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approfondimento a cura di benedetta di placido

Per convinzione personale, e come analgesico per sopportare le fatiche della vita, vivo sostenendo che esista la magia. Non solo, credo esistano le streghe, come manifestazione occulta e soffocata nei secoli del concetto più profondo di femminilità, creatività, coraggio, liberazione, disgusto. Le vicende storiche che hanno coinvolto le streghe, così violente e crudeli, penso siano le radici che cullano la miseria esistenziale d’essere femmine, quotidianamente schivata con artefatti – appunto – magici. Quando vedo delle rappresentazioni artistiche che rispettano e spiegano queste matasse raggomitolate efficacemente, finisco per pensarci per giorni, settimane e mesi. Indago tutti i collegamenti ipertestuali delle pagine Wikipedia su cui finisco, tentando di afferrare il nocciolo della questione: cosa sapeva in più di me chi ha scritto questo libro? Cosa ha studiato ha curato la regia di questo film? Perché sono riusciti così bene a rispondere a delle domande che neppure sapevo di pormi?

«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

Il musical Wicked riesce in questo scopo e in molti altri. Wicked è, come prima cosa, un romanzo pubblicato nel 1995, dello scrittore americano Gregory Maguire, con le illustrazioni di Douglas Smith. Molto del lavoro di Maguire consiste nel rivisitare opere già esistenti e note, rimaneggiando la trama ma senza modificarla, proponendo dei dettagli diversi che suggeriscono finali rinnovati. Maguire ha scritto Wicked immaginando la storia precedente al Mago di Oz, romanzo di L. Frank Baum del 1900, adattato per il cinema nel 1939. Il romanzo è diventato, nel 2003, un iconico musical di Broadway, a cura di Winnie Holzman e Stephen Schwartz. Le due protagoniste dell’adattamento sono state Idina Menzel e Kristin Chenoweth, capaci di dettare il primo vero successo del romanzo di Maguire, vincendo tre Tony Awards, sette Drama Desk Award e un Grammy alla colonna sonora. È il quinto musical più rappresentato nella storia di Broadway, il 28esimo più rappresentato nella storia del teatro.  

«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

Oggi, nella sua nuova evoluzione, è diventato il primo adattamento cinematografico del romanzo di Maguire, a cura del regista statunitense Jon M. Chu, capace di altri capolavori come Step Up 2 o Justin Bieber: Never Say Never. È uscito il 21 novembre in Italia e si tratta, in realtà, del primo atto del musical: il secondo – già registrato – dovrebbe uscire tra un anno. Nonostante questo, dura due ore e quarantuno minuti, durante le quali vengono raccontate le storie di Elphaba, malvagia strega dell’ovest e Glinda, strega buona del sud. Di entrambe, ricordiamo e conosciamo già i ruoli archetipi occupati nella vita di Dorothy – che nella nostra memoria è e sarà sempre Judy Garland

«Wicked» di Jon M. Chu
«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

In realtà, racconta Wicked, le due si sono conosciute da giovani, durante gli anni dell’università. Elphaba, per il suo colore verde e l’emarginazione che subisce da sempre a causa di questa caratteristica, vive le difficoltà di essere considerata diversa ed essere per questo marginalizzata. Pensa spesso alla miseria infantile di crescere in un corpo che non vede rispecchiato in nessun altro, neanche nei suoi genitori. Questo dolore, però, le concede una sensibilità spiccata che da adulta la aiuterà ad avere chiara la strada giusta, davanti alle complicazioni di un mondo magico come quello di Oz. 

«Wicked» di Jon M. Chu
«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

Glinda, invece, rappresenta l’archetipo opposto. È una ragazza come la disegnano i bambini, persino più rosa. Canta quando è felice e anche quando è triste, riempie la stanza in cui vive di vestiti brillanti e fa di tutto per essere notata dall’insegnante che preferisce. Nonostante queste immagini quasi sagomate, l’essenza di entrambe ha dei lati meno crudi di quelli che mostrano: Elphaba è costretta ad indossare la maschera che le è stata cucita addosso, isolandosi ma coltivando – fino alla fine del film – la capacità esclusiva di fare sempre la cosa giusta, universalmente giusta. Glinda, invece, oltre la sua apparenza ha venature compromesse, non malvagie ma maliziose, che la fanno – in un primo momento – scontrare con l’altra protagonista. 

