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Di che cosa parliamo, quando parliamo di “Wonka” di Paul King? Abbiamo provato a mettere insieme, in questa sorta di tavola rotonda, pensieri, parole, opere, omissioni e tutto quello che ci è passato per la testa durante (e dopo) la visione del film. Prendete sul serio queste nostre parole, ma con moderazione.

"Wonka" di Paul King
Timothée Chalamet in “Wonka” di Paul King (Credits: Warner Bros.)

virginia

Non aspettavo con così grande entusiasmo di vedere Wonka, film con protagonista Timothée Chalamet, fino a che non ho scoperto che la regia era stata affidata a Paul King, genio visionario in grado di realizzare capolavori dell’audiovisivo come Paddington e Paddington 2. Wonka non arriva a meritarsi il titolo di capolavoro, ma è comunque un bel film, che niente ha a che vedere con il Natale, ma che comunque è subito diventato un classico da vedere sotto le feste – complici i colori, le canzoni, le caramelle, chissà. Dopo tutta la discussione che si è aperta, post distribuzione in sala, su quanto oggi i film abbiano paura di definirsi musical, mi aspettavo qualcosa che arrivasse ai toni de Les Miserables, ma così non è stato. Per quanto la storia presenti non pochi punti in comune con il classico di Victor Hugo (mi riferisco alle figure dei locandieri avidi e a tutto il piano di percorrere le fogne della città), per fortuna non ha molto a che vedere con gli adattamenti cinematografici che ne sono stati fatti.

"Wonka" di Paul King
Timothée Chalamet in “Wonka” di Paul King (Credits: Warner Bros.)

Wonka è un musical, ma le canzoni non sono straordinarie; hanno certamente funzione narrativa e per questo riescono a non annoiare. Chalamet funziona molto bene nei panni del protagonista un po’ svitato, un po’ bizzarro, sicuramente molto ottimista e in grado di stimolare tutti coloro che lo circondano – compresi gli spettatori in sala – a credere sempre nei propri sogni. Forse funziona un po’ meno come signor Wonka e questo fa sì che questo nuovo Willy Wonka abbia un’età indefinita: troppo grande per avere l’età di Noodles (Calah Lane), troppo piccolo per essere coetaneo dei tre grandi antagonisti, fondatori del Cartello del Cioccolato. Con il film di King siamo lontani dai toni cupi su cui Tim Burton aveva impostato la «sua» fabbrica di cioccolato e ci si avvicina molto di più – anche grazie ad alcuni espedienti narrativi animati – alla trasposizione che Wes Anderson aveva fatto di un altro romanzo di Roald Dahl, Fantastic Mr. Fox; soprattutto nell’esecuzione del piano ai danni dei tre big del Cartello del Cioccolato.

"Wonka" di Paul King
Olivia Colman in “Wonka” di Paul King (Credits: Warner Bros.)

Non è solo Anderson a essere citato in Wonka, ma compaiono tutta una serie di riferimenti non solo ai precedenti riadattamenti della Fabbrica di Cioccolato (Sally Hawkins, madre di Charlie nel film di Tim Burton, è qui la madre del protagonista), ma anche ai precedenti lavori di King stesso (Simon Farnaby, sceneggiatore del film e già sceneggiatore di Paddington 2, compare in entrambi i film come addetto alla sicurezza). Il mio riferimento preferito, però, fra tutti, resta la citazione a Un tram che si chiama desiderio: quel famoso I’ve always depended on the kindness of strangers («mi sono sempre affidata alla bontà degli estranei»), pronunciato da una drammatica Vivien Leigh nel film di Kazan, viene ripreso testualmente dal nostro Chalamet-Wonka in un momento di sconforto, senza mai abbandonare quel barlume di speranza e ottimismo tanto necessario in tempi bui come questi.

giulia

Purtroppo, a me i musical non piacciono proprio. Escludendo una manciata di casi straordinari del calibro di Singing in the rainLes Misérables e The Rocky Horror Picture Show, le canzoni dei musical tendono a distrarmi e talvolta addirittura interrompere il mio coinvolgimento della pellicola. Non mi ha fatto impazzire La La Land, ho odiato Annette, non ho mai visto Hamilton. Questo però non comporta che io decida a priori di rinunciare alla visione di un film quando scopro che ci sarà qualcuno a cantare, soprattutto quando il film in questione è diretto da Paul King e la persona a cantare è Timothée Chalamet.

Calah Lane e Timothée Chalamet in “Wonka” di Paul King (Credits: Warner Bros.)

Per apprezzare – e talvolta anche amare, non sono categorica – un musical le canzoni devono essere parte integrante della trama, non riesco a sopportare storie dove personaggi cantano e ballano per cinque minuti di fila per poi tornare, una volta che la musica viene interrotta, esattamente al punto dove erano partiti. Wonka, per mia gioia, cade appunto nella categoria dei musical le cui canzoni sono funzionali allo svolgimento della narrazione. La visione in sala del film doppiato in italiano mi ha tristemente impedito di poter apprezzare le reali voci del notevole cast, regalandomi però in cambio un’esperienza migliore, circondata da bambini che durante il corso di tutto il film hanno urlato, cantato, ballato e chiesto ansiosamente ai genitori se i nostri eroi sarebbero riusciti a sconfiggere “i cattivi”. Genitori che, allo stesso modo intrattenuti, hanno definito Wonka un film “inaspettatamente godibile”, perché in fondo non si è mai troppo grandi per farsi dire da Chalamet quanto sia importante seguire i propri sogni, anche esagerando con l’immaginazione una volta o due. 

“Wonka” di Paul King (Credits: Warner Bros.)

Siamo (credo) tutti a conoscenza della Storia di Willy Wonka e la sua fabbrica del cioccolato. Abbiamo letto racconti e visto già più di un film, questa volta però Paul King si concentra su un Willy ancora senza la sua fabbrica, ma con una grande passione per il cioccolato e una promessa fatta a sé stesso in memoria della madre. Odio essere ripetitiva, però non posso che ribadire ancora una volta quanto Timothée Chalamet sia bravo in quello che fa. A tutti quelli che dicono che il film sta funzionando principalmente perché lui è il protagonista rispondo: e menomale, cosa avete contro gli attori che sanno fare gli attori e funzionano nei loro ruoli? In vesti decisamente più allegre delle sue ultime rappresentazioni, Chalamet riesce a fare sorridere in modo spensierato lo spettatore, senza però mai perdere quella sua capacità di ritrarre la profondità dei suoi personaggi grazie a un semplice sguardo. 

Timothée Chalamet in “Wonka” di Paul King (Credits: Warner Bros.)

Wonka di Paul King non passerà forse ai posteri come grande cult, però è un film che riesce in modo credibile a raccontare una storia in cui gentilezza e buone intenzioni riescono a prevalere sulla troppo fredda e troppo diffusa ipocrisia del mondo di oggi. 

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