di francesca
Lo scorso 26 maggio si è conclusa la quinta ed ultima stagione de La fantastica signora Maisel. La serie, firmata Amy Sherman-Palladino (già creatrice della serie cult Una mamma per amica) e distribuita da Amazon Prime Video, aveva debuttato nel 2017 sulla piattaforma streaming, riscuotendo fin da subito il plauso di alcune delle più importanti testate giornalistiche e aggiudicandosi negli ultimi anni diversi riconoscimenti, tra cui tre Golden Globe e diciassette Emmy Award.

La storia, ambientata nella New York a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, vede come protagonista Miriam “Midge” Maisel (interpretata da una strabiliante Rachel Brosnahan), una giovane casalinga ebrea che, dopo essere stata tradita dal marito Joel (Michael Zegen), scopre in maniera fortuita di avere un raro talento per la comicità. Nel corso delle cinque stagioni seguiamo Midge allo stesso tempo alle prese con la sua vita personale e con gli svariati tentativi di farsi strada, sempre affiancata dalla sua agente Susie Myerson (Alex Borstein), in un mondo fatto esclusivamente di uomini, come risulta essere quello della stand-up comedy newyorkese degli anni Cinquanta.

La quarta stagione si era conclusa con diversi interrogativi che il personaggio della Brosnahan è chiamato ad affrontare circa la propria carriera di comica: di fondamentale importanza ai fini dello sviluppo dell’arco narrativo è una delle ultime scene del quarto capitolo in cui il comico Lenny Bruce (Luke Kirby), dopo un’eccelsa esibizione alla Carnegie Hall, affronta Midge, esortandola a non nascondersi più e a non limitarsi ad esibizioni per il pubblico ristretto del club burlesque in cui lavora, ma spingendola a dare voce – ed una reale possibilità – al suo enorme talento. Tutto ciò è sintomo di grandi cambiamenti nella vita, lavorativa e non, di Midge che, come vedremo nel corso della quinta stagione, diventerà la prima autrice donna del rinomato Gordon Ford Show.

Ma nell’ultimo capitolo assistiamo ad un cambiamento di rotta anche da un punto di vista narrativo rispetto alle stagioni precedenti: a partire dal primo episodio, infatti, la Palladino sceglie di dare alla storia un taglio a tratti documentaristico, costruendo ogni episodio su un’alternanza tra passato, presente e futuro attraverso l’ausilio di numerosi flashback e flashforward. In questo l’intento della creatrice della serie è chiaro: fornire allo spettatore un quadro completo di quello che sarà il destino dei personaggi ormai tanto amati da cinque stagioni. Scopriamo, in questo modo, che finalmente Midge è diventata una stella internazionale della comicità, seppur con una vita personale disastrosa (diversi matrimoni – e divorzi – alle spalle e un rapporto quasi inesistente con i figli Esther ed Ethan).

Ma questo drastico cambiamento nelle modalità di narrazione si è rivelato essere la scelta vincente per concludere al meglio la storia dell’amatissima Midge Maisel? Benché sia stata più che apprezzata l’idea della Palladino di far avere al pubblico uno sguardo d’insieme anche sulle vicende future che vedranno protagonisti i vari personaggi della serie, il risultato sembra essere a tratti troppo caotico e disorientante per lo spettatore, al quale non appare chiaro fin da subito l’orientamento che la narrazione intende adottare. Sembra perdersi, in questo modo, l’aspetto comico che aveva da sempre contraddistinto la serie, cedendo talvolta il passo ad un’impronta più patetica (qui inteso nel senso etimologico del termine) estranea al format di partenza.

Tuttavia, lo show sembra risollevarsi con l’ultimo episodio, che riporta al centro l’elemento attorno al quale erano state costruite le stagioni precedenti: il monologo comico di Midge. In quest’ultimo ciclo di episodi, come anticipato, abbiamo seguito la protagonista nelle vesti della prima autrice donna del Gordon Ford Show invece che in quelle di stand-up comedian a cui eravamo stati abituati; nell’ultimo episodio Midge riesce ad ottenere a fatica uno spazio sul palco del programma di varietà per essere intervistata in qualità di autrice. Ma la verità è che a Midge non basta: ha bisogno di mettere in chiaro che non è fatta per restare dentro gli schemi e che è questa la ragione alla base della sua unicità e successo. Le sono necessari quattro minuti per violare la regola di Gordon Ford (per cui gli autori non possono debuttare nello show) e infiammare il pubblico dello studio con la sua irriverenza e sfrontata comicità. Sono quattro i minuti con cui Midge riesce finalmente a vedersi riconosciuto il proprio talento dalla sua famiglia (da sempre restia ed imbarazzata all’indecorosa idea di una donna dell’Upper West Side comica) e a farsi strada in quello che, in fondo, “it’s a man, man, man, man world”.