approfondimento a cura di marco morelli
Dear Ida. I’m writing to you from a time before we were even born. I’ve been sent 250 years back in time, to try to understand the early roots of the disaster.
Siamo nell’anno 2198, e una voce radiofonica comunica alla propria sorella di aver intrapreso un viaggio nel tempo fino al 1952. Dopo numerose interferenze, la trasmissione si interrompe. L’incipit di The Veiled City, opera seconda della regista britannico-colombiana Natalie Cubides-Brady, introduce subito il tema cardine del corto. Il film del 2023, presentato in numerosi festival internazionali tra cui Berlino e Sundance e candidato a miglior cortometraggio agli ultimi European Film Awards, affronta il Grande smog di Londra. Questo disastro ambientale, che avvolse la capitale inglese per diversi giorni con una coltre di smog densa e maleodorante, provocò oltre diecimila vittime accertate e circa centomila persone gravemente malate. Il fenomeno fu causato da un aumento dei livelli di inquinamento, associato a un anticiclone delle Azzorre che innescò un’inversione termica.

Il corto interpreta l’evento con toni fantascientifici, alternando immagini d’archivio e narrazione in tre atti distinti. Nel primo, Meridian Clouds, la voce narrante ripercorre la storia di Londra, soffermandosi sull’Impero coloniale britannico e accusandolo di aver trascurato i danni arrecati. Racconta poi i devastanti effetti iniziali del Grande smog, immaginando le vittime che si lanciavano nel Tamigi e preannunciando alla sorella che, in futuro, anche lei sarebbe stata solo un numero su un necrologio. Il secondo atto, Dome of Ashes, segue la ricerca della voce narrante di una spiegazione alla tragedia. Scendendo nel sottosuolo, individua nell’estrazione mineraria e nella produzione industriale la causa principale. Ricorda come la sorella avesse sempre associato le ciminiere al veleno e a malattie mortali quali tumori, bronchiti e insufficienze respiratorie. Qui emerge chiaramente la critica al sistema capitalistico: l’inquinamento era così grave che i bambini londinesi dovevano essere sottoposti a raggi UV artificiali per evitare il rachitismo.

Nell’atto finale, Horizon, la voce narrante si dichiara persa nello smog, accettando infine che esso sia ormai parte integrante della geografia londinese. Con amarezza, ricorda l’ultimo giorno trascorso con la sorella: entrambe, rassegnate di fronte alla tragedia imminente, si erano consolate rivivendo insieme i momenti felici del passato. The Veiled City presenta una visione fatalista e ineluttabile del futuro, in cui morte e distruzione sembrano inevitabili a causa dello sfruttamento insensato imposto dal sistema capitalistico. Natalie Cubides-Brady affronta il problema alla radice, evocando la persistenza del passato nel presente e nel futuro attraverso un uso alternato di filmati d’archivio e un montaggio sonoro dal sapore quasi fantascientifico. Il tema della persistenza dei fantasmi richiama i primi lavori di Alain Resnais, mentre la struttura investigativa e gli elementi sci-fi in bianco e nero non possono non far pensare al capolavoro di Chris Marker La Jetée, anch’esso permeato da un’atmosfera di morte e rassegnazione.
The Veiled City sarà uno dei cinque cortometraggi presentati al Vuoto Festival, il prossimo 20 dicembre a Pistoia: non perdetevelo.