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di alessia

Sofia Coppola dà alla luce Priscilla, un film adattato sulle memorie di Elvis and me del 1985 di Priscilla Ann Wagner Beaulieu, attrice statunitense e moglie della star Elvis Presley. Lo fa con una profonda sensibilità, sobria e controllata ma potente, lontana da sensazionalismi e affettazione, riuscendo a restituirci la storia della coppia a partire dalla focalizzazione interna di lei, così come confessato nel libro.

“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

storia e negazione di una relazione

La vicenda inizia dall’incontro di Priscilla quattordicenne con il cantante, di dieci anni più grande di lei, che la avvicina, se ne innamora, convincendone pian piano i genitori la trapianta nella sua lussuosa dimora a Memphis e, infine, la rende sua moglie. Giovanissima, Priscilla ha occhi e cuore solo per lui, lo asseconda e lo segue, volendo anche fuggire da una città che non è la sua patria (si è appena trasferita con i suoi in Germania) e da una casa che non sente appartenerle.

“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

Trova in Elvis la realizzazione di un sogno, quello che quasi tutte abbiamo fatto da ragazzine fantasticando sui nostri idoli. Idoli che, tuttavia, a differenza di Priscilla Presley non abbiamo mai neanche pensato di poter avvicinare. La relazione però è disfunzionale perché squilibrata e si rivela presto per Priscilla una negazione di sé, un compromesso continuo, la conquista di un amore che ha come prezzo l’abnegazione e come mezzo il ricatto morale. La negoziazione, con una perdita in partenza, del proprio posto nel mondo – degli e per gli uomini. Il film è il ritratto di un isolamento, che attraverso un’estetica misurata su pubblico e privato Coppola riesce a rendere magistralmente nell’uso degli spazi, delle presenze attoriali e dei profili dei protagonisti.

verbalizzazione e spazialità

Priscilla è un film di poche parole. I dialoghi non svolgono una funzione diegetica nell’opera cinematografica, non servono a sviluppare la trama. La verbalizzazione è invece un segno – si potrebbe parlare di semiotica del dialogo – è una traccia della messa in relazione dell’io con l’altro. Chi parla, quanto parla e cosa dice: è questo che conta. È spesso Elvis a parlare con Priscilla, a dirle cosa deve fare e cosa non fare, cosa deve vestire, dove andare e quando, se e come essere disponibile, a cosa prestarsi e come essere donna.

Priscilla di Sofia Coppola
“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

La parola svolge qui un importante ruolo perlocutivo, ha un effetto pratico sulla realtà: la pronunciazione di un enunciato da parte di Elvis causa un dovere e un movimento di Priscilla, ma anche uno spostamento di chi è Priscilla per Elvis e di chi è Priscilla per sé stessa. Se la relazione è mediata da un dialogo, qui è un imperativo che si trasforma nell’annullamento della singolarità e della volontà dell’altra. Priscilla è estranea a sé stessa e lo rimarrà fin quando non si riappropria della capacità di fare della sua voce una capacità di comando e di guida per la sua vita: prendere un’iniziativa, la prima è troncata dal marito e l’ultima è portata a termine da una determinazione e da una maturità scagionata.

“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

I dialoghi in Coppola scandiscono le condizioni della relazione e la misura in cui la gestione della propria vita è in dipendenza dell’altro. Il fatto che Priscilla taccia o venga taciuta sui suoi bisogni, le sue volontà (quella di fare sesso, ad esempio), persino sui suoi gusti in materia di abbigliamento, svela quanto la prepotenza maschile e più in generale la condizione di diseguaglianza femminile influenzi la sfera del desiderio.Un elemento non meno importante è l’uso dello spazio scenografico. Mentre la parte di vita di Elvis Presley che lo vedrebbe coinvolto nella sua arte si defila, assistiamo a tre tipologie di spazi: lo spazio di Elvis, lo spazio di Priscilla (detta da lui Silla) e lo spazio di entrambi. Il primo è un luogo privato accogliente pieno di gente che lo acclama o di affetti che si prendono cura di lui, oppure è un luogo pubblico, dove è una personalità affermata, ha una professione invidiabile, un rapporto turbolento ma vitale con gli esterni. Lo spazio di lei è per la maggior parte del tempo un luogo privato e solitario, una camera da letto, un salone, un giardino posteriore.

Priscilla di Sofia Coppola
“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

Il contatto con gli altri è ridotto ai minimi termini, all’essenziale. Ma soprattutto noi potenzialmente possiamo pensare che esso ci sia quando strettamente necessario (il servizio della cuoca, l’incontro con le segretarie dell’ufficio Presley) ma è Coppola a decidere di significarlo con l’immagine di ampi spazi vuoti dove la protagonista è sola a suo agio o è di troppo per altri che vengono ad occuparlo. Elvis è sempre circondato dagli amici, spesso anche quando fa coppia fissa con la moglie, e condivide con loro una libera e disinteressata complicità; Priscilla invece è lontana dalla famiglia e ha grande difficoltà a integrarsi nell’ambiente scolastico, non ha amiche e non parla con nessuno, nonostante la reputazione e la fama del nome a cui è legata.

“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

È così che vediamo da una parte Elvis, socializzato al genere maschile, avere dietro di sé tutto un apparato di supporto e sostentamento, formato da persone, burocrazia e istituzioni, e dall’altra Priscilla, socializzata al genere femminile, illusa per amore dal sistema di organizzazione patriarcale e dal disfunzionamento emotivo del compagno, l’uno che la vuole moglie e madre e l’altro che la attende bella e disponibile; è resa oggetto delle aspettative e delle pretese di lui, la donna del focolare che lo aspetta sveglia perché quello è il suo posto.

Priscilla di Sofia Coppola
“Priscilla” di Sofia Coppola (Credits: A24)

A determinare gli stadi della vita di coppia di Priscilla è il suo taglio di capelli: legati e naturali quando incontra Elvis e se ne innamora perdutamente, neri e laccati quando soddisfa l’immagine che lui le ha riservato, quasi una condizione per restargli accanto, e corti e biondi quando sceglie di divorziare e di prendersi uno spazio tutto per sé, tra attività di intrattenimento, cura della figlia e interesse per nuove compagnie e nuovi amori. Il ritratto di un isolamento quello di Priscilla Presley, dal pubblico e nel privato, di un amore che le ha dato tanto e che le ha tolto troppo, e che Sofia Coppola le ha restituito con leggerezza, dolcezza e acume.

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