Skip to main content

di virginia

La prima conferenza stampa di questo festival di Berlino a cui partecipo è quella di Manodrome di John Trengove. Non ho visto nessun altro film del regista ma questo titolo era in concorso e vanta nel cast Jesse Eisenberg, Odessa Young e Adrien Brody. Quindi ho anche dovuto fare una corsa dalla proiezione alla conferenza. Ne è valsa la pena. Il film si incentra sulle vicende di Ralphie (Jesse Eisenberg), pilota di Uber che fatica ad arrivare a fine mese. Tra un litigio e l’altro con la fidanzata Sal (Odessa Young), finisce per imbattersi nelle classiche compagnie sbagliate, quelle da cui ognuno vorrebbe tenere lontano il proprio figlio, per intendersi. Da qui inizia a cadere in una spirale di crimine e violenza, con o senza redenzione non sto a dirvelo perchè il film ve lo dovete guardare. Non avevo idea di cosa aspettarmi da Manodrome, anche perchè per una settimana a fila mi sono riferita a questo film chiamandolo Videodrome; a posteriori mi rendo conto che l’associazione involontaria del mio cervello (molto) pigro nel distinguere i nomi non era del tutto fuoriluogo. Ci sono alcuni elementi che ricordano il cinema di Cronenberg: oltre al tema dello schermo – televisione e realtà – vediamo anche macchine e un generale senso di pessimismo per la società in cui i protagonisti si muovono. Temi generali? Sì, forse, però i riferimenti sono abbastanza evidenti.

Jesse Eisenberg in “Manodrome” di John Trengove (Credits: Berlinale)

Il tema della mascolinità tossica è, però, l’argomento centrale del film. Il personaggio protagonista si configura come il perfetto esempio di ciò che, la società odierna si aspetta dal comportamento degli uomini e questo finisce per opprimerlo e schiacciarlo. Su dove abbia tirato fuori l’idea per il film, Trengove spiega: «Esistono online communities di uomini che si raggruppano per motivi diversi. Il film è basato principalmente sull’idea di un personaggio che si immerge in un mondo di uomini, camraderie – non riesco a trovare un termine italiano che sia equivalente a questo, non mi sembra il caso di tradurlo con “cameratismo” – e sessualità, insomma, tutti quelli che generalmente vengono considerati i sogni dei maschi. Manodrome proviene da tutte queste idee combinate.»

Manodrome di John Trengove
Adrien Brody in “Manodrome” di John Trengove (Credits: Berlinale)

Insomma, questo film, nel personaggio di Ralphie e dei suoi “amici” riesce ad essere tutto quello che Don’t worry darling prova ad essere con il personaggio che interpretano Chris Pine e Harry Styles ma senza successo. Anzi, fallendo miseramente. L’associazione del protagonista con Andrew Tate non è tardata ad arrivare, ma il regista se ne è dissociato anche con altrettanta rapidità: «Ho avuto notizia di Andrew Tate solo recentemente, credo che l’idea del film lo abbia preceduto. Non avevo intenzione di girare una pellicola sull’internet, anche se molti spunti provenivano, in effetti, da quell’ambiente. Fin dall’inizio della progettazione c’è stato un distacco da quel mondo per creare qualcosa di molto più immaginario. Ho deliberatamente resistito e mi sono opposto a inserire internet nel film, anche se è un grande pozzo di ispirazione. Non ci sono correlazioni con Andrew Tate, grazie al cielo!»

Manodrome di John Trengove
Jesse Eisenberg in “Manodrome” di John Trengove (Credits: Berlinale)

Seguono poi una serie di domande sul perchè gli attori protagonisti abbiano deciso di prendere parte al progetto. La mia risposta preferita è stata quella di Eisenberg. Così, a titolo informativo. Dice Adrien Brody: «John mi ha colpito molto fin dal momento in cui ho visto The Round. C’è qualcosa di molto simile con le tematiche di Manodrome, quello che trasmette con il suo lavoro va oltre l’afferrare i concetti di mascolinità e indaga la nostra società in toto: si sofferma sulla dissociazione, su chi siamo, e come ci determina. Tutti i dubbi collettivi, i traumi del passato e i problemi irrisolti creano una frattura nel modo in cui vediamo il mondo e hanno ripercussioni infinite. Poter raccontare storie in questo modo reale e sentito è un tratto molto unico e distintivo di John. Mettere insieme un cast meraviglioso ha portato una certa profondità e dedizione al progetto; un’altra qualità di John è il suo essere molto ostinato nel trovare la persona giusta per indossare i panni del personaggio che ha in mente. Io e John abbiamo trascorso mesi a progettare il mio personaggio per sviluppare una persona complessa e molto tormentata.»

Manodrome di John Trengove
Jesse Eisenberg e Odessa Young in “Manodrome” di John Trengove (Credits: Berlinale)

Jesse Eisenberg commenta la sceneggiatura: «In quanto americano, leggendo la sceneggiatura di questo personaggio che cade in una spirale di violenza mi sembra ci sia una diretta correlazione con la società in cui vive. Qui siamo in Germania, siamo in un altro paese, le leggi sulle armi e sulla violenza sono molto diverse dagli Stati Uniti, ma facendo io parte di quella cultura americana, quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, mi sembrava un’ovvia conseguenza che il personaggio finisse in questo modo.» 

Quando, invece, gli viene chiesto che cosa stia dietro al comportamento del personaggio che interpreta, Eisenberg risponde spiegando che «Ralphie ha avuto un’infanzia difficile ma il film, come in un fever dream, non disseziona il personaggio in modo freudiano. Non osserviamo la sua infanzia nella prospettiva di cercare di capire il perchè dei suoi comportamenti. Si tratta di un sogno frenetico in cui il personaggio cerca di vivere la propria vita a una velocità molto più alta di quanto, poi, alla fine, riesca. Non credo ci sia una particolare correlazione con il trauma infantile, anche se sicuramente ha avuto delle ripercussioni nel suo modo di pensare e agire.»

Cast di Manodrome <3

La storia pullula di riferimenti evidenti – almeno per me che faccio parte di quella generazione cresciuta con un’ora di IRC nella scuola pubblica, sì, lo so, brividi – al mondo del cattolicesimo. Trengove tiene a precisare: «Non direi, nello specifico, che ci sono riferimenti al mondo cattolico ma, certamente, è una sorta di strano film sul Natale. Credo ci sia una sorta di strana perversione nel portare temi molto bui in un contesto simile. Ci sono, è vero, alcuni rimandi cristologici, come, ad esempio il figlio di Ralph che nasce il giorno di Natale ma il mio interesse era di allontanarmi dal documentario e dalla realtà e avvicinarmi al mondo del mitologico e dell’immaginario. Cerco di stimolare il pubblico a chiedersi che cosa abbiano appena visto sullo schermo, in questo caso non ci possiamo fidare interamente del personaggio e delle decisioni che prende.»

Adrien, Odessa e Jesse <3

Una giornalista spagnola ha avuto la mia stessa pensata sulla correlazione che si potrebbe fare tra Manodrome e la tragedia greca. Cita Pasolini in modo un po’ scoordinato e mi fa pensare ai cinque anni di liceo classico che ho buttato. Devo riconoscere che, comunque, ha fatto un gran collegamento.

Leave a Reply