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di giulia

La nostra terza giornata di questa Berlinale è iniziata raggiungendo vette molto alte grazie alla visione del primo lungometraggio della regista Celine Song, Past Lives. Prodotto dalla A24 — che per l’ennesima volta non ci delude — questo film, ispirato dalla vita della regista, con la sua delicatezza e la sua umanità riesce a emozionare lo spettatore, che da subito, anche senza senza sapere dove questa storia andrà a finire, si sente legato ai personaggi. Già la sola visione del film mi aveva conquistata, lasciandomi addosso la sensazione di aver assistito a qualcosa di ancora più profondo di quello che risulta all’apparenza e successivamente la partecipazione alla conferenza stampa ha fortemente confermato la mia opinione. 

Greta Lee e Teo Yoo in “Past Lives” (Credits: Berlinale / A24)

La prima domanda ha subito fatto leva sul lato emotivo, Past Lives di Celine Song viene definito bellissimo e umile. Una scena focale si ripropone sia all’inizio che verso la fine del film: un’inquadratura sui personaggi principali, una voce fuoricampo che cerca di capire la relazione fra i tre tirando a indovinare con diverse ipotesi. La ragazza asiatica e il ragazzo asiatico stanno insieme? Il ragazzo bianco è un amico? Oppure il contrario? Sono fratelli? Sono colleghi di lavoro? Si sono appena conosciuti? O si conoscono da tutta la vita? A queste domande verrà poi data risposta, ma da cosa è nata questa scelta di partire e tornare circolarmente a questa scena, una delle poche che vede i tre protagonisti confrontarsi allo stesso momento? Song parte spiegando «sta tutto dietro la mia esperienza personale: la scena che vediamo all’inizio è un momento che ho realmente vissuto insieme a mio marito e al mio childhood sweetheart, gli occhi curiosi della gente sono stati puntati su di me in prima persona. Questo mi ha portato a riflettere ed è nato in me il desiderio di voler spiegare questo mistero, di aprirmi e raccontare a tutti la storia che stava dietro a questo bizzarro trio.» 

Dopo l’introduzione dei protagonisti un flashback ci riporta indietro di 24 anni, nella periferia di Seoul, dove due dodicenni passano insieme le loro giornate e, senza accorgersene, danno vita a un legame che si rivelerà molto più profondo di quello che loro possano immaginare. La madre di Na Young (Greta Lee) si accorge di questa connessione e decide di organizzare un “appuntamento” tra lei e Hae Sung (Teo Yoo), così da poter aiutare la figlia ad avere dei “ricordi felici” della Corea. Scopriremo subito dopo che la famiglia di Na Young — che presto cambierà il suo nome in Nora — ha deciso di emigrare in Canada, sperando così di alimentare le ambizioni delle proprie figlie. Hae Sung e Nora passano i loro ultimi momenti insieme fino a che un giorno, sulla strada di casa, non si dicono addio. Ma questo saluto, sarà davvero per sempre? 

“Past Lives” (Credits: A24)

Un nuovo salto temporale di dodici anni ci porta a conoscere una Nora che adesso vive a New York, studiando per diventare una scrittrice, piena di ambizioni riguardanti il proprio futuro. Greta Lee spiega in conferenza «quello che volevamo far passare era l’idea della donna che si concentra sulla carriera conoscendo se stessa ed essendo sicura dei propri sogni. Nora è diversa dalla normale protagonista femminile dei film romantici, che spesso e volentieri cerca di riempire il suo vuoto interiore con l’amore. Non è questo il caso, Nora è già “piena” e soddisfatta della propria vita e delle proprie scelte, l’amore per lei non è l’obbiettivo finale, bensì qualcosa in più, presente per coronare la vita da lei creata.» Tao Yoo aggiunge subito dopo «ci tengo un attimo a precisare che la nostra storia non riguarda il genere, ovviamente il fatto che sia la protagonista femminile a privilegiare se stessa e le sue scelte è fondamentale, indipendentemente dalla sua relazione con i due personaggi maschili. Si tratta di un universo nel quale questi tre umani sono uniti dal desiderio di imparare a capirsi.»

