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di pavel

Il Cinema Beltrade riapre le porte per il terzo appuntamento con la rassegna Indocili, organizzata dall’associazione Tafano. Questo martedì 20 febbraio il bellissimo cinema ospiterà altri due registi emergenti, Simone Bozzelli e Saverio Cappiello, con i rispettivi cortometraggi. Se a parlare del primo se ne occuperà Virginia, con tanto d’intervista al teramano che ha firmato da pochissimo suo primo lungometraggio, Patagonia, il mio interesse nasce per l’autore di Bitonto. Classe 1992, Cappiello studia contemporaneamente Lettere a Bari e Cinema all’Accademia di Enziteto. Approdato a Milano, si specializza in Cinema alla Civica con un focus antropologico sull’arte visuale e il documentario. Da lì in poi, sforna un’opera dopo l’altra, fino alla distribuzione, nel novembre scorso, del suo primo lungometraggio, intitolato L’altra via

Saverio Cappiello
Saverio Cappiello

Quelli che vedrete proiettati venerdì sono invece due corti, Mia sorella (2019) candidato ai David, e il più recente Faccia di cuscino (2022). Definito dalla rassegna stampa un’anima cruda, l’epiteto è simbolico dello sguardo che il giovane regista applica alle sue brevi narrazioni. Non a caso si parla di documentario, antropologia, anima e crudezza, perché tali termini contengono un po’ tutta la poetica di Cappiello. Il primo lavoro mi appare come uno squarcio nelle intricate trame dell’identità e degli affetti, mentre il secondo mi suona come una rivisitazione neorealista di una precoce educazione sentimentale. 

Saverio Cappiello
“Faccia di cuscino” di Saverio Cappiello (Credits: Indocili)

La fotografia non è stabile, ma i fotogrammi sono precisi, rigorosamente intessuti in un’operazione anatomica che, più che raccontare una storia, vuole esprimerla ad emozioni. La tecnica qui si piega ad un io intimista, che mostra un posizionamento mai scontato, e apre a sviluppi imprevedibili. Questi due lavori sono ambientati nelle zone che Cappiello conosce bene, e il vernacolare dell’entroterra barese riflette un linguaggio codificato che non è elitista, anzi, ci invita ad avvicinarsi, a comprenderlo. Poi, nel cinema di questo giovane autore, sono le immagini nella loro transizione, e le ipostasi dei controcampi, a comunicare più di quanto non lo faccia il parlato. Cappiello racconta di giovani, più o meno grandi, colti nelle loro relazioni sacramentali, nei loro idiosincratici simbolismi, nelle loro solitudini aperte verso il mondo.

Saverio Cappiello
“Faccia di cuscino” di Saverio Cappiello (Credits: Indocili)

Nonostante le narrazioni comincino in medias res, non ci siano premesse ed introduzioni di alcun tipo, la circolarità dell’arco descrittivo (più che narrativo) suggerisce senza spiegare, mostra senza dimostrare. È una visione, la sua, che risente del post-ideologico, che denota una povertà di intenzioni o illumina un vuoto di soluzioni in determinati realms, ma rincara sempre un movimento in evoluzione, un adattamento sensibile alla progressione tematica. La povertà lessicale sì, potrebbe suggerire un’assenza di prospettive, ma è proprio questo il punto più forte di Cappiello: la necessità del cambiamento, la sua forza.  

“Faccia di cuscino” di Saverio Cappiello (Credits: Indocili)

La violenza, la sua desiderabilità e, in ultima istanza, la sua rinuncia, gli affetti e gli scontri diventano dei quesiti che il regista pone ai suoi spettatori in Mia sorella, un piccolo dramma di genere che si chiede cosa significa identità e quanto possa collimare con solidarietà, e le generose interpretazioni di Vanessa Strignano e Cosimo del Vecchio stringono il cuore; in Faccia di cuscino, invece, una nomadica picaresca beckettiana è retta dalle altrettanto prodigiose interpretazioni di tre ragazzini di strada che si chiedono continuamente come riempire il tempo, in un’epoca dove non esistono posti in cui sentirsi a casa e le connessioni telematiche sostituiscono quelle fisiche, ricezione inclusa.

Il cinema di Cappiello è un cinema raffinato, la sua è una complessa analisi sulle ritualità giovanili, le collettività indagate nelle loro relazioni, e la panoramica è un mosaico sinuosamente emotivo, interiore, merito di un’affettazione studiata che però restituisce una godibilità poetica all’intero racconto. Questo per ricordare che laddove l’estetica è l’ormai conclamato metro di misura qualitativa, chi ha del vero talento non può non avere uno sguardo antiestetico alla realtà che desidera raccontare.
Cappiello, insieme a Bozzelli, sarà presente alla proiezione di martedì, dalle ore 21:50, e si tratterrà dopo la visione, in un q&a gestito da Indocili in collaborazione con un’altra interessante realtà collettiva, 77 magazine. Affrettatevi a prenotarvi, se non volete perdere un’altra occasione di vedere cose belle e parlare di cose altrettanto fighe.

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