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di enrico

Primi del Novecento, il petrolio e Daniel Plainview. Nel 2007 uscì un film che ci mise davanti agli occhi un’atroce, ma quanto mai vera, odissea sulla condizione umana: There Will Be Blood (“Il petroliere”) di Paul Thomas Anderson. 2014, lo spaesamento, la rincorsa verso il successo e Lou Bloom. Un ladro cerca un posto di lavoro ma dopo l’ennesimo “no” capisce qual è la sua vocazione. Nightcrawler, per la regia di Dan Gilroy, indaga attraverso lo sguardo ossessivo del protagonista sociopatico Lou Bloom le problematiche di un mondo, quello contemporaneo, sempre più avido.

“Nightcrawler” di Dan Gilroy (Credits: IMDb)

Due performance attoriali strepitose danno vita a personaggi iconici e tragici. Daniel Day-Lewis (premiato agli Oscar come migliore attore) interpreta un ruolo oscuro, a tratti diabolicamente mostruoso. Jake Gyllenhaal (clamorosamente snobbato da gran parte della critica, in primis dall’Academy) ci regala, forse, la sua migliore interpretazione, dando corpo (letteralmente, visti i chili persi) e anima ad un personaggio con il quale è dura sostenere anche solo per un secondo il contatto visivo.

Ci vengono presentati entrambi come dei perdenti, degli eccellenti perdenti, pieni di risorse e senza freni. La magrezza di Lou e quella di Daniel coincidono in quello che è quasi un richiamo dantesco, due lupi col ventre vuoto, terribilmente affamati. Avvolti dall’oscurità, Daniel sbuca da pozzi portando alla luce l’oro nero, mentre Lou, nella notte, assiste a quanto possa essere fruttuoso fare riprese di incidenti da vendere ai telegiornali. Ben presto il primo creerà un impero fondato sul petrolio e il secondo diventerà il principale fornitore di servizi per il telegiornale locale. In Nightcrawler veniamo immediatamente catapultati all’interno di una realtà estremamente attuale che racconta i disagi, ma anche le perversioni, del mondo odierno, dall’ambiente di lavoro tout court fino a quelle che sono le problematiche dei media.

“Il petroliere” di Paul Thomas Anderson (Credits: IMDb)

Lou Bloom ci viene introdotto con una semplice ma emblematica battuta: «I’m lost»In un primo momento, queste parole si potrebbero interpretare come conseguenza della natura manipolatoria di Lou che cerca di raggirare la guardia che l’ha sorpreso mentre rubava, ma, alla luce di quello che sarà lo sviluppo del film e del personaggio, ci viene consegnata una seconda chiave di lettura: quella battuta, in realtà, non è così criptica, anzi, racchiude la sincera condizione di Lou che si vede smarrito e incapace di soddisfare la sua sete di successo.

Partendo da una condizione di miseria e mosso dalla stessa bramosia, Daniel si fa largo nel panorama statunitense delle trivellazioni petrolifere. Per entrambi ha inizio l’ascesa al successo. Lou entrerà in contatto con il mondo notturno dei predatori di sventure, persone che registrano filmati di incidenti da vendere all’emittente televisiva che offre di più. Incuriosito dalle dinamiche a cui assiste, ruba una bici e la scambia con una videocamera e una radio in grado di intercettare le comunicazioni della polizia. La sera stessa riuscirà a realizzare delle riprese di un incidente stradale, un episodio emblematico per quanto riguarda il comportamento di Lou che si avvicina oltre i limiti consentiti, quasi ostacolando i soccorsi ad una vittima, per ottenere la ripresa migliore rispetto ai suoi competitors presenti sul luogo. Cacciato dalla polizia, che di conseguenza allontana anche tutti gli altri suoi “colleghi”, Lou si recherà alla sede del telegiornale locale dove conoscerà Nina (interpretata da Rene Russo), la direttrice del telegiornale del mattino, che intratterrà con Lou un negoziato per il prezzo del filmato, ma soprattutto dopo essersi accordati, gli fornirà le linee guida sui servizi che lei predilige, che saranno accolti con entusiasmo da Lou, ansioso di ripresentarsi per la consegna di altro materiale.

