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di virginia

Paolo Virzì presenta Siccità, ultima sua opera già presentata fuori concorso alla 79 Mostra d’arte cinematografica internazionale di Venezia, al pubblico del Lucca Film Festival. Viene invitato sul palco da Nicola Borrelli, presidente del Festival, ma non ha bisogno di presentazioni. Prende il microfono e non lo lascia neanche per un secondo. Inizia a parlare e non si fa interrompere da niente o da nessuno, conosce bene Lucca, spiega che la città aveva accolto i suoi nonni da Livorno nel secondo dopoguerra e scherza sulla storica rivalità tra Livorno, sua città natale, e la vicina Pisa: “È una città di persone accoglienti, non come Pisa! Dalla mia famiglia avevo sentito solo racconti affettuosi riguardo la città, ci venivamo a pranzo tutte le domeniche. Qualche volta sono tornato in questa città, per affetto e per diletto, i livornesi hanno sempre guardato a questo posto con invidia e con un pizzico di malizia, prendendo in giro la proverbiale avarizia lucchese.” 

Paolo Virzì presenta Siccità
Paolo Virzì presenta “Siccità” (Credits: Lucca Film Festival)

Ricorda poi, di aver fatto visita a Lucca per motivi lavorativi e non esclude che questo possa ripetersi in futuro: “Ci sono tornato, nel tempo, anche a girare scene del film La pazza gioia e, quando oggi abbiamo visitato la casa del composito Puccini, qualche idea potrebbe essermi venuta, magari trovando l’attore giusto… È una bellissima sensazione quella di essere tra amici, qui, con gente che ama il cinema. Siete una città che vuole bene a sé stessa e si vede dalla meticolosità invidiabile con cui la custodite. Vi ringrazio per l’invito, è per me una grande occasione poter presentare in anteprima il mio nuovo film qui a Lucca.” Al regista livornese viene consegnato il Premio alla carriera da parte del Lucca Film Festival e accetta il riconoscimento con ironia: “Non so quanta strada ho ancora davanti e soprattutto quanti altri film ancora farò, anche perchè ho guardato le filmografie dei cineasti che amo molto: in genere, l’ultimo film è sempre quello più evitabile e quindi vorrei poter smettere prima dell’ultimo! Vorrei solo fare il penultimo, ad un certo punto, e poi smettere.”

Paolo Virzì presenta Siccità
Paolo Virzì presenta “Siccità” (Credits: Lucca Film Festival)

Prosegue, poi, a parlare del suo ultimo film. “Questo che stasera ho il piacere di presentarvi è forse il film più complicato e difficile che ho fatto, oltre che il più ambizioso. Ha avuto bisogno di maggiore fatica, lavoro e sforzo, non solo a livello immaginativo, essendo stato concepito in un periodo particolare della nostra storia recente. A febbraio 2020 ero in partenza per Baratti [località di mare in provincia di Livorno] per girare una commedia e, invece, con una conferenza stampa, l’allora presidente del consiglio, comunicò che saremmo tornati ad abbracciarci in futuro. Ho quindi interrotto quella lavorazione e sono tornato a casa.”

Paolo Virzì presenta Siccità
Paolo Virzì presenta “Siccità” (Credits: Lucca Film Festival)

“Roma era deserta, non so dire se fosse bellissimo o terribile. A casa abbiamo un barboncino, un po’ rognosetto, non mi piace particolarmente, scodinzola ed è molto appiccicoso ma in quel periodo mi ero affezionato molto, era per me il mio unico modo per uscire e lo portavo fuori anche cinque volte al giorno! Ricordo una volta di aver avuto l’audacia di allontanarmi dalla mia strada di poco, abito tra Caracalla e la Piramide e mi sono spinto fino al Circo Massimo, quasi ottocento metri lontano da casa mia. Ero l’unico essere umano in quel posto, è un punto molto aperto e si riesce a vedere il panorama di Roma fino a San Pietro; mentre godevo di questo paesaggio distopico è arrivata con le sirene accese una volante della polizia che ha frenato a secco davanti a me e mi ha rimandato a casa immediatamente! Sono corso subito a casa, quello era il clima che si respirava al tempo.”

