a cura di marco morelli e alberto frosini
Intervista ai nostri due fantastici inviati sulla loro esperienza berlinese.
Guten Morgen! Partiamo dalle basi: nel vostro soggiorno, maledetti voi, avete visto un sacco di film. Quale tra tutte è stata l’esperienza cinematografica più appagante?
Marco: Premetto che era la mia prima volta a un festival così grosso e che, pertanto, ogni proiezione è stata a suo modo meritevole. In ogni caso, non posso che scegliere un film muto cinese del 1934, Shénnǚ. Il film mostra le difficoltà che ha una madre single nel garantire un’educazione a suo figlio nella Shangai degli anni ‘30 tra ingiustizie sociali, pregiudizi e sfruttamenti. A Berlino è stato presentato in anteprima mondiale il suo nuovo restauro in 4K del China Film Archive Digital Restoration Laboratory per onorare i 90 anni dalla morte della fantastica attrice protagonista Ruan Lingyu. Il muto mi ha sempre affascinato ed è stato magico empatizzare con un’opera così apparentemente lontana e non nego di essermi emozionato parecchio in più punti. Esperienza indimenticabile, anche perché mi sono fatto quaranta minuti a piedi in mezzo alla neve per arrivare all’Akademie der Künste causa sciopero dei mezzi…
Alberto: La visione di Reflection in a Dead Diamond è stata incredibile, sia per il film in sé, che mi ha completamente coinvolto, sia per i due sessantenni accanto a me che riconoscevano e commentavano ogni singola citazione ridendo di gusto. Un’esperienza particolare è stata anche la visione de Il Cabinetto del dottor Caligari al cinema Babylon, con l’orchestra dal vivo: una proiezione gremita, con un pubblico da vero cinefilo, sciarpina e occhialini compresi.

Quanta invidia! [sogghigna, ndr] Parlando invece del Concorso, quale titolo vi ha convinto di più?
A: If I Had Legs I’d Kick You, mi ha davvero sorpreso e ne ho scritto qualcosa a riguardo qui. È uno di quei film indipendenti americani che riescono a distinguersi con uno humor nerissimo e un’atmosfera grottesca, toccando perfettamente il nervo giusto. Ora spero solo che arrivi in Italia.
M: Tra la decina che ho visto senza dubbio l’Orso d’oro Drømmer, di cui ho già parlato in uno specifico articolo. A distanza di una settimana resta il film del Concorso che mi è rimasto più impresso e a cui penso più spesso. Oltre alla vittoria del premio principale, sono molto contento che Wanted Cinema abbia acquisito i diritti di tutta la trilogia di Haugerud e che potrò guardare nuovamente Drømmer in sala dal 6 marzo: non vedo l’ora.

Immagino non abbiate visto solo capolavori ma anche qualche flop…
M: Lunedì sera avevo due opzioni dopo la proiezione di O Ultimo Azul all’Uber Eats Music Hall: saltare la cena e raggiungere celermente il Sindaco [per «Sindaco» si intende Alberto Frosini, 50% della componente di uncle yanco presente a Berlino, ndr] al Palast per la première pubblica di If I Had Legs I’d Kick You oppure restare in zona per Hot Milk. Purtroppo, il timore di arrivare in ritardo, la comodità di restare nello stesso posto e il richiamo di un trancio di pizza dell’ALDI di dubbio gusto mi hanno fatto optare per la seconda opzione. Nonostante l’indubbio starpower, la prima volta dietro la macchina da presa per la sceneggiatrice Rebecca Lenkiewicz è tutt’altro che indimenticabile. Nemmeno la location esotica e il broncio di Emma Mackey (a mio avviso, maggior selling point della pellicola) riescono a salvare questo disastro lesbo pseudo-freudiano in cui la relazione madre-figlia è poco sviluppata e, sebbene qualche metafora qua e là, il payoff per lo spettatore non arriva mai. Un disastro.
A: Il film che aspettavo con più curiosità era The Trio Hall, perché mi sembrava una commedia pura, e invece si è rivelato una delusione. Buca tutti i tempi comici, e anche le battute che sembrano funzionare si trascinano troppo a lungo. Peccato, perché alcune canzoni e la parodia di Marina Abramovic in realtà funzionano.

