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di alberto

“Se il sole fosse un bracciante, non si alzerebbe così presto”
-Jo no canto per la veu,
canzone tradizionale catalana

L’ultimo lungometraggio diretto da Carla Simón (2022) è un dramma borghese e slice of life agrodolce che mette in scena la durezza delle condizioni precarie di vita nella Catalogna rurale. L’agricoltura oggi, lo spirito di resistenza di un piccolo cosmo familiare e i frequenti problemi psicosomatici interni ed esterni affrontati dai Solè sono la spina dorsale della pellicola, tragicamente reale ed attuale.

“Alcarràs” di Carla Simón (Credits: IMDb)

un conto alla rovescia

Il film segue l’intera stagione del raccolto di pesche della famiglia Solè nel paese di Alcarràs, in Catalogna, e l’imminente sfratto della loro terra coltivata da generazioni. Infatti, tragicamente, gli alberi di pesco saranno sostituiti da pannelli fotovoltaici per volontà del legittimo proprietario. Con la sorte irrimediabilmente segnata da un futuro incerto, i protagonisti all’interno della trama si divincolano tra problemi familiari ed economici e cercano disperatamente, e invano, di fronteggiare la modernità. Il progresso assume la forma di un parassita infestante che compare con la singola occasione di trarne vantaggio economico, rovinando non solo legami apparentemente inscindibili, ma pure antichi rapporti tra famiglie generati dalla generosità e dal frutto della benevolenza reciproca. La storia corale caratterizza l’opera e crea un’atmosfera certamente più autentica. È fondamentale anche notare che tutto il cast di personaggi, bambini o adulti che siano, sia quasi interamente composto da attori non professionisti e amatoriali, che partecipano cosí alla loro prima fatica cinematografica.

“Alcarràs” di Carla Simón (Credits: Vertigo Media)

tra folklore e gabber

La regista rappresenta non solo un rapporto di tensione di natura socioeconomica tra i Solè e il padrone nello specifico, ma anche uno scontro generazionale all’interno del nucleo familiare protagonista, essendo i membri che lo compongono personaggi di età molto diverse, con propri motivi di conflitto o incomprensione scaturiti dalle molteplici necessità personali. In Alcarràs sono presenti attori di età compresa dall’ultra ottantenne capostipite della famiglia fino a bambini di nemmeno dieci anni, nei ruolo dei nipoti più giovani. Tuttavia, i punti di maggior forza e più intensi della trama sono sicuramente riscontrabili nei momenti in cui viene messo in mostra la relazione tra i personaggi adolescenti e i loro genitori. Infatti, i più giovani, consapevoli di tutta la problematica situazione, non vogliono necessariamente più vivere la vita rurale e faticosa che hanno appreso dai genitori e che è l’unica di cui hanno conoscenza, ma sembrano essere preoccupati nei riguardi del futuro e della realtà che sta cambiando.

“Alcarràs” di Carla Simón (Credits: IMDb)

Il figlio maggiore, Roger (interpretato da Albert Bosch), cerca di svagarsi con rave, discoteche e coltiva cannabis con suo zio nei momenti in cui non dà una mano a suo padre; mentre la sua sorella più piccola, Mariona, (interpretata da Xènia Roset) cerca di trovare uno spazio tra i suoi coetanei e dare un senso alla sua vita adolescenziale. Gli adulti sono molto indaffarati con la manutenzione del campo di pesche e l’idea di perdere tutto ció a cui hanno lavorato duramente per anni li rende estremamente insensibili, allontanandoli irrimediabilmente dalla propria prole. Nonostante ciò, durante lo svolgimento della trama, viene messo più volte in risalto il forte legame che li tiene uniti.

Alcarràs di Carla Simón
“Alcarràs” di Carla Simón (Credits: IMDb)

Malgrado effettivamente la situazione che affrontano tutti comunemente sia ancora più faticosa perché satura di disaccordi, aiuta comunque a solidificare il loro legame proprio nei momenti di difficoltà e nelle situazioni in cui bisogna mostrare unità. Un ruolo di grande rilievo viene assunto dalle figure femminili della pellicola: che siano madri, sorelle, nipotine o figlie, sono animi profondi e razionali e si fanno carico delle cure dei personaggi maschili, questi ultimi fragili sia nel corpo che nello spirito, confortandoli e coadiuvandoli durante il loro cammino. Spesso le doñas sono più intelligenti della loro controparte sessuale e rimangono forti e salde di nervi pure nelle circostanze più duri. Al contrario infatti, le figure maschili, testarde e orgogliose, non riescono ad elaborare le proprie emozioni, provando a confrontarsi con il cambiamento non sempre nella maniera più efficace e salutare.

Alcarràs di Carla Simón
“Alcarràs” di Carla Simón (Credits: IMDb)

“defensors de la terra”

Bon cop de falç! È la frase probabilmente più iconica all’interno dell’inno della Catalogna: tradotto letteralemente vuole dire “buon colpo di falce” poichè nell’antichità i contadini catalani si ribellarono alle autorità spagnole per l’indipendenza, brandendo le falci da lavoro per la mietitura come arma. Si evince così, semplicemente da una frase, che la terra per il popolo catalano sia molto, se non proprio tutto, e il film vuole portare l’attenzione sul progressivo e inesorabile cambiamento che i contadini devono affrontare, avendo loro solo coscienza della durissima, ma appagante vita rurale. Il progresso è il nemico, è il motivo per cui la terra viene tolta ai Solè per permettere di far impiantare al legittimo proprietario pannelli solari.

Alcarràs di Carla Simón
“Alcarràs” di Carla Simón (Credits: IMDb)

La regista, mostrando manifestazioni degli agricoltori e dei lavoratori dei campi, vuole mettere in scena la difesa di antiche tradizioni e della terra stessa, non contaminata da un tipo di tecnologia che porta benifici solo a chi è giá ricco e vive nelle zone urbane, dove non è neanche immaginabile la vita dei braccianti. L’approccio pseudo-documentaristico non è solo messo in scena dalla presenza degli ottimi attori che sono alle prime armi con un lungometraggio, ma anche dalla quasi totale assenza di colonna sonora: sono invece la pioggia, la natura, la musica e i rumori delle festa di paese a riempire i silenzi e a renderci partecipi in questa realtà estremamente vicina a quella italiana, che si tratti di paesaggi o di tradizioni, di scontri o di famiglia.

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