Dopo avervi presentato la nostra serie di film “non” classici – che hanno poco o niente a che fare con il Natale ma che comunque, per qualche strano motivo, associamo alle festività – non ci siamo comunque scordati di chi preferisce seguire le tradizioni per cogliere la magia natalizia nell’aria. Ecco a voi cosa ci piace guardare sotto le coperte nel periodo che precede e segue il Natale.
Il diario di Bridget Jones non stanca mai
di giulia
Ancora una volta, senza un briciolo di rimorso o di rimpianto, mi ritrovo a cadere nel vortice pericoloso dei classici della commedia romantica, sia belli che brutti, e sono felice di ammettere che — ogni tanto — ci vuole proprio. Il Diario di Bridget Jones è il prototipo perfetto per il genere, il che significa che sì, tutto è completamente prevedibile dall’inizio alla fine. Ma c’è forse qualcosa di male in questo? La genuinità di una commedia che non aspira ad essere niente di più di un film pronto a metterti di buon umore è il suo punto forte, nonché il motivo per cui questo film, non importa quante volte venga visto, non stanca mai. Nonostante la trama dai colpi di scena dichiarati e i personaggi scritti seguendo i più classici degli stereotipi non si può negare il suo continuo successo. Il carisma di Daniel Cleaver (Hugh Grant), la premura impacciata di Mark Darcy (Colin Firth), ma sopratutto l’estrema simpatia di Bridget (Renée Zellweger) rendono il film iconico in tutti suoi aspetti, allo stesso tempo romantico e divertente: tutto ciò di cui a volte si ha bisogno per staccare la testa e raggiungere la spensieratezza tanto necessaria durante le feste.
Bridget Jones fa sempre eccezione. Ci ha dato uno sguardo alla “Nuova Donna Moderna”. Forse una delle prime rappresentazioni di una “eroina” goffa, volgare, costantemente sopra le righe. Anche se descritta e presentata come una “everywoman“, il suo personaggio è in realtà molto specifico: bianco, privilegiato, gentile, non un oratore di grande talento. Ciò che è universale è il modo in cui rende comico il fatto di vivere sotto una specie di tirannia molto familiare. Si strappa fa la ceretta, solo per partecipare a un evento di lavoro in cui la sua intelligenza viene derisa, per poi tornare a casa con il capo che la infastidisce. Vuole essere magra perché vive in un mondo che premia la magrezza. Vuole un partner perché è socialmente punita per non averlo e perché convinta che la solitudine sia la più grande delle pene. Bridget non sta cercando di sfidare o rafforzare lo status quo, ed è per questo che potete immedesimarvi in Bridget. Non sa dove sta andando o cosa vuole, ma è pronta a scoprirlo. Questo è uno dei tanti aspetti di questo film che lo rende così intramontabile. Bridget è un personaggio di finzione, ma con il quale ci si può confrontare realisticamente.
The Holiday: I’m Mr. Brightside!
di alessia
Esistono film verso i quali si nutre una viscerale e irrazionale necessità di rewatch che cresce all’avvicinarsi di un periodo specifico: il Natale. The Holiday rientra perfettamente in questa categoria. Diretto da Nancy Meyers e uscito nel 2007 in Italia con il titolo L’amore non va in vacanza, avrà forse incrociato la vostra vita con l’iconica clip di Cameron Diaz che canta, o per meglio dire urla, Mr Brightside ubriaca, o almeno per me è stato così prima di vederlo.
La pellicola segue le esperienze di due donne, Amanda (Cameron Diaz), un’editor di trailer cinematografici appena separata dal fidanzato, e Iris (Kate Winslet), una giornalista ancora innamorata del suo ex, che si scambiano le proprie abitazioni per prendere una pausa dalle rispettive vite. Il film è un concentrato di trope della commedia romantica (amanti del “friends to lovers” parlo proprio a voi) ed è la familiarità dei personaggi e delle vicende e le atmosfere fiabesche di una LA natalizia e di un cottege inglese in un paesino sperduto che lo rendono il film perfetto da accompagnare a un English Breakfast e una coperta di lana.
Mamma, ho perso l’aereo!
di gemma
È un dato di fatto: la parte più bella del Natale è il periodo che lo precede. Appena compaiono le prime insegne luminose e i primi alberi addobbati comincia a diffondersi nell’aria lo spirito natalizio e con esso riaffiorano i ricordi d’infanzia, quando l’arrivo di dicembre significava solo giochi, regali e vacanze. Ricordo che al tempo l’avvicinarsi delle festività era scandito dal succedersi dei film che trasmettevano in prima serata al sabato sera: nel momento in cui sui palinsesti cominciavano ad apparire i primi titoli di Natale – che, puntualmente, si ripetevano uguali di anno in anno – il momento tanto atteso era arrivato. Tra tutti quei film visti e rivisti ce ne è uno in particolare che, a mio avviso, ha tutti gli ingredienti giusti per catapultarti con forza nell’atmosfera natalizia: Mamma, ho perso l’aereo (1990). La commedia, prima della serie cinematografica conosciuta in America con il titolo Home alone, non ha bisogno di presentazioni.
L’iconica scena in cui il piccolo Kevin (Macaulay Culkin), il vivace e intraprendente protagonista, sfoga la sua rabbia urlando: “Questa casa è così piena di gente che mi fa vomitare, voglio vivere da solo!” assume un’amara ironia alla luce di quanto avverrà nelle scene successive. Il bambino, infatti, rimasto solo in una Chicago innevata, dimenticato dalla sua famiglia durante la turbolenta partenza verso l’aeroporto, si trova costretto a passare le vacanze natalizie in solitudine. Si sono così realizzati i suoi desideri della sera precedente, ma la vicenda si fa subito movimenta quando due maldestri ladri puntano proprio la via dovesi trova la sua abitazione. Il confronto tra i due ladri, desiderosi di svaligiare la villetta, e il piccolo dimenticato dalla famiglia assume presto le sfumature di una rocambolesca e divertente sfida, capace di tenere incollati allo schermo grandi e piccini.
All’avventura si aggiunge poi quella miscela di nostalgia e dolcezza quando Kevin, il giorno della Vigilia, comincia a sentire la mancanza della sua famiglia e quella casa vuota, dove ha dato prova della sua astuzia e del suo coraggio, inizia a stargli, paradossalmente, stretta. La lieta conclusione della vicenda del vecchio Marley, il solitario e scorbutico vicino di casa, che sul finale riesce, come il protagonista, a ricongiungersi con la famiglia per il 25 dicembre, contribuisce inoltre a dare alla pellicola quel tocco di magia che in una commedia natalizia non può mai mancare. Perché alla fine, come insegna Mamma, ho perso l’aereo, è proprio questo il bello delle feste: trascorrere momenti di convivialità in famiglia, magari (ri)vedendo uno dei classici film di Natale.