“Nightcrawler” di Dan Gilroy (Credits: IMDb)

Da questi primi passi di Lou all’interno dell’economia dei mezzi di comunicazione si denota come i suoi tratti sociopatici riescano a fungere da risorsa per questo lavoro. Il fatto che si spinga oltre un confine etico e morale rispetto agli altri gli conferisce un potere di contrattazione tale che gli permette di ottenere il compenso a lui più consono e la mancanza di empatia lo fa agire senza temere alcuna conseguenza. Questi aspetti sono un chiaro richiamo al mindset affarista che spinge ogni individuo sempre più oltre i confini di decenza umana che vengono sormontati dalla cultura del “niente di personale, sono solo affari”. Le azioni di Lou, infatti, si intrecciano a quelle di Daniel, che in There will be blood stringe accordi creando un’immagine di sé che sia appetibile e vendibile. Lo vedremo sfruttare H.W., un orfano che egli crescerà come un figlio, per facilitare le contrattazioni con i clienti, dipingendo il ritratto dell’uomo d’affari e padre di famiglia, occultando la freddezza del meccanismo dei suoi pensieri rivolti esclusivamente all’ottenere denaro e il monopolio dei terreni più proficui.

“Nightcrawler” di Dan Gilroy (Credits: IMDb)

Lou: «Who am I? I’m a hard worker. I set high goals and I’ve been told that I’m persistent.»

Daniel: «I have a competition in me – I want no one else to succeed.»

Nei loro piani non esiste altro se non l’assoluta necessità di eccellere nel loro campo, niente e nessuno può mettersi in mezzo al raggiungimento del loro successo. Rincorrono un sogno tossico, opprimente, secondo il quale qualunque persona troverà il successo con il giusto atteggiamento e la corretta “etica del lavoro”, quella della filosofia che oggi si spaccia tramite libri, podcast e corsi online dettata dal self help mantra e percorsi di “crescita personale” alienanti. In questo paesaggio asettico e cinico le persone diventano mezzi per un fine personale.

daniel plainview e lou bloom
“Nightcrawler” di Dan Gilroy (Credits: IMDb)

Lou non si limiterà ad essere testimone passivo degli incidenti ma ne diventerà l’artefice, muovendosi tra i luoghi dei vari reati come un vero e proprio cameraman cinematografico, ricercando il perfect shot in grado di catturare l’attenzione del pubblico, soddisfando la richiesta di Nina ma anche per una sua necessità personale. Ometterà informazioni alla polizia, creando una saga su dei sospettati in fuga, trascinerà cadaveri per avere un’inquadratura all’altezza e orchestrerà un inseguimento che si concluderà in tragedia. Daniel, distaccato dalla realtà, allontanerà H.W. e sarà in conflitto con il predicatore della chiesa. Troverà degli stratagemmi per irretire le persone del luogo e accaparrarsi le migliori risorse petrolifere. Nonostante le loro azioni deplorevoli, durante la visione dei film, riusciamo ad entrare in contatto con la loro psiche. Attraverso il loro punto di vista vediamo la strada che vogliono percorrere, il loro realizzarsi e avere un ruolo attivo in questo mondo. Paradossalmente si crea un legame empatico con due personaggi antisociali.

Lou: «What if my problem wasn’t that I don’t understand people but that I don’t like them?» 

