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approfondimento a cura di marco morelli

Un parere su «You Are My Sunshine» e «Victory», film presentati durante quest’ultima edizione del Florence Korea Film Fest.

La 23ª edizione del Florence Korea Film Fest, svoltasi a Firenze dal 20 al 29 marzo, ha offerto al pubblico numerose proposte all’interno delle varie sezioni. Oltre alle abituali “K-Orizzonti” e “K-Cinema Today”, il festival ha reso omaggio al regista Na Hong-jin, presente a una masterclass mercoledì 26 e ben descritto dall’habitué Federico Frusciante sul sito del Florence Korea Film Festival, nonché all’attore Hwang Jung-min. Nella giornata di lunedì 24, il cinema La Compagnia ha proiettato, tra gli altri, You Are My Sunshine per quest’ultima sezione e Victory per “K-Orizzonti”. Per quanto i due film possano sembrare distanti, condividono due temi ricorrenti: la volontà di suscitare emozioni forti attraverso un’espressività accentuata e, curiosamente, la centralità del gioco del calcio. Andiamo con ordine, ricordando che il calcio sudcoreano è esploso a inizio millennio e che oggi rappresenta la seconda potenza asiatica dietro al Giappone.

«Victory» di Park Beom-su (Credits: Florence Korea Film Fest)

You Are My Sunshine di Park Jin-pyo

In You Are My Sunshine (2005) Hwang Jung-min interpreta un contadino impacciato che si innamora a prima vista di una barista/prostituta di nome Eun-ha, interpretata da Jeon Do-yeon (protagonista di Secret Sunshine di Lee Chang-dong). Dopo un corteggiamento serrato, la giovane accetta di sposarlo, ma il suo passato tornerà a tormentare la coppia. Ambientato a inizio anni 2000, chiunque abbia vissuto quel periodo da tifoso di calcio potrebbe provare un lieve PTSD nella scena del funerale, quando i coreani esultano per l’approdo ai quarti di finale del Mondiale giocato in casa. Rivedere l’ex Perugia Ahn incornare di testa il golden goal sopra Maldini dopo l’oscena direzione di Byron Moreno non è stato certo piacevole, ma non è nemmeno il problema principale del film.

Florence Korea Film Fest
«You Are My Sunshine» di Park Jin-pyo (Credits: Florence Korea Film Fest)

Come accennato sopra, questo dramedy cerca di emozionare lo spettatore attraverso una serie di eventi sempre più estremi e paradossali, toccando temi delicati come l’AIDS e il suicidio. Affrontare tali argomenti richiede una grande responsabilità, poiché il rischio di cadere nel pietismo o nel ricatto emotivo è elevato: purtroppo, Park Jin-pyo non riesce nell’intento, complice una sceneggiatura pedante e confusa che esaspera lo spettatore, specialmente nella seconda parte. Sebbene il film offra alcune scene poetiche (come le visioni della protagonista in carcere e i primi momenti da coppia), la regia non basta per mantenere vivo l’interesse fino alla fine. Inoltre, sebbene lo stigma dell’AIDS sia ben rappresentato per l’epoca e per un paese socialmente conservatore come la Corea del Sud, il corteggiamento del protagonista – ben oltre i limiti dello stalking – risulta fuori tempo massimo e molto discutibile dal punto di vista etico. Nel complesso, You Are My Sunshine si rivela una visione frustrante, nonostante le ottime prove attoriali e alcuni momenti cinematografici ben riusciti.

Florence Korea Film Fest
«You Are My Sunshine» di Park Jin-pyo (Credits: Florence Korea Film Fest)

Victory di Park Beom-su

Ben più piacevole è stata la visione di Victory, coming-of-age del 2024 diretto da Park Beom-su. Qui il calcio è ancora più centrale: a fine millennio, alcune studentesse liceali decidono di creare un gruppo di cheerleader per la scarsissima squadra della scuola. La scelta porterà benefici all’istituto e farà crescere tutti i personaggi principali. Al suo terzo lungometraggio, Park Beom-su dimostra una solida capacità di costruire paesaggi e sviluppare gli archi narrativi dei suoi personaggi, in particolare della protagonista Pil-sun, interpretata dall’idol Lee Hye-ri. Pil-sun è una ragazza energica e brillante, talentuosa ballerina hip-hop insieme all’amica Mi-na; ha un forte legame con il padre, addetto alla sicurezza in un cantiere navale di Geoje, ma sogna di sfondare nella scena della danza a Seoul.

Florence Korea Film Fest
«Victory» di Park Beom-su (Credits: Florence Korea Film Fest)

Il rapporto tra provincia e metropoli, per quanto abusato nel genere, è trattato con accortezza: non c’è il classico elogio della vita semplice e “bucolica”, né un’esaltazione delle opportunità e della libertà della grande città. Piuttosto, Geoje e Seoul rappresentano due aspetti della personalità della protagonista, che dovrà imparare ad accettare pregi e difetti di entrambe per realizzarsi. Anche l’arco narrativo del padre e delle amiche risulta soddisfacente: tra perdite, sconfitte e difficoltà, tutti ne usciranno arricchiti. Per quanto il concetto di crescita personale sia ormai più prerogativa di fuffaguru e psicologi poco avvezzi al codice deontologico, è buona prassi che i coming-of-age presentino un’evoluzione credibile, mentre il sottotesto politico sullo sfruttamento degli operai risulta comunque apprezzabile.

Florence Korea Film Fest
«Victory» di Park Beom-su (Credits: Florence Korea Film Fest)

Il film mostra alcuni limiti tipici delle fiction sportive, genere ormai codificato da mezzo secolo e, per questo, pieno di cliché. Borges scriveva del bisogno degli americani di crearsi una narrativa sportiva in mancanza dell’epica tipica dei popoli europei: nel corso degli anni, l’industria cinematografica (in particolare Hollywood) ha trattato ogni sport possibile, come dimostra la lista di The Athletic. A differenza dell’ottimo L’empire de la perfection, che analizzava sia la psicologia di un campione controverso come John McEnroe sia il linguaggio cinematografico dello sport attraverso il rapporto tra immagine e tempo, Victory non riesce a distaccarsi troppo dal classico sports movie americano. Tuttavia, l’ironia e il contesto teen lo rendono meno serioso rispetto ad altri film sul calcio. In conclusione, Victory si è rivelata una sorpresa positiva: non mi aspettavo granché, ma sono rimasto piacevolmente colpito. Ottima scelta inserirlo nel Korea Film Fest.

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