Un commento sui premi? Siete rimasti soddisfatti? Vi interessano almeno un po’?
M: Come potete immaginare, quando Todd Haynes ha consegnato l’Orso d’oro a Drømmer ho esultato più che agli ultimi 15 gol in Serie A di Moise Kean. Che sia questa la prova che le mie priorità stiano irrimediabilmente cambiando a causa dell’invecchiamento? Contento per il podio sudamericano, con il brasiliano che vince un argentino (Grand Prix) e un argentino che vince il bronzetto (Premio della Giuria). Se mi aspettavo un premio importante per O Ultimo Azul sono rimasto sorpreso per El Mensaje, specialmente per la mancanza di riconoscimenti a film apprezzati da pubblico e critica come il documentario ucraino Timestamp o l’ultimo di Hong Sang-Soo.
A: Rose Byrne in If I Had Legs I’d Kick You si è meritata il premio: regge il film sulle sue spalle con una costruzione incredibile del personaggio. Anche la vittoria per miglior screenplay di Kontinental ‘25 di Radu Jude è una conferma meritata, una delle sceneggiature più solide e brillanti di questa Berlinale.

Parlateci dei numerosi vip presenti a Berlino. Chi avete incontrato? Chi vi ha fatto sentire starstruck?
A: Il connubio tra Qualley, Hawk e Linklater funziona alla grande dal vivo, ma anche quello tra Bong Joon-ho, Pattinson e Yeun aveva una certa chimica. Inoltre, Bong Joon-ho e Linklater, visti dal vivo, sono davvero brillanti: affrontano il tema del loro cinema nelle risposte ai giornalisti in modo intelligente e mai vanitoso, dando spunti di riflessione davvero interessanti.
M: Essendo arrivato solo lunedì 17 mi sono perso alcune tra le maggiori star, specialmente Marion Cotillard e Jessica Chastain. Tuttavia, mi è bastato vedere Margaret Qualley alla press conference di Blue Moon in compagnia del suo cane Smokey. Quanto vorrei essere quel barboncino…
Avete visto qualcosa nelle sezioni parallele? C’è qualche titolo più di nicchia che sperate possa essere distribuito in Italia?
M: Se mai un giorno qualche distributore volesse portare in Italia un film da un’enclave africana, il lesothiano (si dice così?) Ancestral Visions of the Future potrebbe essere un’ottima idea. Tuttavia, è più probabile che questo intrigante poema visivo autobiografico con, purtroppo, più tell che show possa essere giusto portato da Ghezzi in un torrido sabato notte di luglio 2029.
A: Welcome Home Baby non è solo un film stupendo, ma anche un omaggio all’horror anni settanta, pur senza richiedere di essere fan del genere per apprezzarlo. Se non dovesse arrivare in Italia, sarebbe davvero un gran peccato.

A Berlino ha nevicato per tutta la durata del concorso, con temperature che si aggiravano attorno a -1°C. Quale momento del festival è riuscito a scaldarvi il cuore?
A: Alla conferenza stampa di Mickey 17, Bong Joon-ho e Robert Pattinson si sono messi a parlare di sughi pronti e “sauces” in generale per una decina di minuti. Quasi inspiegabile la durata di questa discussione, ma per una volta sembrava di essere coinvolti in una chiacchierata normale, senza un centinaio di giornalisti attorno.
M: Dubito che la direzione accetterà come risposta il sorriso di Ella Øverbye alla press, pertanto citerò l’applauso scrosciante della stampa alla battuta finale su Casablanca in Blue Moon. Che autore Linklater, che carisma Bobby Cannavale: momento surreale, ho ancora i brividi.
Tutto molto chiaro. L’intervista è giunta al termine, volete aggiungere qualcosa come chiusa di questa esperienza?
M: Lo dico? AVANTI NOI!
A: Avanti noi 4ever.