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di giulia

La battuta “you’ll eat less than you desire and more than you deserve” è cruciale per capire le intenzioni del film The Menu di Mark Mylod, che ci serve un banchetto di sei portate studiate fino all’ultimo dettaglio, condite da un oscuro e malvagio sapore di commedia, satira e terrore. Non so se sia corretto inserire questo film nel genere horror-psicologico che negli ultimi anni ha riscontrato notevole interesse da parte del grande pubblico, ma si tratta sicuramente di un thriller che ha come scopo quello di tenerti con il fiato sospeso: non ci vorrà molto a realizzare come il concetto questo studiato Menu e le sue portate servite ai commensali passino dal pretenzioso al pericoloso. Il cibo qui è un’astrazione, generata per soddisfare un’idea di perfezione che ha poco a che fare con il sostentamento o il piacere e tutto a che fare con la vanità di chi crea il questo osannato cibo e di chi lo consuma avidamente.

Ralph Fiennes and Anya Taylor-Joy in 'the menu' di mark mylod
Ralph Fiennes and Anya Taylor-Joy in “The Menu” (Credits: IMDb)

Il regista Mark Mylod, celebre per il suo lavoro con la serie Succession, ha un occhio acuto per l’assurdità del privilegio estremo. E’ per questo che il tanto ammirato mondo dell’alta cucina è per lui un bersaglio quasi troppo facile: non si tratta tanto di mangiare per i protagonisti del film, quanto di venerare l’ego dello chef, per dimostrare che anche loro stessi, come lui, sono per qualche motivo speciali. L’intimo gruppo di dodici persone rappresenta diversi tipi di ricchezza — vecchi soldi, nuovi soldi, soldi di Hollywood — ma tutti sono uniti dal desiderio di sperimentare il meglio, di avere il meglio. Qui il meglio è portato all’estremo dal pretenzioso Chef Slowik (Ralph Fiennes), la cui idea di cibo è meno legata al piacere e più all’ammirazione. Le sue portate sono preparate e presentate con la massima teatralità e sono accettate con soggezione dalla maggior parte dei commensali.

Ralph Fiennes e Hong Chau in 'The Menu' di Mark Mylod
Ralph Fiennes e Hong Chau in “The Menu” (Credits: IMDb)

Anya Taylor-Joy interpreta Margot, un appuntamento dell’ultimo minuto per il ricco, buongustaio ossessivo Tyler (Nicholas Hoult), che si è assicurato un posto nel ristorante esclusivo di Chef sulla sua isola privata, che risulta già da subito angosciante. A Margot non interessa il tipo di cibo “lussuoso” che lo Slowik serve, anzi, si mostra da subito estremamente critica e non manca di far notare a Tyler come trovi tutto ciò irragionevole, ad esempio le vengono servite macchie di salsa distanziate ad arte su un piatto, presentate come uno sfacciato “piatto di pane senza pane”. Ma per Tyler il lavoro dello chef Slowik è più di una fissazione, è tutto, e di conseguenza la possibilità di guadagnarsi la sua attenzione e il suo interesse è per lui lo scopo finale. I due vengono percepiti come una strana e non equilibrata coppia fin dall’inizio, c’è un insolita tensione tra loro che suggerisce la presenza di segreti in attesa di essere rivelati.

Ralph Fiennes in 'The Menu' di Mark Mylod
Ralph Fiennes in “The Menu” (Credits: IMDb)

Tuttavia i due giovani non sono gli unici ad avere dei segreti. Tra gli altri commensali di questa particolare serata ci sono un star del cinema ormai in decadenza (John Leguizamo) e la sua assistente (Aimee Carrero); tre tecnici pieni di se (Rob Yang, Arturo Castro e Mark St. Cyr); un ricco uomo anziano e sua moglie (Reed Birney e Judith Light); e una prestigiosa critica gastronomica (Janet McTeer) con il suo ossequioso editore (Paul Adelstein). Nonostante il film si soffermi a delineare le caratteristiche di ognuno di questi personaggi, sempre al centro dell’azione rimarrà Chef Slowik, mente del pericoloso “menu” per la serata, progettato per portare alla luce tutti quei segreti e quelle tensioni interne che si fanno percepire nell’aria sin dalla prima scena del film. Prendendo di mira l’estrema ricchezza, unita all’incapacità di agire fuori dalla “bolla” di un mondo ideale, gli sceneggiatori Seth Reiss e Will Tracy si divertono molto a lanciare accuse senza pietà a tutto ciò che questi commensali rappresentano davvero, mentre noi ci divertiamo a vedere i misteri cadere a terra uno ad uno.

'The Menu' di Mark Mylod
I commensali in “The Menu” (Credits: IMDb)

Quanto Chef Slowik sia disposto a spingersi oltre e cosa stia succedendo intorno al personaggio di Margot costituiscono la maggior parte delle complicazioni di questo meticoloso Menu. Margot è certamente l’unica debolezza di Slowik, l’unica pecca nel suo piano perfetto, l’unica incongruenza che fa sì che questo film non sia solo un thriller di vendetta piuttosto cupo e rivolto a bersagli facili: persone ricche, titolate, maleducate e autocompiaciute. Se non ci fosse qualcosa di più sotto la superficie The Menu di Mark Mylod rischierebbe di essere una versione sofisticata di uno dei tanti film pronti a rappresentare le insensate azioni di un folle psicopatico solo per il gusto di realizzare uno scenografico slasher movie.

'The Menu' di Mark Mylod
I commensali in “The Menu” (Credits: IMDb)

Il trattamento personalizzato che ogni ospite riceve all’inizio sembra premuroso, il tipo di coccole che ti aspetti quando paghi un prezzo così alto. Col tempo, però, i piatti appositamente studiati assumono un tono invadente, sinistro e violento, intelligente per lo spettatore ma terrificante per il commensale. Il servizio rimane rigido e preciso, anche se l’atmosfera si fa disordinata. Eppure, come in altri film recenti che mettono sotto accusa l’ultra-ricchezza — basti pensare al vincitore della Palma D’oro di quest’anno, Triangles of SadnessThe Menu di Mark Mylod alla fine non ci dice nulla che non sappiamo già. Diventa a tratti ovvio nel suo messaggio: la ricchezza smisurata corrompe le persone, certo, ma possiamo forse riuscire a vederci qualcosa in più?

'The Menu' di Mark Mylod
“The Menu” (Credits: IMDb)

C’è da dire pero che, in fondo, la preparazione di ciò che accade in questo ristorante follemente costoso sull’isola isolata di Hawthorne è più intrigante del risultato effettivo del messaggio. Le interpretazioni di un grande cast rimangono pungenti, Anya Taylor-Joy and Ralph Finnes insieme tengono alta la tensione dello spettatore, con battute sempre scattanti e talvolta anche molto divertenti. Il disprezzo del film per l’arroganza è diretto e soddisfacente, ma quando altri motivi iniziano a guidare la storia — come la gelosia della caposala Elsa (Hong Chau) nei confronti di Margot o la rabbia dello Chef Slowik per il fatto che i suoi piatti non vengono ricordati con la stessa dedizione con cui vengono realizzati — la storia della vendetta si incrina un po’. Alla fine anche i lavoratori del servizio pubblico ricevono il loro personale Midsommar.

Giulia

Nouvelle Vague, arti visive e ramen istantaneo. Non mi piace parlare di me, ma mi piace parlare di film.

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