Skip to main content

di giulia

Dopo il successo di Martin Eden, il regista italiano Pietro Marcello si sposta verso la Francia con un nuovo period drama presentato come film d’apertura alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Liberamente ispirato al romanzo Le vele scarlatte di Aleksandr Grin, il film di Marcello è un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il realismo magico.

trama

Da qualche parte nel nord della Francia, Juliette (Juliette Jouan), giovane orfana di madre, vive con il padre, Raphaël (Raphaël Thiéry)  un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale, e Adeline (Noémie Lvovsky) signora della fattoria nella quale vivono tutti insieme. Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito solitario e insolito, che la porta sin dall’infanzia ad essere esclusa dai suoi coetanei. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla via dal suo villaggio. Juliette da quel giorno non smetterà mai di credere nella profezia.

Raphaël Thiéry in “Le Vele Scarlatte” (Credit: Quinzaine des Réalisateurs).

il rapporto padre-figlia tra raphaël e juliette

Elemento di focale importanza al centro del film è il rapporto di Juliette con il padre: la madre muore quando lei è ancora neonata e sarà il padre a prendersi cura della bambina. Raphaël sarà l’uomo più importante per la vita di Juliette, fino a che ad un certo punto, per il corso del destino, un giovane avventuriero entra nella sua vita cadendo dal cielo con il suo areoplano. Il regista però cambierà nel suo film le caratteristiche intrinseche di questo personaggio: è un aviatore come scrive Aleksandr Grin, ma non è il classico principe azzurro che viene narrato nel romanzo. Jean (Louis Garrel) rappresenta l’uomo moderno, del tutto diverso da Raphaël, che invece una roccia antica, un immagine forte del passato. Jean è un uomo fragile, instabile — come tanti uomini di oggi — non sa ancora quale sia il suo posto nel mondo moderno. Juliette non è sottomessa nei suoi confronti, non lascia che la sua vita venga stravolta da lui, non si lascia “salvare” come avrebbe potuto fare una damigella in pericolo. Al contrario, è lei a prendere l’iniziativa, a baciarlo, e si dimostra anche capace di lasciarlo andare. L’altro elemento più attentamente ripreso del romanzo è quello della strana famiglia allargata, che accoglie Raphaël quando ritorna a casa dalla guerra, ennesimo aspetto della storia con una spiccata vena moderna. Pietro Marcello parla di “corte dei miracoli”, formata da un gruppo di reietti del villaggio: la padrona della fattoria caduta in miseria, il maniscalco con la moglie, a cui infine si aggiunge Raphaël. Tutti sono stati esclusi, per una ragione o per l’altra e si ritroveranno a creare un legame in cui si faranno forza a vicenda.

Juliette Jouan e Louis Garrel in “Le Vele Scarlatte” (Credit: Quinzaine des Réalisateurs).

la colonna sonora di gabriel yared

Per tutto il tempo, la colonna sonora di Gabriel Yared, dal suono appropriato del primo Novecento, rafforza l’indipendenza del personaggio di Juliette, aprendo la strada al lieto fine. In una scena iniziale, Adeline canta e gioca a fare la strega con la bambina, dicendo a Juliette che vede il potere in lei. Più tardi, la strega non ha bisogno di una bacchetta, ma deve solo sussurrare un’idea all’orecchio giusto. Alla fine, Juliette non viene portata via come una principessa passiva, ma sceglie di andarsene, vedendo nelle vele scarlatte la sua via d’uscita e nel pilota il suo premio.

Juliette Jouan in “Le Vele Scarlatte” (Credit: Quinzaine des Réalisateurs).

il dialogo con martin eden

Presenti nel corso del film si possono notare motivi che sembrano fare eco a Martin Eden, come se le due pellicole in parte dialogassero. Martin Eden “tradisce” la propria famiglia per istruirsi e cambiare vita, prende le distanze dalle sue origini. Non è un tradimento di classe, ma di affetti. Ed è ben più profondo, tanto che alla fine ne è come consumato. Juliette, invece, si comporta al contrario: da bambina, data la sua brillantezza negli studi, le viene offerta la possibilità di andar via, di studiare in città e farsi una vita. Decide però di rimanere a fianco del padre e lavorare con lui. Nonostante i trascorsi della sua vita, Juliette continuerà fino alla fine a far parte di una comunità matriarcale. Quella di Martin Eden è una figura torturata, quella di Juliette è una figura che trova se stessa.

Noémie Lvovsky e Juliette Jouan in “Le Vele Scarlatte” (Credit: Quinzaine des Réalisateurs).
Giulia

Nouvelle Vague, arti visive e ramen istantaneo. Non mi piace parlare di me, ma mi piace parlare di film.

Leave a Reply