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di marco

In occasione della sua ottava edizione, il Laterale Film Festival presenta la sezione Extra di cortometraggi, collaterale ai film racchiusi nella selezione ufficiale. La rassegna non competitiva di cinema sperimentale si svolge negli spazi del cinema San Nicola, a Cosenza, dal 29 al 31 agosto.

«shrine» di robert todd

Una folla scende in religioso silenzio da una rampa di scale, portando in mano corone di fiori e altre piante; arrivati in un bosco, iniziano a costruire un simulacro con quei fiori mentre intonano un inno funebre. Shrine («simulacro», appunto) è uno degli ultimi corti girati dal regista sperimentale Robert Todd e riguarda le esequie di suo nipote Lucas Wheeler, scomparso a 18 anni per miocardite. Il tema della morte e del trapasso è spesso presente nel cinema di Todd: si pensi, ad esempio, al documentario IN LOVING MEMORY, nel quale l’autore intervistava i condannati a morte di vari penitenziari degli Stati Uniti; oppure, a Life in the Shadows incentrato sul riposo e sulla ricerca di pace. Andrew Wheeler, padre di Lucas, aveva inizialmente chiesto al genero di non divulgare il corto al di fuori di una ristretta cerchia di amici e familiari; tuttavia, dopo la morte di Robert Todd, decise di pubblicarlo in quanto una rappresentazione universale del dolore. È proprio questo ciò che emerge da Shrine: un genuino ritratto del lutto e della sofferenza, che può essere anche visto come elogio funebre per l’autore stesso.

Laterale Film Festival
“Shrine” di Robert Todd (Credits: Laterale Film Festival)

«this is how a child becomes a poet» di céline sciamma

Qualcuno mi ha detto / che certo le mie poesie / non cambieranno il mondo. / Io rispondo che certo sì / le mie poesie / non cambieranno il mondo.

Le mie poesie non cambieranno il mondo è la prima raccolta di poesie di Patrizia Cavalli, poetessa celebrata lo scorso anno alla 20ª edizione delle Giornate degli Autori a Venezia con un documentario sulla sua vita (intitolato, senza troppa fantasia, Le mie poesie non cambieranno il mondo) e un corto a lei dedicato da Céline Sciamma. In This is how a child becomes a poet la regista francese rende omaggio alla poetessa mostrando la sua casa poco prima che venga svuotata. Céline Sciamma ha dichiarato di aver conosciuto personalmente Patrizia Cavalli nel 2014 e di aver letto (e adorato) le sue poesie solo in un secondo momento: quando Cavalli è morta, Sciamma ha chiesto di poter collaborare con l’archivio della poetessa girando, col cellulare, nella sua casa a Roma. L’esplorazione della casa della defunta, da sempre un topos vicino all’horror e al thriller (si pensi al seminale Casa occupata di Cortazar), permette a Sciamma di conoscere meglio il rapporto tra Cavalli e il cinema, in particolare la sua ossessione con Kim Novak (ripresa nel film Picnic) quando era bambina. È apprezzabile questa ricerca di influenze reciproche tra cinema e poesia, presente già in opere come Neruda di Pablo Larraìn o Poetry di Lee Chang Dong. In ultimo, This is how a child becomes a poet risulta un tributo non solo a Patrizia Cavalli, ma alla poesia, al cinema e alla potenza creatrice in generale.

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“This is how a child becomes a poet” di Céline Sciamma (Credits: Laterale Film Festival)

«the tomb of kafka» di jean-claude rousseau

“Non è necessario che tu esca di casa. Rimani al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno, estasiato si torcerà davanti a te.”

