/Tarantula)

In questo film, a ben vedere, l’uso della colonna sonora si discosta dal passato, ma è in realtà più maturo, più riuscito, in quanto risolutivo di un problema fondamentale di questa storia: come raccontare la vita di una santa, un’icona della cultura cristiana, a una persona del ventunesimo secolo, che a livello ideologico e spirituale condivide con lei ben poco? La musica colma il ‘mistero della fede’, perché non si mostra Chiara che prega, ma Chiara che balla, creando un’immagine molto più vicina a noi. La dimensione cantata restituisce la spiritualità, la solennità della fede del tempo. Il brano finale poi, di Cosmo, potrebbe benissimo essere Il cantico delle creature di San Francesco scritto oggi, anche proprio banalmente nella mera struttura della canzone, ma più nello specifico nella contemplazione intrinseca alle parole del testo. 

‘Chiara’ si inserisce in un gruppo, in un percorso più articolato, e così andrebbe visto. E’ solo l’ultima tessera di una ricerca artistica che Susanna Nicchiarelli sta portando avanti negli ultimi anni. Le sue donne sono indipendenti le une dalle altre, così come lo sono dalla loro epoca e dei loro contemporanei, ma puntano verso un orizzonte comune. Nel caso in cui non la conosceste, è sicuramente una filmografia da recuperare, in quanto voce tra le più acute del panorama italiano del momento. Mentre scrivo, Nico 1988 è disponibile su Rai Play e Chiara esce al cinema il 7 dicembre, fossi in voi non me li perderei.

Chiara di Susanna Nicchiarelli
“Chiara” di Susanna Nicchiarelli (Credits: Emanuela Scarpa/Vivo Film/Tarantula)

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