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di alberto

Yuri Ancarani filma con ineccepibile gusto estetico l’intemperante quotidianità e la nebulosa psiche della gioventù di una Venezia celata, trasposta in scena come una laguna misteriosa e dalla solenne compostezza.

"Atlantide" di Yuri Ancarani
Daniele Barison in “Atlantide” di Yuri Ancarani (Credits: IMDb)

laguna adolescenziale

Lontano dai centri di assembramento di turisti provenienti da ogni parte del mondo, i personaggi della pellicola sono nati e cresciuti tra i canali o nelle periferie della città. Il loro mondo segreto si rivela allo spettatore che viene catapultato in un microcosmo di gelosie, discordie, feste e microcriminalità, in cui dei semplici adolescenti si devono regolare con l’età adulta, arrangiandosi con le poche possibilità economiche e la loro immatura esperienza. Oltretutto, il film si focalizza su una sottocultura specifica ed endemica del luogo lagunare, in cui lo status viene conferito in base alla potenza della propria vettura, ossia i piccoli motoscafi su cui i personaggi sfrecciano fra i corsi d’acqua e l’estuario circostante.

"Atlantide" di Yuri Ancarani
“Atlantide” di Yuri Ancarani (Credits: IMDb)

Il lungometraggio presenta un connubio di elementi tipici sia del documentario che della fiction, così da analizzare più da vicino i ruoli dei membri di questo specifico gruppo sociale. Si segue con attenzione le vicissitudini di Daniele Zanon (Daniele Barison), un ragazzo schivo, chiuso, indifferente alle attenzioni della sua ragazza Maila (Maila Dabalà) ed estremamente invidioso dei più veloci motoscafi dei suoi coetanei. La sua vita, simile a quella di tutti gli altri giovani interpreti della pellicola, è sregolata e fin da subito appare disperata e senza futuro. Gli sono vicine poche persone e solo l’ultima ragazza che conoscerà (Bianka Berényi), una turista straniera, appaga momentaneamente il suo vuoto prima dello spietato finale.

venezia non è disneyland

Daniele Barison e Bianka Berényi “Atlantide” di Yuri Ancarani (Credits: IMDb)

Il film presenta particolari codici stilistici del neo noire come ad esempio il nichilismo di base nella rappresentazione della gioventù, intrappolata in se stessa, nel dedalo dei canaletti dove è impensabile non riuscire a perdersi, creando così un’atmosfera allucinata e pessimista. L’intenzione di eliminare la Venezia “glam” da cartolina abusata negli spot pubblicitari è lampante: la saturata luce zenitale del sole e l’oscurità della notte graffiata dai lampi fluorescenti del neon e dai led delle “barchine” sono scelte stilistiche che puntano a creare una fotografia vivace e iper-moderna. Inoltre la regia si fa propria di altri elementi del genere come, ad esempio, il calcolato utilizzo della colonna sonora che dona ad alcuni passaggi un ritmo riconducibile solo a quello dei videoclip musicali.

"Atlantide" di Yuri Ancarani
“Atlantide” di Yuri Ancarani (Credits: IMDb)

La scelta musicale è fondamentale anche proprio per inquadrare ancora meglio la distinzione tra i momenti frenetici dello svago della gioventù, attraverso basi elettroniche o trap, e i momenti introspettivi e lenti come la sequenza introspettivi e lenti come la sequenza finale, attraverso l’impiego di una sorta di musica orchestrale. In questa ultima scena la telecamera riprende orizzontalmente, parallela all’acqua dei corsi, l’immobile indifferenza della città lagunare dinnanzi all’incauta generazione che affonda nelle sue braccia. In conclusione, in questo lavoro di etnofiction, Venezia mostra la sua vera essenza, spogliandosi delle sue navi da crociera e del suo turismo selvaggio, concedendoci di ammirarla da vicino senza giungere mai a comprenderla veramente.

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