«Wicked» di Jon M. Chu
«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

Elphaba, oltre ad essere l’unica verde, è anche l’unica ad avere delle capacità magiche notevoli, che la condurranno poi al cospetto del Mago di Oz, che vorrà incontrarla. Qui si rivela la prima sotto-trama di Wicked: l’incapacità assoluta di Oz – uomo di potere che controlla un regno completamente devoto – di manifestare la sua forza, e il conseguente tentativo di sfruttare le capacità di Elphaba per coltivare una forma totalitarista di controllo. Elphaba, che sceglierà la strada più giusta davanti alla corruzione del Mago, rappresenta molte altre cose. Annulla la dicotomia bene-male, con cui da sempre tentiamo di categorizzare il mondo, dimostrando la sua insufficienza davanti alla complessità del mondo e delle persone che lo abitano. Ha un involucro malvagio, giudicato come tale, dimostrando in realtà d’essere l’unica davvero priva di pensieri pericolosi. Allo stesso tempo, la sua esperienza personale le consentirà di essere di nuovo l’unica capace di indicare la giustizia dove esiste, mostrare dissenso, tentare la ribellione, solleticare la sonnolenza degli altri davanti al male. Scopre come servirsi della sua identità, perseguitata o sfruttata, per rendere giustizia ad un’idea più alta del bene, che somiglia ad una magia di cui è capace solo lei. 

«Wicked» di Jon M. Chu
«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

Ogni argomento affrontato, in modo sottinteso o esplicito, passa attraverso il rapporto di amicizia delle due protagoniste. Sui loro corpi, per come sono e quel che rappresentano, scorrono i significati pesanti d’essere osservate e definite ancora prima di potersi guardare allo specchio, da piccole. Si esplora il significato di vedere queste barriere crollare per apprezzarsi e conoscersi, nel miracolo quotidiano che è l’amicizia tra donne. Con grande coraggio da parte del regista, si cura una rappresentazione dolorosa delle questioni sociali che hanno reso Wicked una rappresentazione artistica sensata nel 1995 ma anche nel 2024: la discriminazione mirata verso alcune categorie di persone, con riferimenti storici espliciti, lo sfruttamento maschile delle competenze e delle capacità femminili, che hanno – per esempio – segnato il meccanismo segreto di secoli di letteratura. Si parla dell’impossibilità di chiudere le persone dentro delle categorie, perché ogni cosa è riduttiva se si muove dall’apparenza, persino l’orrenda copertina dell’edizione in italiano di Wicked

«Wicked» di Jon M. Chu
«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

Tutto questo avviene in un contesto scenografico e artistico che rischia di conquistare tutte le categorie disponibili ai prossimi premi Oscar. Ariana Grande e Cynthia Erivo, rispettivamente Glinda ed Elphaba, cantano tutte le canzoni presenti nel musical in presa diretta, registrate – cioè – mentre recitavano. Erivo non ha voluto controfigure, recitando in ogni scena in cui spacca dei vetri o vola da una parte all’altra della stanza. Per la realizzazione del film sono stati piantati 9 milioni di tulipani nella contea di Norfolk, in Inghilterra, rinunciando agli effetti speciali nella rappresentazione degli esterni. Entrambe le protagoniste hanno indossato più di 60 costumi cuciti a mano, in totale per il film ne sono stati realizzati più di 1000. 

«Wicked» di Jon M. Chu
«Wicked» di Jon M. Chu (Credits: Universal Pictures)

È comprensibile, insomma, la ragione per cui Cynthia Erivo e Ariana Grande non fanno che piangere durante le interviste per la promozione del film. Sebbene sia unicamente il primo atto, sembra essere riuscito perfettamente nell’intento di riportare in voga una storia che da diverso tempo non veniva rimaneggiata, utilizzando i suoi presupposti tematici per discutere ciò di cui parliamo fuori dal cinema ogni giorno. Vedere Wicked significa avere accesso ad una serie preziosa di opere letterarie, teatrali, artistiche e musicali, ritrovandosi in un racconto del mondo ancora valido dal 1900 ad oggi. 

No one mourns the wicked, ma io forse continuerò a pensare a questo film per sempre.

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