“Siccità” di Paolo Virzì (Credits: Vision Distribution)

Virzì non risparmia le preoccupazioni e l’apprensione che rendevano incerto un futuro felice per il mondo del cinema. “Ci domandavamo se mai saremmo tornati al cinema, a fare cinema, quali storie avremmo potuto raccontare. In quei giorni avevo iniziato a partorire la visione di un “dopo” che al momento era difficile immaginare, sempre con il pensiero di come ne saremmo usciti da questa situazione, se effettivamente migliori – come gli slogan motivazionali ripetevano – oppure drasticamente peggiori. Quella visione di un futuro immaginario che abbiamo avuto in quei giorni, chiacchierando con un mio amico scrittore e scienziato, Paolo Giordano, che al tempo stava scrivendo tra gli articoli più utili e interessanti sul tema della pandemia, mentre in televisione ci perdevamo tra i virologi.”

“Siccità” di Paolo Virzì (Credits: Vision Distribution)

“Abbiamo provato ad immaginare Roma attraversata da una striscia sinuosa di sabbia in quello che resta del Tevere, abbiamo immaginato la vita che torna ma alle prese con nuove emergenze, alle prese con una crisi idrica. Avevamo anche la percezione che stava avvenendo qualcosa di importantissimo ma che non era facile raccontare ed eravamo consapevoli delle scorciatoie di cui potevamo disporre: perchè non una bella commedia stile Lockdown all’italiana? Il nostro intento era di realizzare qualcosa di più profondo, una metafora – ma non sarò io a dire che si tratta di questo – pensando un mosaico narrativo di storie. Avevo voglia davvero di riempire le inquadrature di facce, di persone, dopo questo periodo di isolamento, ragionando su che cosa sarebbe rimasto a livello relazionale, dopo tutta questa crisi.”

“Siccità” di Paolo Virzì (Credits: Vision Distribution)

“La pellicola è stata pensata per il grande schermo, girato in Cinemascope con immagini in formato wide che, spero, abbiano un forte impatto non solo sulla nostra retina, ma anche più nel profondo. Abbiamo voluto fare un film sulla fine del mondo e, vi domanderete, com’è possibile che un commediante di Livorno abbia attinto da un tema così grande, così importante, come quello dell’apocalisse? Senz’altro c’è stato un gesto di sfacciataggine da parte mia, anche perchè non ho voluto in nessun modo rinunciare a quel modo di raccontare la tragedia insieme alla farsa, alla commedia. Raccontare l’umano in bilico sempre tra la tragedia e il ridicolo anche in un contesto così minaccioso. Ne è uscito fuori questo film, che è stato complicato da realizzare e da girare, non è vero che sarebbe andato tutto bene, è stato difficile girare in modalità Spallanzani, insieme a dottori e Covid manager sul set. Le comparse erano divise in rapidi e molecolari, per farvi capire! Divisi quindi tra coloro che non potevano avvicinarsi a più di un metro e mezzo e coloro che – pensate – potevano addirittura sfiorarsi! Alle mie spalle non c’erano più produttori e assistenti, come ero abituato a fare, ma dottori.”

“Siccità” di Paolo Virzì (Credits: Vision Distribution)

Il regista racconta, infine, a posteriori ridendoci su, alcuni ostacoli che hanno reso non particolarmente lineare la produzione e la realizzazione del film: “Quando, durante le riprese, sono risultato positivo al Covid, mi sono ritrovato a fare la RAD, la regia a distanza. Alcune scene che vedrete sono state girate mentre ero a casa e davo indicazioni a distanza alla troupe e agli attori. È stata anche una bella esperienza, almeno non ero distratto da altro! Era difficile comunicare con gli attori: attraverso un iPad comunicavo molto bene con la troupe ma non con gli attori, anche perchè spesso eravamo in ambienti senza internet e ogni tanto spariva la linea. Mia figlia era sul set a curare i costumi e mentre ero a casa mi inviò una ripresa esilarante: stavo parlando su uno schermo e la mia faccia era sul monitor ma nessuno mi stava ascoltando, stavo parlando al niente! Le vicissitudini di questo film sono molto più importanti del solito, per tutti i motivi che ho elencato.”

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