recensione a cura di alberto frosini
Mary Bronstein torna finalmente sul grande schermo con If I Had Legs I’d Kick You, segnando il suo atteso ritorno dopo anni di assenza dal panorama cinematografico. Con questa pellicola, la regista conferma il talento già evidente nel suo seminale esordio low-budget, Yeast, dimostrando ancora una volta la sua capacità di esplorare l’alienazione e l’intimità. La sceneggiatura, intrisa di un’ironia nerissima, si intreccia a una messa in scena claustrofobica, dando vita a un’opera lucida e spietata.
La protagonista, Linda (Rose Byrne), si trova in un momento di profonda crisi: il suo matrimonio non funziona, il suo ruolo di madre sta cedendo di fronte alle difficoltà della figlia, e il consumo di alcool e marijuana la trascina in una spirale autodistruttiva. Per cercare di catturare continuamente le espressioni della protagonista, la regia si concentra su continui e asfissianti primi piani, amplificando la sensazione di soffocamento di Linda, mentre la figlia, personaggio fondamentale nella narrazione, è quasi sempre fuori campo, presente solo attraverso la sua voce acuta, simbolo di un’innocenza distante e inafferrabile.
A peggiorare la situazione, un enorme buco nel soffitto del suo appartamento la costringe a trasferirsi temporaneamente in uno motel vicino con la figlia malata; qui incontra James (A$AP Rocky), il suo vicino di stanza, che si mostra amichevole e tranquillo, mentre il rapporto con il suo terapeuta (Conan O’Brien) diventa sempre più centrale, fino ad esprimersi in un goffo e malcelato interesse sentimentale.
Uno degli aspetti più sorprendenti del film è la prova attoriale di A$AP Rocky e Conan O’Brien, due interpreti non immediatamente associabili al cinema. Entrambi riescono a risultare assolutamente credibili nei loro ruoli, senza mai scadere nel semplice cameo insensato o in una performance amatoriale.
Il lungometraggio si distingue per il contrasto tra il tono grottesco e l’incessante realismo emotivo, infatti, la commedia si unisce quasi indistintamente al dramma in modo spietato: le situazioni più assurde sfociano in momenti di pura disperazione, lasciando lo spettatore in bilico tra il riso e l’angoscia.
La storia di Linda ricorda quella di un boss spietato intrappolato in un declino inevitabile, privo di vie di fuga; il film riesce però a evitare qualsiasi deriva melodrammatica, mantenendo lo stesso un tono implacabile e senza speranza. Ogni tentativo di risalire viene eliminato, ogni speranza si dissolve nel magnifico finale tra le onde del mare. If I Had Legs I’d Kick You è un’opera feroce e senza compromessi, che utilizza l’ironia per scavare in profondità nel dolore umano. Mary Bronstein firma un film che non offre vie di fuga, ma solo uno sguardo impietoso su una donna in lotta con se stessa e con il mondo.
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