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La recensione dell’ultimo lavoro di Christophe Honoré, presentato in anteprima mondiale durante la ventiduesima edizione del Toronto International Film Festival (TIFF22), con protagonisti Paul Kircher, Vincent Lacoste e Juliette Binoche.

di virginia

★★★★

Christophe Honoré torna a lavorare con Vincent Lacoste, attore con cui aveva già collaborato nei precedenti Plaire, aimer, courir vite (2018) e Chambre 212 (2019) ed affronta un tema già trattato, overo quello dell’adolescenza, come aveva fatto ne La belle personne (2008), ormai più di dieci anni fa.

Paul Kircher in "Winter Boy" (Credits: Jean-Louis Fernandez), Recensione del film di Christophe Honoré
Paul Kircher in “Winter Boy” di Christophe Honoré (Credits: Jean-Louis Fernandez)

lucas, le lycéen

Protagonista della storia, stavolta, è però Paul Kircher, attore alle prime armi che interpreta in maniera impeccabile il ruolo di Lucas, un diciassettenne alle prese con l’ultimo anno di liceo – come già si evince dal titolo originale della pellicola. Lucas vive in un villaggio di montagna apparentemente distante da tutto; dovendo percorrere un tragitto dalla durata di un’ora per arrivare alla scuola che frequenta, trascorre la maggior parte del suo tempo nel convitto che il liceo mette a disposizione, visitando la famiglia nel finesettimana. Non viene fornito molto contesto sulla famiglia di Paul fino a che la notizia inaspettata dell’improvvisa morte del padre (interpretato da Honoré stesso) non riunisce forzatamente il nucleo familiare. Vediamo arrivare da Parigi il fratello maggiore, Quentin (Vincent Lacoste), distrutto dalla terribile notizia, e la madre Isabelle (Juliette Binoche) accogliere tutto il resto della famiglia riunitasi per il funerale. Anche del padre non si hanno molte notizie, ma dalle parole di Paul emerge un ritratto piuttosto cupo e a tratti inquietante: oltre ad essere connotato da una profonda infelicità, dichiara davanti al figlio – in quella che a prima vista potrebbe sembrare una paternale – che se avesse avuto altre possibilità nella vita non sarebbe finito a lavorare come ortodontista in un villaggio di montagna.

Juliette Binoche e Vincent Lacoste in "Winter Boy" (Credits: Jean-Louis Fernandez), Recensione del film di Christophe Honoré
Juliette Binoche e Vincent Lacoste in “Winter Boy” di Christophe Honoré (Credits: Jean-Louis Fernandez)

un’altra ambientazione liceale

Come già detto, non si tratta del primo film che Honoré ambienta al liceo, anche se, nel caso di Le Lycéen (questo è infatti il titolo originale della pellicola) bisogna tenere di conto non tanto dell’ambientazione fisica – La belle personne, pur trattandosi di una trasposizione del romanzo La principessa di Clèves di Madame de La Fayette, indagava i rapporti tra professori e studenti nelle aule del liceo Moliére di Parigi – quanto piuttosto dell’arco di tempo in cui la storia prende vita. Viene rappresentato, infatti, un breve segmento della vita del protagonista che vede il protagonista, ovvero il momento in cui si ritrova a dover affrontare questo grave lutto  familiare. In seguito a questa perdita, la vita di Paul cade a pezzi: tutto quello che sembrava un progetto di vita lineare e concreto si frantuma e la consapevolezza che niente più tornerà ad essere come prima gli impedisce di vedere chiaramente che cosa fare, da questo momento in poi, della propria vita. 

In un primo momento Lucas è disorientato da questo cambiamento repentino: arrivato a casa e circondato dai parenti che sanno solo fargli le condoglianze e offrire supporto incoraggiandolo a “essere forte”, non sa reagire e sorride a tutti e chiede come stiano. Il voice-over del protagonista che guida lo spettatore per buona parte della storia sottolinea la distanza che intercorre tra il suo stato d’animo ed i gesti quasi meccanici che si ritrova a fare in risposta ai parenti.

Paul Kircher in “Winter Boy” di Christophe Honoré (Credits: Jean-Louis Fernandez)

la vita a parigi

Presto, però, questo disorientamento lascia posto alla rabbia e al dolore, che si esprime in modo violento e istintivo, prima gridando dalla disperazione, fino ad arrivare ad una rissa con il fratello maggiore, per poi, alla fine, decidere di abbandonare la scuola e prendersi un anno sabbatico. Questo vortice di emozioni che sconvolge il giovane ragazzo viene notato dalla madre, ma, a questa agitazione non riesce a mettere un freno e cerca di mettere una toppa al tutto permettendo a Lucas di trascorrere una settimana a casa di Quentin a Parigi, definendola una “sosta” che potrebbe fargli del bene.

