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di virginia

★★★

Descritto come un musical heist movie, cioè un film di rapina che però rientra anche sotto la categoria del musical, The Score di Malachi Smyth rappresenta il debutto alla regia dello sceneggiatore britannico. Protagonisti sono Mike (Johnny Flynn) e Troy (Will Poulter), due giovani criminali da strapazzo che vagano per la campagna inglese con l’obiettivo di fare un colpo grosso, da cui hanno programmato di trarre un enorme profitto. La storia prende vita all’interno di un café dove i due stanno aspettando delle misteriose persone (nessuno, infatti, ha idea di quale sia il loro aspetto) per portare a termine questa missione e intascare una grossa somma di denaro. Qui incontrano Gloria (Naomi Ackie), addetta alle vendite nel piccolo locale e subito tra lei e Troy sembra scattare una scintilla – ma di questo non si avrà certezza almeno fino alla fine del film.

The Score Malachi Smyth
Will Poulter in “The Score” di Malachi Smyth (Credits: Tallinn Black Nights Film Festival)

Mike e Troy stanno quindi aspettando qualcosa di indefinito, aspettano qualcuno di cui non conoscono né il nome, né l’aspetto, non sanno niente di questa persona e non hanno nemmeno modo, nel tempo che li separa da questo arrivo, di scoprirlo. Si tratta di una situazione assurda, quella in cui si muovono i due protagonisti, assurda come quella descritta da Samuel Beckett in Aspettando Godot, opera teatrale (pubblicata nel 1952 e inscenata per la prima volta nel 1953) che presenta non poche affinità con la storia narrata in The Score. I protagonisti dell’opera di Beckett sono due: Estragon e Vladimir e trascorrono le giornate – come, appunto, suggerisce il titolo – ad aspettare Godot. Nessuno sa chi sia o quale aspetto abbia questo Godot, sta di fatto che i due personaggi non si muovono e continuano ad aspettare la venuta di questa persona.

Locandina della prima rappresentazione di “Aspettando Godot” di Samuel Beckett al Theatre Babylone, Parigi

Godot non si presenta mai sulla scena ma, al suo posto, manda un ragazzo ad annunciare ai due che sta per arrivare, allo stesso modo in cui la misteriosa persona che dovrebbe arrivare nel café per incontrare Mike e Troy realizza una serie di telefonate in cui dichiara che arriverà sulla scena. Nell’attesa, Estragon e Vladimir discutono, arrivando anche a toni accesi e avviando quindi una serie di litigi, proprio come accade ai personaggi del film: Mike, di qualche anno più grande di Troy, non riesce a fare a meno di prendere in giro il ragazzo ed ogni pretesto è buono per umiliarlo in qualche modo. Nonostante i litigi, però, presto i due si rendono conto di dipendere fortemente l’uno dall’altro: in un mondo in cui sono fondamentalmente soli, l’uno rappresenta per l’altro un punto d’appoggio e un riferimento. Se Beckett usava l’espediente di un albero che perde le foglie e cambia colore per evidenziare lo scorrere dei giorni, l’azione nella pellicola si svolge nel corso di una giornata e l’indicazione temporale viene data dal cielo che progressivamente si scurisce.

Johnny Flynn in “The Score” di Malachi Smyth (Credits: Tallinn Black Nights Film Festival)

Oltre a Gloria, che già si trovava nel locale, una serie di personaggi entrano nel café, confondendo i protagonisti: un musicista che subito si mette a suonare il pianoforte e un fotografo dall’aria sinistra, ostinato a voler fare un ritratto di Troy. Non sembrano, però, essere le persone che i due aspettano e così, come sono entrati, allo stesso modo spariscono dalla scena. Per quasi tutta la durata della pellicola, i due aspettano, seduti, parlando del più e del meno. Troy in varie occasioni cerca di approcciarsi a Gloria, che inizia a sospettare delle azioni di questi strani clienti e trovano un terreno comune di conversazione quando si ritrovano a sognare un’altra vita, lontano dalla campagna inglese e dai problemi della loro quotidianità, dove possono finalmente essere felici.

The Score Malachi Smyth
Naomi Ackie in “The Score” di Malachi Smyth (Credits: Tallinn Black Nights Film Festival)

Dall’etichetta di heist movie che è stata data al film, ci si potrebbe aspettare molta più azione e dinamismo. Il genere viene ribaltato e svuotato delle sue principali caratteristiche: dopo lunghe sequenze di stasi, solo verso la fine della pellicola, grazie all’espediente dello split screen, che divide la scena, si assiste a momenti di grande sconvolgimento e concitazione. Oltre a tutta la dimensione dell’attesa, a rallentare il ritmo della storia narrata contribuiscono anche le canzoni, inserite a intervallare alcuni dialoghi. Nonostante il film rientri nel genere del musical, Smyth ha dichiarato che, in un primo momento, non aveva previsto l’inserimento di canzoni nella pellicola. Spiega che il suo esordio alla regia si configurava come un film dal basso budget e che le canzoni, che più di ogni altro elemento rendono originale la pellicola proprio per questa insolita unione di generi apparentemente molto distanti, sono state aggiunte successivamente. Tutta la musica presente nel film è stata composta da Johnny Flynn; si tratta di una serie di canzoni rielaborate e riarrangiate per la pellicola ma che appartengono a diversi album già pubblicati in precedenza dal cantautore inglese. La funzione di questi intermezzi musicali non è tanto narrativa quanto introspettiva: il tempo della narrazione si dilata per lasciare spazio ai monologhi interiori dei personaggi, espressi attraverso i testi delle canzoni.

The Score Malachi Smyth
Will Poulter sul set di “The Score” di Malachi Smyth

La scelta di unire questi due generi è sicuramente una delle più originali, ma, talvolta, la fusione non risulta particolarmente lineare e liscia. Il cast, seppur molto ridotto, riesce bene nel compito di portare avanti una storia ambientata in una sola location e dalla trama molto semplice, facendo risultare la pellicola come un promettente esordio per Malachi Smyth.

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