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di giulia

Conosco Cosmo da molto tempo. Da altrettanto tempo è uno dei miei musicisti preferiti della scena italiana contemporanea. Tuttavia, pur avendo in passato anche acquistato biglietti per i suoi concerti, le casualità e gli imprevisti della vita hanno fatto si che io non abbia mai visto un suo live. Forse, unica cosa positiva di questa situazione, è che non ho mai dovuto affrontare quel piccolo disagio che nasce in me quando mi ritrovo a dover ballare in mezzo a molte altre persone. Non è che non mi piaccia ballare, è che nel farlo non mi è mai veramente riuscito sentirmi libera come la sua musica inciterebbe a essere. Allora, penserete, date tutte queste variabili, come mai mi sento tanto vicina a Marco Jacopo Bianchi detto Cosmo? La visione del documentario Antipop di Jacopo Farina aiuta bene a far capire perché le sue canzoni arrivino a conquistare le persone. 

Antipop di Jacopo Farina
“Antipop” di Jacopo Farina (Credits: Mubi).

Il documentario racconta di Cosmo, prima di diventare il Cosmo che conosciamo. Dalla sua adolescenza a Ivrea, passando per i vari progetti musicali, fino al raggiungimento del tanto atteso (e meritato) successo. Ivrea è punto di partenza e di ritorno per tutta la durata del film. Da persona a mia volta nata e cresciuta in provincia, capisco bene il perché. Riprese di una vecchia videocamera raccontano Marco da ragazzo, insieme ai suoi amici, uniti dalla noia della provincia e dal grande sogno di superarla grazie alla musica. Questi filmati vengono intelligentemente assemblati e riprodotti alternando a essi vecchie foto e interviste del presente, il tutto descritto da un voice over dallo stesso Cosmo, rendendo così la narrazione molto intima. Si tratta delle vicende di una famiglia apparentemente qualunque, ma mai lo spettatore percepirà della finzione nella storia o nelle parole degli interessati. Nessun segreto, nessuna glorificazione, nessuna condanna, solo la semplice verità sul suo passato, unica a poterci far comprendere il senso della sua musica. 

Antipop di Jacopo Farina
“Antipop” di Jacopo Farina (Credits: Mubi).

Gioventù, amicizia, lutti, amori, un padre che possiamo definire particolare, una madre bodybuilder, un fratello piuttosto diverso da lui, persone incontrate durante il percorso e persone perse troppo presto. Sono questi gli elementi su cui si concentra Antipop, arrivando alla nascita del progetto che prenderà il nome di “Cosmo” non solo affrontando vari i passaggi che riguardano la crescita musicale di Marco Jacopo Bianchi, ma anche tutte quelle dinamiche personali che lo hanno inevitabilmente accompagnato negli anni, parallelamente alla sua musica. Ho apprezzato molto la scelta di lasciare tanto spazio al materiale raccolto dallo stesso Cosmo negli anni della sua gioventù e a seguire. Essendo personalmente molto incuriosita dalla sempre maggiore diffusione di una cultura visuale, sono diventata una di quelle persone che tende a immortalare molti aspetti della propria vita con foto e video. Non che abbia un fine preciso, o la lontana intenzione di creare un documentario sulla mia vita, però mi rivedo molto in questo costante tentativo del fermare i ricordi nel tempo. 

“Antipop” di Jacopo Farina (Credits: Mubi).

Antipop di Jacopo Farina non è un documentario che cerca di osannare la vita di un musicista, piuttosto è la rappresentazione realistica che, nonostante siano presenti talento e dedizione, non è affatto facile vivere di musica. Allo stesso tempo il film lascia speranza, mostrando dei giovani crescere e destreggiarsi tra le vicissitudini dell’età adulta, senza mai perdere la loro passione per il suonare. Ci sarà un momento cruciale e di svolta nella vita di Marco Bianchi, quando deciderà di allontanarsi dal suo gruppo Drink to Me e di continuare a fare musica ma con un concept diverso: ha capito che vuole iniziare a scrivere in italiano. Così nasce Cosmo, con il suo disco debutto intitolato Disordine. Lo spettatore penserà qui che sia finalmente arrivato il momento del tanto atteso successo, ma purtroppo la realtà dei fatti è che Cosmo iniziò ad avere dei fan, ma il numero degli ascoltatori era ancora molto lontano da quello che lui e la sua squadra sognavano. 

Antipop di Jacopo Farina
“Antipop” di Jacopo Farina (Credits: Mubi).

Arriviamo qua verso la fine di Antipop, con l’uscita nel 2016 de L’ultima festa, album che verrà intitolato così per coronare la fine di un periodo della sua vita. Marco non avrebbe mai smesso di fare musica, ma dopo L’ultima festa avrebbe una volta per tutte abbandonato quel desiderio di vivere solo con essa. Eccolo, il momento tanto atteso. Finalmente arriva il riconoscimento per il tanto lavoro e Cosmo sfonda sulla scena musicale italiana – un grande risultato di Marco, ma anche di tutte quelle persone che con lui non hanno mai smesso di fare musica. Ho sempre percepito un grande lavoro dietro le sue canzoni e i suoi testi, quel tipo di testi che vengono scritti a partire dalla propria interiorità, ma nella costante ricerca di punti di connessione con chi ascolta. Questo documentario è una conferma di tutto ciò, un incoraggiamento a non sminuire mai la propria creatività e portare avanti il desiderio di sfruttarla pubblicamente, di metterla a disposizione di una comunità. Grazie Cosmo, continuerò ad ascoltare Sei la mia città a ripetizione ogni volta che sono felice, o triste, o semplicemente perché mi va. 

(NOTA: la vita ha voluto che, dopo la stesura di questo articolo, casualmente e inaspettatamente, qualche giorno fa mi ritrovassi a partecipare a un concerto di Cosmo. Ho deciso di non editare l’inizio di questo pezzo ma di aggiungere semplicemente questa nota in fondo. Perché dopo la mia prima festa, nonostante quel lieve disagio percepito nella massa sia talvolta stato presente, confermo tutto quanto detto sopra: Cosmo funziona. Bene, torno ad ascoltare Sei la mia città).

Giulia

Nouvelle Vague, arti visive e ramen istantaneo. Non mi piace parlare di me, ma mi piace parlare di film.

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