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approfondimento a cura di giulia gelain

Shirley Jackson è stata la scrittrice che forse più di tutti è riuscita a descrivere l’orrore del quotidiano, a inserire in ogni sua storia quell’elemento angosciante che suona un po’ come un graffio sullo specchio, uno scricchiolio di una porta in legno, una risata fuori luogo. Il compleanno di Enrico di Francesco Sossai (presentato al Festival di Cannes nel 2023) mi ha catapultato immediatamente in quell’atmosfera di inquietudine interiore che finisce con il riverberare tutt’intorno, nella realtà che, apparentemente innocua, cela un senso di disagio profondo. Mettendo in scena un ricordo, anzi la sua deformazione e attualizzazione, il film opera una ricostruzione della memoria di bambino in quel periodo della vita in cui la mente è ancora ampiamente malleabile, plasmabile, facilmente suggestionabile.

«Il compleanno di Enrico» di Francesco Sossai (Credits: Simone Settimo)

Il film è girato in 16mm, altro elemento che ci riporta istintivamente indietro nel tempo, insieme ai riferimenti agli horror di Mario Bava e Lucio Fulci. In un’intervista a The Hollywood Reporter, il regista afferma: Per me, forse, più che un ricordo, filmare è l’espressione di un desiderio, di come vorrei vivere le cose, più che di come le ho vissute. Cioè c’è molto desiderio, c’è molta paura anche dentro quello che riprendo, paura di scoprire come vedo le cose.

«Il compleanno di Enrico» di Francesco Sossai
«Il compleanno di Enrico» di Francesco Sossai (Credits: Simone Settimo)

“Ho paura” confida il piccolo Francesco a suo papà: siamo a cavallo tra il 1999 e il 2000 e la paura è quella del Millennium Bug, un errore informatico che, secondo le predizioni degli esperti, avrebbe dovuto mandare in tilt tutti i sistemi tecnologici con il passaggio di millennio. La festa di compleanno, dispiegata sotto una lente distorta, si configura come un’allucinazione, un incubo – la macchina da presa indugia sui volti e sui particolari, gli zoom creano un senso di straniamento, in un’escalation che porta ad avere i brividi. Il momento liminale raffigurato dall’ansia generale per il Millennium Bug si proietta nel momento-soglia collocato tra l’infanzia e l’adolescenza, un periodo in cui gli amici non sono veri amici, addirittura potresti odiarli, perché nemmeno tu sai chi sei, la tua identità è ancora in formazione. “Ciò che hai è solo una specie di strana difficoltà nell’entrare in contatto con gli altri”: il velo invisibile che separa Francesco dalle altre persone ci permette di affondare nella sua psiche e assumere il suo punto di vista. La realtà che vediamo secondo la sua percezione (angosciata) ci viene restituita, appunto, come estranea e minacciosa, laddove ci potrebbe essere gioco e spensieratezza.

«Il compleanno di Enrico» di Francesco Sossai
«Il compleanno di Enrico» di Francesco Sossai (Credits: Simone Settimo)

Non solo Francesco Sossai ci permette di empatizzare con la messa in scena di una lontana memoria, è anche vero che l’ansia generazionale per il futuro (in riferimento, tra le altre cose, anche alla deriva tecnologica e ambientale) è ancora dolorosamente viva in noi, ne facciamo esperienza quotidianamente. Come possiamo usare il passato per riscrivere il presente? Cosa dice quel passato di noi, come ne siamo stati influenzati? Forse desideriamo che certe cose siano andate diversamente in quell’intervallo di tempo che non a caso è più di altre l‘età difficile. 

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