Gli Aforismi di Zürau sono una raccolta di aforismi scritti da Franz Kafka durante il soggiorno a Zürau (Boemia Occidentale) in seguito alla diagnosi di tubercolosi. La raccolta, conosciuta anche come Considerazioni sul peccato, il dolore, la speranza e la vera via affronta temi come il rapporto tra peccato e colpa, la sofferenza come essenziale esperienza umana e quanto possa essere ingannevole la speranza1. Jean-Claude Rousseau, già abituato ai film in appartamento (il suo, in De son appartement), cerca di immedesimarsi nel poeta girando un corto in un piccolo salotto a Praga, di cui Kafka è uno dei più importanti simboli. Come prevedibile, nessun riferimento al Museo di Malá Strana, al Café Louvre o al Nuovo Cimitero Ebraico di Zizkov dove è sepolto il poeta: il girato è quasi interamente delimitato dai muri del salotto e dalle finestre che mostrano i tipici tetti praghesi, spioventi con tegole rosse. Il regista francese alterna le riprese interne (quasi sempre la camera è fissa tranne saltuari zoom) a pochi frame in un bosco, entrando ed uscendo dal salotto per compiere azioni abituali come leggere un libro e bere un caffè. Il cinema contemplativo si è sempre prestato alla raffigurazione dei gesti quotidiani e di come possano portare all’alienazione e alla solitudine (si pensi a Jeanne Dielman di Chantal Akerman): Rousseau collega questo stile all’opera di Kafka, trasformando in cinema la sua espressione letteraria. Nei frame finali, un breve footage di daini nel bosco è seguito dalla rappresentazione di un cervo sulla tazzina di caffè usata in precedenza dal regista: al suo interno, sul fondo, troviamo un’ape morta. Kafka avrebbe probabilmente apprezzato.

“The tomb of Kafka” di Jean-Claude Rousseau (Credits: Laterale Film Festival)

«trailer of the film that will never exist: “phony wars”» di jean-luc godard

È stato riportato2 che Jean-Luc Godard abbia approvato il montaggio finale di Phony Wars lo stesso giorno in cui richiese il suicidio assistito in una clinica svizzera: pertanto, risulta complesso parlare dell’ultima opera rilasciata da un cineasta e intellettuale di questo calibro, probabilmente il più influente e importante dello scorso secolo. Finanziato da Saint Laurent e presentato a Cannes 2023 insieme al restauro in 4K de Le Mépris, Phony Wars doveva inizialmente essere un lungometraggio: il COVID fermò le riprese e Godard decise di creare un lungo trailer con le storyboard e ciò che aveva girato, diventato poi il prodotto finito presente anche al Laterale. Godard voleva inizialmente adattare la novella Faux passeports (1937) dello scrittore belga Charles Plisnier, espulso dal Partito Comunista Russo per le sue simpatie trockiste; Fabrice Aragno, co-scrittore di Phony Wars e collaboratore abituale di Godard negli ultimi vent’anni, sottolinea come il regista aveva ideato minuziosamente la struttura del film, facendo diversi rimandi a sue opere precedenti.

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«Trailer of the film that will never exist: “Phony Wars”» di Jean-Luc Godard (Credits: Laterale Film Festival)

Non è la prima volta: il cinema di Godard, soprattutto nella produzione più recente in seguito alle Histoire(s), spesso cita se stesso in un continuo tentativo di innovare e distruggere il linguaggio cinematografico e le discussioni su di esso. Il corto, infatti, è un susseguirsi, in stile storyboard, di immagini, musica (come Shostakovich), voiceover di Godard sulla genesi del film e spezzoni di altri suoi lavori: tra questi, saltano subito all’occhio Ici et Ailleurs (1976) e, soprattutto, Notre Musique (2004), entrambi focalizzati sull’occupazione della Palestina. Notre Musique, primo film a cui collabora Aragno, aveva segnato il definitivo allontanamento di JLG da un cinema più “narrativo” sottolineando come il conflitto delle immagini vada di pari passi con il conflitto del mondo. Possiamo trovare questo tema anche in Phony Wars, assieme all’analisi degli step linguistici che portano da un’idea al film e al rapporto tra creazione e immagine. Tuttavia, occorre sottolineare che nell’idea dello stesso Godard il corto doveva risultare ambiguo e non facilmente intelligibile; pertanto, analizzare minuziosamente frame per frame alla ricerca di un senso può non essere la via giusta per esperienziare l’ultimo lavoro che ha approvato. A testimonianza di questo, le ultime parole pronunciate nel frame finale, immagine #41 dello storyboard, riguardano una non meglio specificata agenzia ebraica, altro rimando abbastanza oscuro a Notre Musique. Non so quanto il frame e il corto nella sua interezza si possano definire un degno epitaffio di Jean-Luc Godard: quel che è certo è che Phony Wars testimonia quanto sia rimasto coerente fino in fondo alla sua idea di cinema, arte e società, e che ben pochi nella storia hanno avuto il suo peso all’interno della settima arte. 


1 Koelb, C. (2003). Kafka’s Rhetoric: The Passion of Reading. Cornell University Press.

2 Schtinter, S. (2023). Last Movies (A book of endings.). Tenement Press.

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