Greta Lee e Teo Yoo in “Past Lives” (Credits: A24)

Dopo questo intervento non tardano ad arrivare domande su come gli attori abbiano fatto a lavorare insieme per creare questo clima di rispetto e comprensione: avete fatto molte prove? Quanto il background teatrale della regista ha influenzato la sceneggiatura e, di conseguenza, il prodotto finale del film? «La sceneggiatura deve essere più legata alla narrazione visiva, e per quella sono gli attori a fare la gran parte del lavoro.» Tao Yoo spiega che hanno seguito molte tecniche di preparazione teatrali mentre si approcciavano ai propri ruoli: «Celine non ci ha permesso di toccarci durante le prove, e anche gli incontri erano controllati, una delle prime volte che io e John (riferendosi al collega John Magaro) ci siamo incontrati è stato quando abbiamo girato la prima scena dell’incontro anche di Hae Sung e Arthur, questo ha contribuito all’energia che vedete sullo schermo. Questo approccio può essere rischioso, ma per il nostro scenario è stato perfetto.» John Magaro conferma: «Celine ha aiutato molto durante l’intero processo, così come la troupe, ed è per questo che ci siamo riusciti.»

Greta Lee e John Magro in “Past Lives” (Credits: A24).

Uno dei tanti punti forti del film sta appunto in questo rispetto che si crea tra i due personaggi maschili. Quello che a primo avviso potrebbe sembrare il trope di un classico triangolo amoroso si rivela in Past Lives qualcosa di diverso, di nuovo, di più umano. Tutti lavorano per essere adulti ed essere presenti l’uno per l’altro, il tutto si riduce al modo in cui cercano di prendersi cura l’uno dell’altro. Celine ci rivela di aver chiesto a Greta di raccontare a entrambi i suoi colleghi, in situazioni separate, com’è stato lavorare insieme con l’altro. John dice «Mi ha incuriosito molto la storia, siamo persone progressiste e mi piace che il film lo dimostri. Mi sono davvero commosso durante le riprese, io stesso nella vita sono sposato con una donna coreano-americana e capita che a volte mi senta ancora un estraneo nei confronti di una parte di lei, questo era davvero qualcosa che era in me e che spero di aver reso sullo schermo con chiarezza.» Greta contribuisce spiegando «per me sembravano due film diversi, era come se gli scambi fossero sempre volubili, mi sentivo completamente un’altra persona quando ero con uno o con l’altro. Questo è uno dei temi centrali.» Per Nora infatti Hae Sung è lo stereotipo di ogni ragazzo coreano, forse anche l’immagine della Corea stessa. Allo stesso tempo però, è anche l’unico uomo su un pianeta di miliardi di persone che sa chi era Nora prima del più suo grande cambiamento che ha portato a tutta la sua vita adulta. Conosce l’unica Nora che Arthur non potrà mai incontrare e che non potrebbe sperare di capire nemmeno se ci provasse. Arthur però rimane estraneo alle solite narrative, non rivelandosi mai come “il malvagio marito bianco americano che ostacola il destino”. La sceneggiatura di Celine Song si rifiuta di dipingere i personaggi in modo prevedibile, le persone di Past Lives sono moderne, reali e umane. 

Il cast insieme a Celine Song durante la conferenza.

Greta Lee si definisce ottimista su ciò che da oggi potrà definire quali saranno i parametri di un “film americano”: «potrà essere incentrato su persone che di solito non si vedono e su nuove storie che di solito non si sentono. Attraversare i confini e connettere gli esseri umani.» La scena tra Arthur e Nora dove lui espone alla moglie le sue insicurezze dicendo esattamente quello che lo spettatore sta pensando dimostra la sensibilità di questa sceneggiatura. Lui non è solo un marito, è qualcuno che la capisce, che la accetta e che rispetta la sua storia.

«Riprendendo il concetto coreano di In-Yun, central nel film, il quale suggerisce che le persone sono destinate a incontrarsi se le loro anime si sono sovrapposte un certo numero di volte in precedenza, pensate abbiate avuto anche voi delle vite precedenti gli uni con gli altri?» è stata l’ultima domanda fatta a tutto il cast. Celine quasi commossa sorride e risponde che anche se non lo potremo mai sapere con certezza, le piace pensare che tutti noi in quella stanza, per qualche motivo, siamo arrivati a trovarci insieme a discutere del suo film, e questo dovrà pur voler dire qualcosa. Mi fermo qua perché non voglio dare via troppo di questa storia che va vissuta e capita per conto proprio. Non vedo l’ora che questo film arrivi al mondo. Concludo dando un ultimo consiglio, prima della visione ascoltate Motion Picture Soundtrack dei Radiohead e ricordatevi la voce di Thom Yorke che dice “I will see you in the next life”.

Giulia

Nouvelle Vague, arti visive e ramen istantaneo. Non mi piace parlare di me, ma mi piace parlare di film.

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