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di virginia

Abbiamo chiesto alcuni suggerimenti di cinema ambientale a Climax, gruppo di ambientalismo scientifico, per approcciarsi al tema del cambiamento climatico.

Don’t Look Up di Adam McKay – USA, 2021

Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence in “Don’t Look Up” (Credits: IMDb)

Premettendo che Don’t Look Up non è piaciuto a tutti del gruppo e che ci sono molte cose che avrebbero potute essere affrontate in modo migliore, c’è però da dire che tocca un punto fondamentale per la questione del cambiamento climatico: molto spesso le grandi istituzioni, le grandi personalità che hanno il potere di agire e cambiare le cose, facendo molti passi in avanti sulla questione, non stanno ad ascoltare la scienza. Questo è un aspetto delicato che viene affrontato nella pellicola: moltissimi scienziati – due dei quali interpretati da Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence – cercano di convincere che un problema molto grande, che va ben oltre la vita di tutti i giorni e l’immaginario comune delle persone, sta per abbattersi sul pianeta Terra, ma nessuno li prende sul serio. È importante sottolineare come il film tratti una situazione del genere perché di recente si è realmente verificata: in Gran Bretagna il discorso di un climatologo in diretta televisiva è stato minimizzato dalla conduttrice del notiziario a cui l’esperto aveva preso parte. Nonostante stesse cercando di informare in modo serio sulle conseguenze delle temperature estreme che si stanno registrando non solo nel Paese ma anche nel resto del mondo, è stato preso in giro e per questo motivo ci siamo resi conto che, alla fine, Don’t Look Up non racconta una storia così distante dalla realtà, anzi, è quasi come se avesse previsto quello che sarebbe successo.

Anche se il film non si incentra nello specifico sul cambiamento climatico, quello che rende bene è l’atteggiamento della comunità scientifica e della collettività di fronte ad un problema di proporzioni enormi. È pur vero che c’è una tendenza generale alle soluzioni facili, manca una visione a lungo termine e ogni personaggio agisce in base agli interessi personali, ma, è pur sempre un modo di affrontare la questione riscontrabile nella realtà e nel mondo in cui viviamo.

Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence in “Don’t Look Up” (Credits: IMDb)

Andando nel dettaglio, una grande critica che si potrebbe fare alla pellicola, è la narrazione della tecnologia e dei tecnici che porta avanti. La tecnologia – in particolare il personaggio del tecnico Peter Isherwell (interpretato da Mark Rylance) – non viene vista come una soluzione al problema. In realtà, parlare con scienziati e tecnici e collaborare con queste due realtà è fondamentale; il problema del cambiamento climatico è molto grande e difficile da risolvere se si ragiona a compartimenti stagni. Tecnica e scienza vanno sempre a braccetto e per questo bisogna ascoltare entrambe le parti; la ridicolizzazione che viene fatta dei tecnici dei film è un punto particolarmente sensibile.

Chasing Ice di Jeff Orlowski – USA, 2012

Cinema Ambientale Parola Climax
Veduta aerea della calotta di ghiaccio in Groenlandia (Credits: James Balog)

Abbiamo scelto di consigliare questo documentario perchè affronta un problema “nascosto” e di cui solitamente non si parla, principalmente per il fatto che ancora non c’è un così ampio margine di certezza e sicurezza sull’argomento. Il tema affrontato  da Chasing Ice è quello dello scioglimento dei ghiacciai e, in particolare, dell’effetto che potrebbe avere sul clima la dispersione di metano contenuta in essi. Statistiche e previsioni, ad oggi, non sono ancora così accurate come si pensa. Se fossero accurate ed effettivamente reali sia la quantità di metano disciolto nell’acqua (che successivamente compone i ghiacciai), sia le previsioni che da questi dati derivano, ci troveremmo davanti ad un problema difficile da ignorare sia per entità, sia per la portata. Il metano si configura come un climalterante migliaia di volte più potente dell’anidride carbonica – con il termine “climalterante” si intendono tutte quelle sostanze che producono in certa misura l’alterazione, appunto, del clima terrestre – per cui, anche dopo rapidi calcoli, possiamo concludere che ogni molecola di metano (CH₄) ha un impatto ambientale 25 volte superiore rispetto ad una molecola di anidride carbonica (CO₂).

Before the Flood di Fisher Stevens – USA, 2016

Cinema Ambientale Parola Climax
Leonardo DiCaprio in “Before the Flood” (Credits: IMDb)

È un film documentario realizzato per arrivare al grande pubblico, non si può pretendere che scenda troppo nel dettaglio ma riesce ad arrivare in modo diretto ad un numero potenzialmente elevatissimo di persone. Leonardo DiCaprio, protagonista del documentario, sicuramente riesce ad usare in modo corretto la sua immagine e anche la sua notorietà per parlare con grandi personalità della politica – per fare un esempio, ha incontrato Barack Obama – e non solo, ha prestato la sua influenza per cercare di parlare ad un numero di persone più consistente possibile. Come abbiamo già sottolineato, tema del cambiamento climatico è molto complesso e non se ne può parlare in modo univoco; ci sono molte aspetti che ancora non si conoscono bene e che devono essere indagati a fondo e studiati, non tanto riguardo al problema ma soprattutto per quanto concerne le soluzioni che possiamo applicare. Il documentario spiega con chiarezza una serie di cause legate al surriscaldamento globale ed all’alterazione delle temperature terrestri, ma, volendo fare un appunto, forse un piccolo problema che emerge nel documentario è la proposta di soluzioni per ovviare al problema, un po’ troppo semplicistiche. Pur avendo il grande pregio di trasmettere il messaggio al grande pubblico, la parte su cosa concretamente possiamo fare per migliorare la situazione lascia un po’ a desiderare, dato che insiste molto sulle energie rinnovabili e non su altre tecnologie che potrebbero aiutare nel processo di transizione ecologica.

Cinema Ambientale Parola Climax
“Before the Flood” (Credits: RatPac Documentary Films, LLC and Greenhour Corporation, Inc.)

…in conclusione?

Ci sono quattro cose che nel nostro piccolo possiamo fare per contribuire a migliorare lo stato di cose in cui viviamo: scegliere trasporti sostenibili come, ad esempio, la bicicletta; utilizzare il meno possibile il riscaldamento in inverno o il condizionatore in estate – cose semplici, ma che, in effetti, siamo troppo abituati a fare; non mettere da parte l’aspetto industriale, molto spesso consumiamo prodotti che derivano dal petrolio e non ce ne accorgiamo o neanche lo sappiamo; infine, considerare attentamente l’aspetto politico, diffidando da tutti quei programmi che non facciano menzione del cambiamento climatico o della transizione ecologica. È vero che un consumatore unico non ha molta forza, ma molti consumatori, insieme, possono fare la differenza. 

Il fatto che il problema abbia una così grande entità è anche uno dei motivi che ci ha spinto ad organizzare questi incontri; ci siamo chiesti che cosa potessimo fare per portare coscienza e informazione alle persone su questa tematica e così ci siamo mobilitati per diffondere maggior consapevolezza, partendo dai nostri amici e dal territorio in cui viviamo per poi aumentare il flusso di informazioni. Creando piccoli gruppi e realtà in varie città e portando consapevolezza scientifica, sicuramente ci sarà un impatto. Avere occasioni per portare avanti un confronto è fondamentale.

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