Daniel: «I hate people, I look at people and i see nothing worth liking.»

daniel plainview e lou bloom
“Nightcrawler” di Dan Gilroy (Credits: IMDb)

Entrambi si stanziano sulla falsa riga dell’antieroe contemporaneo, animato dall’eredità dei personaggi di Scorsese, come Travis Bickle, che oltre a rappresentare le difficoltà del PTSD (disturbo da stress post traumatico) è senz’altro l’emblema della solitudine e del bisogno di avere uno scopo nella vita. Dall’abisso delle vicende che vede protagonisti questi personaggi vengono alla luce alcuni tra i più grandi problemi della società del XXI secolo. Vediamo come, attraverso una visione capitalista, ma non solo, l’arco narrativo di Lou Bloom sia un successo, come dichiarato dallo stesso regista: «I see it as a the story of a young man who is desperate for work at the beginning of the film and at the end is the owner of a thriving business.»

daniel plainview e lou bloom
“Nightcrawler” di Dan Gilroy (Credits: IMDb)

Lou non ha creato questo mondo e questo modo di lavorare, ne è solo entrato a contatto. Il vero problema è rappresentato da una società che va a premiare le sue azioni, infatti, Lou non fa altro che soddisfare ciò che noi richiediamo. Da queste richieste creiamo un ambiente tossico nel quale ci crogioliamo, dove nasce una competizione estenuante e perpetua tra tutti gli individui, che sono spinti a ricercare uno standard sempre più alto con un appagamento effimero. Viviamo al massimo della velocità, avvelenati da media che hanno cessato di esistere come fonte di informazione in favore dell’intrattenimento, non a caso la vera critica del film è nei confronti di Nina, la direttrice del telegiornale, che chiede a Lou determinati servizi per soddisfare quello che il pubblico vuole, un’informazione opaca, caramellata di notizie flash e scoop, dove vince solo chi è pronto a spingersi talmente oltre da perdere la sensibilità e il contatto con la vera realtà.

daniel plainview e lou bloom
“Il petroliere” di Paul Thomas Anderson (Credits: IMDb)

È la sorte anche di There Will Be Blood, che ci annienta con un finale evocativo, dove assistiamo alla vittoria del capitalismo che annichilisce tutti i valori umani. Daniel, ormai sazio da anni ed anni di arricchimento, riceve in visita padre Eli, il predicatore con il quale ha avuto diversi dissapori, che si rivelerà corrotto. Dopo avergli fatto rinnegare Dio, Daniel brandirà un birillo da bowling e scaglierà la sua ira trucidando Eli, in una sequenza che ricalca l’alba dell’uomo di 2001: Odissea nello spazio, dove gli ominidi capiscono che possono utilizzare le ossa animali come armi. Seduto, offrendoci le spalle, con di fianco il corpo sanguinante del predicatore, Daniel viene sorpreso dal suo maggiordomo che gli chiederà se va tutto bene, al quale Daniel risponderà “I’m finished”. Queste sue ultime parole racchiudono il percorso subdolo che il sistema capitalista ha scavato da anni insediandosi alla base di ogni nostro pensiero.

daniel plainview e lou bloom
“Il petroliere” di Paul Thomas Anderson (Credits: IMDb)

Interessante notare come Eli, mentre cerca di fuggire dal suo triste destino, implori Daniel di risparmiarlo chiamandolo più volte “fratello” riferendosi al legame ecclesiastico che li lega (richiamando la storia di Caino e Abele), dimostrazione di come sia venuto meno il senso di fratellanza che dovrebbe legarci, lasciando spazio all’ira, alla gelosia e all’egoismo. Alla fine Daniel, come personificazione del capitalismo, assume le sembianze della “Terza Rivelazione della Chiesa”, proclamandosi come unica vera religione, come unico credo dell’uomo moderno. Il titolo del film è piuttosto profetico, potrebbe significare che seguendo questa strada ci sarà lo spargimento di molto sangue, oppure fa riferimento al sangue già versato per mettere in piedi questo sistema.

In sostanza, quello che questi due film ci sbattono davanti agli occhi è un vero e proprio trauma generazionale, che affligge e inquina la nostra vita e alla luce di ciò sta a noi decidere se definirci eredi od oppositori.

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