approfondimento a cura di virginia maciel da rocha
COrto Botanico – Como Short Film Days è il festival di cortometraggi che si terrà allo Spazio Gloria di Como, dal 21 al 23 novembre. Alla sua prima edizione, la rassegna raccoglie film che abbiano come tema fondamentale quello delle radici e del rapporto dell’individuo con la comunità.
Il tema della radice è, probabilmente, uno degli argomenti più trattati e affrontati nel corso della letteratura — o delle arti, in generale. A partire da un comportamento caratteristico delle piante, il termine «radice» finisce per indicare diverse situazioni e comportamenti, riferiti all’ambito umano e non. La proposta di Corto Botanico è, infatti, quella di seminare e di concepire la cultura come un «terreno fertile», dove potersi radicare per coltivare connessioni da far crescere in tempi molto bui, culturalmente parlando. Non è, però, solo in riferimento al radicamento delle piante che il Festival ha costruito i propri valori; il messaggio e il riferimento alla botanica passa anche attraverso l’eterogeneità dei contenuti e delle forme cinematografiche sperimentate: dal cinema d’animazione a quello di finzione, passando per il genere documentario. All’interno del palinsesto, che si divide tra cortometraggi in concorso e fuori concorso, abbiamo infatti ritrovato una molteplicità di punti di vista sia nel modo di affrontare determinati argomenti, sia nella messa in scena. Nell’attesa che il festival inizi, lasciamo qui alcuni suggerimenti e spunti di visione.

La serata di venerdì 21 novembre è dedicata ai cortometraggi fuori concorso. A questa categoria appartiene Hard Rain Noon (2025) diretto da Mounir Derbal. Recuperando una serie di filmati d’archivio, a cui sono state aggiunte alcune interferenze in post produzione, il cortometraggio racconta la storia di due automi che si incontrano e, raccontando le proprie impressioni l’una all’altra, stabiliscono un legame. La scoperta del mondo circostante passa attraverso sequenze prima astratte, poi figurative, infine sinestetiche: ai suoni che genericamente associamo ai macchinari si sovrappongono fotogrammi di fiori ed elementi naturali. Partendo da un vasto materiale già a disposizione di chiunque, Hard Rain Noon non riflette solo sulla connessione che l’uomo ha con l’ambiente che abita e come la tecnologia possa avere un’influenza su quest’ultimo, ma mostra una via alternativa per raccontare storie: le immagini esistono già, basta saperle osservare.

Sempre tra i cortometraggi fuori concorso troviamo Memoria di legno di Ambra Lupini, cortometraggio in tecnica mista, tra riprese in digitale e found footage, incentrato sul concetto che anche gli alberi, in particolare il legno, possono, a modo loro, coltivare ricordi e reminiscenze. Lupini affronta un tema secolare (già caro a Hitchcock, se pensiamo alla sequenza nel bosco / santuario delle sequoie in Vertigo!), riadattandolo al contesto contemporaneo e documentando la compresenza dell’uomo nel paesaggio composto, prevalentemente, da alberi e boschi. A ogni elemento naturale viene dedicata particolare attenzione: dalla camera fissa che si sofferma sulle foglie, fino al macro ingrandimento del pulviscolo che fuoriesce dalla lavorazione del legno: ognuno di questi particolari rappresenta una parte che compone il tutto e che, in ultima istanza, fornisce all’umanità una dimora e un posto sicuro dove abitare. Il tema della genealogia, evocato attraverso i riferimenti alle piante, viene collegato alla famiglia che abita una “casa di legno”, con le inquadrature che si soffermano su alcune fotografie sparse e i filmati d’archivio che testimoniano il lavoro a monte dell’abitazione — o, più propriamente, attività professionale dismessa.

A partire da sabato 22 novembre, verranno proiettati i cortometraggi in concorso, insieme a un fitto programma di talk e laboratori. Cambiando completamente tecnica, il cortometraggio di animazione Hunter Gatherers (2024) di Chiara Zilioli, ci porta all’interno di una dimensione ancora più naturale — ammesso che si possa dare un concetto univoco del termine «natura»! — e che ricorda un tempo lontano, in cui l’uomo non aveva ancora iniziato a costruire intorno a sé. Facendo riferimento alla formula scolastica di cacciatori-raccoglitori, osserviamo la storia di una giovane donna a cui capita un evento inaspettato e che nemmeno lei stessa aveva previsto, praticando, appunto, la caccia-raccolta. L’animazione bidimensionale di Zilioli, accompagnata soltanto dalla musica di Pietro Bagni, restituisce un’atmosfera sognante e quasi favolistica, mantenendo comunque un messaggio fondamentale alla base della breve storia narrata, e cioè che per vivere in armonia su questo pianeta, non possiamo pensare di continuare a prevaricare sul resto delle specie animali.

Per maggiori informazioni trovate qui il programma completo! Ci vediamo a Corto Botanico e nel frattempo ci auguriamo che anche il cinema abbia una diffusione, a questo punto, rizomatica.



