di giulia
Ho recentemente già parlato di Ryūsuke Hamaguchi, esprimendo il mio apprezzamento per il regista e il suo ultimo lavoro, Il male non esiste. Per quanto questo suo nuovo film mi sia piaciuto, è Drive My Car a rimanere al centro del mio cuore, stabile in una posizione molto alta nella mia personale lista delle pellicole più belle degli ultimi anni. C’è però una cosa negativa che il tanto successo di questo film ha portato dopo la sua premiere a Cannes74, ovvero far passare leggermente in secondo piano un altro gioiello del regista giapponese, che lo stesso anno ha vantato la vittoria di premi come l’Orso d’argento della Berlinale: Il gioco del destino e della fantasia.

Suddiviso in tre episodi distinti e separati tra loro, Il gioco del destino e della fantasia ha comunque un filo conduttore comune a tutte le storie, che risiede nei legami umani. Che si tratti di incontri casuali o segnati dal destino, Hamaguchi cerca di farci capire quanto possa essere talvolta fondamentale, e incidente sulle nostre esistenze, anche la più piccola interazione con l’altro. Sono molti i film che, negli ultimi anni, hanno utilizzato l’espediente del dividere la storia raccontata in diversi “capitoli”. Mi viene subito in mente Promising Young Woman di Emerald Fennell, le cui sezioni servono a precisare le diverse fasi del piano di vendetta di Cassie (Carey Mulligan); oppure anche The Worst Person in the World di Joachim Trier, suddiviso invece in vignette temporali che si concentrano sui diversi aspetti della vita di Julie (Renate Reinsve), per esaltarne gli eventi che hanno portato alla sua evoluzione personale. Hamaguchi invece, pur mantenendo invariato il suo stile, con questi episodi racconta storie di vita discordi tra loro, riuscendo ogni volta a dare un senso di completezza ai suoi personaggi, compito non banale data la breve durata degli spezzoni.
Episodio 1: “Magia (o qualcosa di meno rassicurante)”

Questo primo episodio inizia su un set fotografico. La modella Meiko (Kotone Furukawa) e la sua migliore amica Tsugumi (Hyunri) finiscono di lavorare e decidono di prendere un taxi insieme per tornare a casa. Inizia così una scena che dura per la maggior parte della durata di questo segmento, dove le due ragazze semplicemente parlano tra di loro. Sono ricorrenti nel lavoro di Hamaguchi queste situazioni dove la narrazione segue il tempo effettivo delle conversazioni, aspetto che molti potrebbero considerare un rallentamento eccessivo del racconto, ma che a mio avviso, invece, è ciò che rende il cinema del regista così realistico. Scopriamo insieme che Tsugumi ha recentemente trovato un fidanzato, nonostante il suo essere timida e tradizionale, a differenza dell’amica, che la prende in giro per l’imbarazzo da lei dimostrato quando le vengono fatte domande intime su questo suo nuovo amore. Tutto sembra perfetto, ma Tsugumi rimane dubbiosa, rivelando all’amica che la sua cautela nei confronti di quest’uomo risiede nel fatto che, secondo lei, è troppo visibile come lui non è ancora riuscito a dimenticare la sua ex.

Lo spettatore attento qui può iniziare a notare un’irrequietezza crescere in Meiko, irrequietezza che comprenderemo soltanto quando, una volta lasciata l’amica a casa, la ragazza si recherà allo studio di Kazuaki (Ayumu Nakajima), il suo ex ragazzo, nonché attuale amore di Tsugumi. Che si trattava di lui l’ha capito solo lei e, dopo un litigio che porterà di nuovo a galla sentimenti passati, Meiko rimane l’unica che può fare i conti con questa situazione. Il tutto chiaramente si complica quando i tre si incontreranno in un caffè il giorno seguente: Tsugumi fa sedere Kazuaki, introducendolo all’amica come il suo ragazzo. I due fanno finta di non conoscersi. Per un attimo si perderanno qui i confini tra fantasia e realtà, lasciando lo spettatore in sospeso tra quello che Meiko vorrebbe dire e quello che dirà realmente, dimostrando come, talvolta, le casualità della vita ti portano a lavorare su te stesso e su quei sentimenti irrisolti che, senza neanche accorgertene, non ti lasciavano libero.
Episodio 2: “Porta spalancata”