Se Lucas è entusiasta della partenza, Quentin non lascia trasparire le stesse emozioni, anzi, fa subito intendere al fratello minore che non avrà tempo per potergli stare dietro e che quindi dovrà un po’ arrangiarsi nella grande città. C’è un costante confronto, da parte di Quentin, tra quella che definisce “la campagna”, ovvero il villaggio dove è nato e cresciuto e dove attualmente Lucas vive, e “la città”, Parigi, esaltando una realtà a scapito dell’altra; quando Lucas arriva nella capitale, non viene presentato con il suo nome ma come il “fratello minore che viene dalla campagna”. Si impegna attivamente a non essere associato alla realtà in cui è cresciuto, non rendendosi conto di quanto il fratello minore soffra per le parole che spesso sente ripetere sulla differenza tra il villaggio e la grande città.

Winter Boy di Christophe Honoré
Paul Kircher e Vincent Lacoste sul set di “Winter Boy” (Credits: Jean-Louis Fernandez)

l’insolita amicizia tra lilio e lucas

Quentin è un artista con uno stile di vita completamente diverso da quello del fratello – probabilmente anche a causa della grande differenza di età tra i due, Lucas non ha ancora compiuto diciott’anni mentre Quentin è sulla soglia dei trenta – ma questa differenza non sembra aver portato con sé la maturità che ci si aspetterebbe di vedere nei comportamenti e negli atteggiamenti di un fratello maggiore. Sia Quentin che Isabelle non sono in grado di captare e ascoltare la sofferenza di Lucas che, presa la decisione di vivere la vita “fino in fondo, prima che tutto svanisca”, si perde velocemente nel turbinio della grande città. Sviluppa una profonda amicizia con il coinquilino di Quentin, Lilio (Erwan Kepoa Falé), ma questa non basta a tenere Lucas a galla e al riparo dai suoi sentimenti, dal dolore che si rifiuta di provare per la morte del padre e dall’incertezza che ha assalito la sua normale quotidianità.

una nota sulla colonna sonora

L’amicizia tra i due nasce quasi spontaneamente fin dal primo momento in cui si vedono, quando Lilio tocca inavvertitamente dei nervi scoperti in Lucas suonandogli una canzone, Conchiglie (scritta e composta da Andrea Laszlo de Simone). Forse conviene soffermarsi sulla curiosa – ma azzeccatissima – scelta musicale di quello che diventa poi nel corso della pellicola il tema che si ripete nella colonna sonora. Lilio, essendo la canzone in italiano, si ritrova a dover tradurre alcuni parti di brano cantate e questo porta Lucas alle lacrime, fino a che entrambi non si rendono conto che la canzone sembra proprio parlare del ragazzo: non ti sei fatto male / proprio come pensavo / vedrai non serve a niente / ripararsi dal vento.

Winter Boy di Christophe Honoré
Paul Kircher sul set di “Winter Boy” di Christophe Honoré (Credits: Jean-Louis Fernandez)

Il testo della canzone funziona un po’ da monito a quello che adesso Lucas sta attraversando ed è come se fosse un invito a non lasciare andare tutto quel dolore che prova adesso, dolore che, per quanto orribile, risulta necessario e inevitabile per il suo percorso di crescita. Queste parole di avvertenza arrivano, non a caso, da quella che finisce per essere la controparte di Quentin: quando il fratello maggiore viene meno ai suoi doveri basilari, ovvero stare dietro a Lucas invece di cercare distrazioni immergendosi nel lavoro, allora subentra Lilio, aiutando il ragazzo in questo difficile momento. Paul nella grande città non può non ricordare un moderno Antoine Doinel – non solo perchè indossano la stessa giacca a quadri e si muovono soli per Parigi – ma perchè riesce ad incanalare con una sola espressione tutto lo straniamento che provoca in lui questa situazione, oltre ad un profondo senso di incomunicabilità che si ritrova a vivere con la famiglia: malgrado gli sforzi, sia la madre che il fratello maggiore non riescono a sostenerlo come dovrebbero, lasciando Lucas sempre più solo con il suo dolore.

Winter Boy di Christophe Honoré
Vincent Lacoste e Juliette Binoche sul set di “Winter Boy” di Christophe Honoré (Credits: Jean-Louis Fernandez)

Attraverso questo racconto di formazione, in parte autobiografico ed ispirato ad alcune vicende realmente accadute al regista, Christophe Honoré realizza il suo lavoro più introspettivo, affrontando una situazione delicata in un periodo di vita ancora più delicato, mettendo in scena tutta la paura, l’ansia e l’incertezza che soltanto chi è stato giovane può capire fino in fondo.

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