approfondimento a cura di lorenzo giuliano
Vuoi davvero conoscere la verità? Davvero davvero? Potresti scoprire cose che non ti piacciono molto sulla tua migliore amica, il tuo partner, il tuo stesso paese. Sotto il tappeto ci sono tutte le nostre cicatrici, quelle che noi stessi abbiamo permesso che ci venissero fatte. E anche quelle che noi abbiamo provocato agli altri.

«söder» (2024) di raoul bruck
Chi è Söder? È un ragazzo (Joshua Bader) che vive con la nonna e viene pagato per uccidere le persone. Quando riceve la telefonata di Kerstin (Sarah Victoria Frick) che vuole uccidere il marito, Torben (Martin Vischer), accetta subito senza pensarci due volte. Kerstin organizza il piano alla perfezione, una gita di coppia, poi il ritorno a casa e la lezione improvvisa di pilates lasciando il marito da solo. Söder nel momento decisivo, però, non lo uccide: anzi, ci fa amicizia, svelandogli completamente il piano della moglie. Questo provocherà delle gravi conseguenze nella coppia e forse un nuovo futuro per Söder.

Raoul Bruck, regista austriaco di 34 anni, dirige un film divertente, con un gran ritmo e un inizio che spiazza completamente lo spettatore. Il protagonista è uno che “dà lezioni”, lo ripete per esempio davanti allo specchio prima della missione di Kirsten, in una scena che richiama un po’ Robert De Niro in Taxi Driver ma mantenendo sempre il suo stile giocoso, e forse nel finale è proprio lui che capisce la lezione di tutto quello che ha fatto. Il montaggio gioca molto con delle immagini-meme, pensate dal protagonista millenial che passa molto tempo al computer. Mentre la scenografia, soprattutto quella della casa di Kerstin e Torben, è sfruttata al meglio, come per esempio con la reiterazione delle parole Live, laugh, love che troviamo nella scena in cui Torben viene a sapere del piano della moglie e si mette poi a piangere sul divano coprendo il cuscino con la scritta laugh, questo ci fa capire come tutto non sia lì per caso. L’obiettivo di Söder non è uccidere, ma guadagnare più soldi possibili: è un ladro, non un assassino. Kirsten non era più felice all’interno della coppia e non sopportava più il marito che non sapeva gonfiare neanche un canotto; Torben, invece, cercherà di vendicarsi, da personaggio passivo passerà ad attivo nel finale. Forse con un po’ di terapia ne sarebbero usciti bene tutti e tre.

«the meaningless daydreams of augie and celeste» (2024) di pernell marsden
Augie (Frankie Gillespie Mckay) e Celeste (Libby Segal) sono migliori amiche e sono entrambe innamorate di uno spaventapasseri. Quando Augie per gioco dà un bacio allo spaventapasseri, resta subito incinta di lui. Prese dal panico le due amiche tornano nella loro fattoria, dove Augie partorirà un bambino fatto di paglia, credendo poi che sia veramente suo figlio. Celeste vedendo Augie felice col bambino, ne vuole uno anche lei, ma quando proverà a baciare lo spaventapasseri succederà qualcosa di diverso. Questo cortometraggio ha un’estetica che ricorda Petite Maman di Celine Sciamma e le due protagoniste, Augie e Celeste sono Thelma e Louise da bambine ma in una fattoria in Australia. Impressionante la prova attoriale delle due giovani ragazze e le qualità della fotografia e scenografia per un cortometraggio che dura poco più di cinque minuti. Pernell Marsden, il regista, riesce a trasmettere un messaggio così potente sulle aspettative che hanno le donne, già da bambine, che vivono nelle zone rurali dell’Australia, sulla felicità e sull’importanza di avere un bambino, ma poi viene totalmente ribaltato con la scena finale, aprendo così una speranza, una seconda scelta.

«vox humana» (2024) di don josephus raphael eblahan
Un uomo è legato nudo in un campo, una biologa si avvicina a lui perché è l’unico essere umano che sa parlare il suo dialetto, fuori il campo ci sono la polizia e una giornalista con il suo cameraman e una fonica. La biologa, in maniera inquietante, prima si china, poi si mette a quattro zampe e inizia a emettere suoni disturbanti. L’uomo le risponde. Nel frattempo una fonica registra tutto, che cosa si staranno dicendo? A primo impatto ciò che colpisce di più del cortometraggio sono i luoghi dove è stato girato, luoghi che vengono pian piano scoperti grazie a dei lunghi piani sequenza, luoghi che possono sembrare spettrali, di un altro pianeta, dovuti sia alla nebbia sia al montaggio lento ricoperto dai suoni stranianti. L’essere umano è al centro del cortometraggio e viene messo in discussione affrontando due grandi argomenti: il rapporto dell’uomo con la natura e con lo straniero. Ciò che noi modifichiamo e distruggiamo all’interno di un ambiente naturale può portare a delle gravi conseguenze come disastri naturali o cambiamenti climatici, per questo risulta veramente attuale e potente il cortometraggio. Centrale è anche il modo di relazionarsi con lo straniero, cercando sempre di imporgli la nostra lingua, i nostri usi, la nostra cultura lasciandolo così mai veramente libero di avere delle decisioni proprie e questo succede, purtroppo, ancora oggi. Ricordando sempre il commovente monologo finale del grande Charlie Chaplin ne Il grande dittatore (1940): «Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui».