Il secondo episodio racconta la storia di uno scandalo. Nella prima scena vediamo lo studente Sasaki (Shôma Kai), implorare il famoso professore Segawa (Kiyohiko Shibukawa) di non bocciarlo al suo esame e, di conseguenza, di non rovinargli la carriera appena iniziata. Inutile dire che il professore non si mostra in nessun modo disposto ad accettare le preghiere del giovane, il quale decide quindi di pianificare una vendetta. Sasaki chiederà a Nao (Katsuki Mori), sua collega più grande – con la quale ha una relazione nonostante lei sia sposata e con un figlio –, di sedurre il professore, registrarlo e diffondere la notizia. Nao chiederà così un incontro a Segawa, inventandosi di essere una sua ex studentessa con domande riguardo all’ultimo romanzo dell’uomo, libro che si rivelerà essere particolarmente erotico. La lunga conversazione tra i due prende però una svolta inaspettata: il professore si mostra fedele ai suoi principi, forte nell’animo e brillante come tutti dichiaravano che fosse, tanto che sarà al contrario Neo a sentirsi così a suo agio nel parlare da finire in qualche modo per essere attratta da lui.

La ragazza rivelerà così tutto al professore, scusandosi e dicendogli che avrebbe cancellato la registrazione, ma solo dopo che lui le avesse promesso di riascoltarla e pensare a lei ogni qual volta avesse sentito il bisogno di darsi piacere. Anche se di forti principi, Segawa è pur sempre solo un uomo qualunque, così accetta la proposta. Nao quella sera, come promesso, invia l’audio al professore, ma per colpa di un errore di battitura nell’indirizzo mail il contenuto finisce per arrivare direttamente all’amministrazione dell’Università. La carriera di Segawa è adesso rovinata, come il matrimonio di Nao. Anni dopo, su un autobus, la donna incontrerà Sasaki, unico ad essere uscito illeso da quell’evento. Il ragazzo le racconta che adesso è all’apice della sua carriera e sul punto di sposarsi, non manifestando segni di rammarico per il passato. Nao, mostrandosi dapprima indifferente, deciderà sul finale di dare un bacio a Sasaki proprio prima di scendere alla sua fermata, lasciando il ragazzo confuso e in sospeso. Bisogna stare attenti a sotterrare senza rimorso gli errori passati, dato potrebbero sempre ripresentartisi davanti, soprattutto quando ci sono altre vite coinvolte.
Episodio 3: “Ancora una volta”

L’ultimo episodio, nonché il mio preferito, racconta di due donne, ma per mettere le basi della loro storia la narrazione si apre con una premessa che possiamo definire di fantascienza. Nel 2019, un inspiegabile virus ha attaccato i computer e qualsiasi dispositivo elettronico del mondo, risultando in una perdita di dati così grande da costringere tutti a tornare ai vecchi metodi di comunicazione analogici. Natsuko (Fusako Urabe) viene inaspettatamente invitata a una rimpatriata del liceo. Avendo perso il lavoro, essendo lei una programmatrice, e ritrovatasi con tanto tempo libero a disposizione, la donna decide di presentarsi all’evento. Basterà poco tempo in presenza delle sue vecchie compagne di classe per far tornare alla memoria un disagio che lei aveva provato per lungo tempo da giovane, nonostante tutte si fossero mostrate estremamente gentili. Decide così di andarsene quando alla stazione, sulle scale mobili, si imbatte nella vera persona che l’aveva spinta a tornare nella sua città d’origine, l’unica persona che sperava di incontrare.

Le due si salutano con affetto e iniziano così a parlare del passato, senza però mai chiamarsi per nome. Ci vorrà del tempo prima che la donna dica la verità a Natsuko: lei non è la persona che stava cercando – che capiamo essere non solo un’amica ma un vero e proprio amore concluso in maniera infelice –, e si è comportata come se si conoscessero solo perché l’affetto con cui Natsuko l’aveva salutata alla stazione le aveva fatto, anche solo per un secondo, pensare che fosse vero. La donna, che scopriamo chiamarsi Aya (Aoba Kawai), a quel punto percepisce i sentimenti della sconosciuta di fronte a lei, decidendo quindi di continuare a “recitare”, così che Natsuko possa finalmente dire tutto quello che si era tenuta dentro per decenni. Ne risulta una conversazione a cuore aperto dove entrambe capiscono qualcosa in più di sé stesse, grazie a questo incontro fortuito e casuale. A volte tutto quello che serve è una persona che ti ascolti apertamente, senza giudicare, pronta a capirti.
Ponendo l’attenzione e raccontando con tanta cura queste storie e queste vite, Hamaguchi si presenta come una di queste persone.