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di giulia

Prima di entrare in sala per la visione di Gloria!, debutto alla regia di Margherita Vicario, ho fatto un errore. Essendomi persa la premiere e spinta dalla curiosità, sono andata a sbirciare un attimo qualche titolo di giornale, per capire da che parte si stava ponendo la stampa. Leggo che, a quanto pare, il film è stato fischiato alla proiezione per la stampa. Nella mia umile esperienza nel mondo dei festival del cinema, i fischi a fine film mi sono capitati poche e rare volte; quindi, mi sono chiesta cosa mai avesse combinato Vicario per ottenere una reazione del genere. Me lo sono chiesta durante la visione di tutto il film ma anche una volta finito, perché in realtà Gloria! è, a mio avviso, un prodotto ben riuscito. 

“Gloria!” di Margherita Vicario (Credits: Tempesta Film).

Siamo a Venezia, all’inizio del 1800, nel convento di Sant’Ignazio: casa di orfane e giovani abbandonate, alle quali veniva lì insegnato a cantare e suonare. O almeno, quasi a tutte, dato che comunque vediamo fin da subito disparità tra le ragazze facenti parte dell’orchestra e quelle addette alla servitù. Tra quest’ultime c’è Teresa (Galatea Bellugi), giovane apparentemente muta ma con una visibile inclinazione per la musica. Vicario chiarisce fin dall’inizio la premessa fondamentale di questo film: si tratta di un period drama, è vero, ma talvolta lo spettatore si dovrà ricordare di mettere da parte le regole sull’accuratezza storica, soprattutto quando parliamo della musica. Niente che Sofia Coppola e la sua Maria Antonietta non abbiano già fatto da molto tempo, tuttavia Gloria! si inserisce bene in questo discorso, sfruttando a suo favore quei cliché da film per le masse che qui sono presenti, ma riescono a non cadere in ricorrenti banalità. 

“Gloria!” di Margherita Vicario (Credits: Tempesta Film).

La routine all’interno del convento verrà a un certo punto interrotta da una notizia: il Governatore informerà il sacerdote maestro d’orchestra e compositore Perlina (Paolo Rossi) che Papa Pio VII sarà di passaggio a Venezia e ha deciso di onorare la chiesa di Sant’Ignazio con una visita durante la messa. Per questa grande occasione il Maestro ha un mese di tempo per scrivere nuove musiche, impeccabili, da presentare a Sua Santità. Chiaramente, sarà il panico a vincere: le settimane passano ma Perlina non fa altro che accartocciare e buttare via spartiti vuoti. Contemporaneamente a questo, altri equilibri da sempre esistenti all’interno del collegio verranno improvvisamente a vacillare. Durante le pulizie delle cantine, Teresa trova qualcosa di mai visto prima: uno dei primi prototipi di pianoforte, allora strumento ancora sconosciuto. Noi spettatori sappiamo che si tratta di un dono fatto al convento da un famoso artigiano tedesco, ma nascosto da tutte le ragazze in quanto “strumento del demonio”. 

Galatea Bellugi in “Gloria!” di Margherita Vicario (Credits: Tempesta Film).

Teresa inizia a recarsi lì ogni notte per suonare da sola, fino a quando non verrà scoperta da Lucia (Carlotta Gamba), primo violino e grande prodigio della musica, e dalle sue inseparabili compagne Bettina (Veronica Lucchesi, forse meglio conosciuta come una metà del duo La Rappresentate di Lista), Marietta (Maria Vittoria Dallasta) e Prudenza (Sara Mafodda). Le ragazze, impressionate dall’incredibile e a tratti sovrumano talento di Teresa, decidono di non fare la spia e iniziano così a ritrovarsi ogni notte nelle cantine, dando vita insieme a nuove musiche mai esistite prima. Qua, come già accennato, dobbiamo iniziare a lasciar perdere il realismo. Senza fare troppi spoilers, l’unione di queste giovani donne riuscirà a passare un messaggio semplice e chiaro: nonostante tutti coloro che le circondano provino a dire il contrario, loro hanno valore, esistono, insieme al loro talento, e nessuno potrà tenerle nascoste o lasciarle a un destino dove verranno inevitabilmente dimenticate. 

“Gloria!” di Margherita Vicario (Credits: Tempesta Film).

Senza pretese troppo ambizione, questo è sostanzialmente il cuore di Gloria!. Avrei preferito che il film riuscisse a spingersi oltre la pur sempre onorevole intenzione di ricordare l’esistenza di artiste e compositrici da tempo dimenticate, perché mai riconosciute del loro lavoro. Invece, la struttura della narrazione porta il film a concludersi con un finale piuttosto prevedibile, seppur piacevole. Questo però non deve per forza essere considerato un punto a sfavore, dato che il film stesso, come enuncia una frase prima dei titoli di coda, ha l’intento di raccontare il talento di queste donne “schiacciate come fiori secchi fra le pagine della storia”. Obbiettivo, quindi, pienamente raggiunto. 

Elio e Carlotta Gamba in “Gloria!” di Margherita Vicario (Credits: Tempesta Film).

Il senso di unione che cresce lentamente una volta che le protagoniste iniziano a conoscersi e l’energia che metteranno nel dimostrare a tutti il loro talento riusciranno a rendere il film apprezzabile da un largo pubblico. Nonostante gli accennati e purtroppo non abbastanza sviluppati tentativi di trattare altri argomenti oltre quello della riscoperta musicale e personale delle giovani – mi riferisco all’occulto motivo per cui Teresa è entrata nel convento, o anche al rapporto del Maestro Berlina con il giovane cantante Cristiano (Vincenzo Crea) – Gloria! è riuscito a superare le mie aspettative. Stiamo pur sempre parlando di un debutto alla regia, non scontato per nessuno, anche (forse soprattutto) per qualcuno che il cinema l’ha sempre vissuto. 

“Gloria!” di Margherita Vicario (Credits: Tempesta Film).

In conclusione, Margherita Vicario ha usato bene le sue carte, ha unito la sua storia da cantante e attrice per creare un prodotto non pretenzioso e capace di fare leva sui punti giusti. Forse, dopo un’ipotetica seconda visione, la mia attenzione potrebbe finire per concentrarsi maggiormente su quegli aspetti che avrei voluto fossero stati portati più avanti e, di conseguenza, farmi apprezzare meno la complessità del film. Per il momento, però, rimango felice di questa prima proiezione alla Berlinale, seduta di fianco a un anziano uomo tedesco che si è fatto grandi risate ogni volta che Elio, proprio quello di Elio e le Storie Tese, è comparso sullo schermo come fedele aiutante delle nostre musiciste. 

Giulia

Nouvelle Vague, arti visive e ramen istantaneo. Non mi piace parlare di me, ma mi piace parlare di film.

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