Skip to main content

Abbiamo visto in anteprima alla 75° Berlinale l’ultima fatica cinematografica di Bong John-ho. Bravo, Robert Pattinson!

recensione a cura di alberto frosini

Dopo il successo internazionale di ParasiteBong Joon-ho torna alla fantascienza con Mickey 17, un film ambizioso che, pur non essendo tra le sue opere migliori, mantiene il suo tocco distintivo. La pellicola unisce satira sociale, dramma esistenziale e la straordinaria costruzione di un universo fantascientifico, ma presenta anche alcuni difetti che ne limitano l’impatto complessivo. Uno degli elementi più convincenti del film è senza dubbio la performance di Robert Pattinson, che interpreta il protagonista Mickey 17 e il suo clone Mickey 18. Il suo ruolo sdoppiato richiede un notevole sforzo fisico e attoriale, muovendosi tra il grottesco e il comico con una fisicità che ricorda i movimenti di alcuni personaggi dell’animazione giapponese. Pattinson riesce a dare profondità ai “Mickeys”, rendendoli eroi tragicomici continuamente messi alle strette, che inciampano, sbagliano e si autodistruggono in un ciclo continuo di autoduplicazione e annientamento. Inoltre, la messinscena di Bong Joon- ho è, come sempre, curata nei minimi dettagli, da una regia che enfatizza la claustrofobia e l’alienazione del protagonista.

«Mickey 17» di Bong Joon-ho
«Mickey 17» di Bong Joon-ho © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved

I personaggi secondari, pur con il tentativo del regista di dar loro profondità emotiva, risultano meno incisivi e funzionali alla storia rispetto ai comprimari. Nonostante ciò, per quanto in modo macchiettistico, la figura del Presidente della colonia spaziale Kenneth Marshall, interpretato da Mark Ruffalo, oscilla tra un messia, Donald Trump ed Elvis Presley, risultando incredibilmente ben costruita ed esagerata nel modo più divertente possibile. Uno dei principali difetti del film è, però, il ritmo discontinuo. Alcune sequenze sono incredibilmente coinvolgenti, cinetiche e formidabili nel montaggio e nelle riprese; altre risultano immotivatamente incoerenti o ripetitive al fine di spiegazioni non fondamentali. Ci sono, per l’appunto, momenti in cui la narrazione si trattiene sugli stessi concetti, dando la sensazione di una costruzione televisiva piuttosto che cinematografica. Ad esempio, il flashback iniziale che rimanda un po’ ai teen movie comici americani o a topoi tipici della narrazione seriale rimandano a questa dimensione; alcuni passaggi della storia, infine, ritornano e si intersecano in maniera non sempre fluida. A tal proposito, anche il finale appare affrettato, lasciando in sospeso alcuni sviluppi e chiudendo certe linee narrative di alcuni personaggi chiave in modo sbrigativo.

«Mickey 17» di Bong Joon-ho
«Mickey 17» di Bong Joon-ho © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved

Rispetto ad altri film di Bong Joon-ho, come Snowpiercer, dove la linearità della trama era giustificata e confinata negli scompartimenti di un treno attraversati dalla coda alla testa, Mickey 17 sembra invece ambientato in una mappa di un videogioco action e ciò rende tutto più dispersivo e meno incisivo in alcune sequenze più concitate. La pellicola resta comunque un’opera affascinante, con momenti di grande cinema e trovate geniali: in primis la creazione dei “creepers”, le creature native del pianeta colonizzato dagli umani per cui lavora Mickey; questi esseri spaziali, dalle sembianze simili ai tardigradi, colpiscono sia per il loro splendido design che per la loro psicologia semplice e diretta.

«Mickey 17» di Bong Joon-ho
«Mickey 17» di Bong Joon-ho © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved

Con questo ultimo lungometraggio, il regista completa una peculiare trilogia di monster movies insieme a The Host e Okja. Se nel primo la creatura è un carnefice e nel secondo una vittima destinata al macello, in quest’ultimo film questi strani animali si distinguono persino sul piano morale, risultando più etici dell’umanità con cui entrano in contatto. Bong Joon-ho si conferma un autore capace di esplorare tematiche profonde con uno stile personalissimo e umoristico, anche se questa volta il risultato è meno convincente rispetto ai suoi lavori precedenti. Un film coinvolgente, ma non indimenticabile.

Leave a Reply