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La fase a eliminazione diretta di Euro Yanco 2024. Qui la parte 1.

di marco

M: Rieccoci! Come è andato il vostro europeo di calcio?

V: Cheee?

G: La mia Fra Italia è uscita perdendo con la Spagna, giusto?

M: Sì, Spagna che ha pure vinto la finale con l’Inghilterra domenica. Ma a noi questo interessa relativamente, giusto?

V: Se lo dici te…

G: Dovevamo estrarre gli accoppiamenti per i quarti di finale, giusto?

M: Sì! Con un randomizzatore è venuto fuori questo tabellone:

V: Vedo già potenzialmente degli scontri succulenti…

G: Iniziamo, dai!

quarto A: germania-italia

M: La sfida delle sfide, tutti ricorderanno GrossoDel Piero ma personalmente sono più affezionato alla doppietta di Balotelli. Se solo Zaza e Pellé avessero tirato due rigori decenti… Quanto manca la Nazionale di Conte

G: Ci fa piacere, però non credo che interessi a nessuno la disamina calcistica in questa sede. Però dai, capisco e condivido il sentimento nazionalpopolare e mi sento di far passare l’Italia anche in questa competizione.

M: Concordo. Massimo rispetto per la Germania che durante la Repubblica di Weimar, con il JDF e anche nel contemporaneo ha sfornato film e registi che hanno fatto la storia; tuttavia, al netto del patriottismo, reputo che la storia del cinema italiano sia più lineare all’interno delle varie decadi e non credo che attualmente siano superiori a noi.

V: Anche per me Italia per forza! Tuttavia, vorrei segnalare che al di là di quanto fosse spettacolare l’espressionismo, il primo film LGBTQ+ positive della storia è proprio tedesco, Anders als die Andern («Diverso dagli altri»), con protagonista Conrad Veidt, lo stesso sonnambulo del Gabinetto del dottor Caligari. Però boh, tolto Fassbinder e Wenders (che ha appena fatto Perfect Days) per me il cinema tedesco assume rilevanza unicamente con l’esordio di Daniel Brühl alla fine degli anni ‘90.

M: E meno male che ero io a fare fanservice…

G: Che poi non so nemmeno se considerare Perfect Days tedesco… Domanda totalmente disinteressata, ma giocano a calcio in Asia?

M: Ho già capito cosa hai in mente…

vincitrice: italia

“Anders als die Andern” di Richard Oswald (Credits: UCLA Archive)

quarto B: belgio-spagna

V: C’è da dire che la Spagna ha un discorso un po’ simile alla Germania. Esplode negli anni ‘20, poi nei ‘30 erano tutti impegnati a fare la guerra civile e sappiamo tutti com’è finita. Non sorprende che fino agli anni ’70 non ci fosse granché in Spagna: tenete presente che il genere più dilagante era rappresentato da questi film chiamati españoladas, film di regime locali (non era neanche cinema di esportazione!) in cui, per dare un ritratto idealizzato della Spagna, mostravano questi uomini forti, molto machi, le donne che ballavano il flamenco “turistico”, il sole rovente, i tori. Insomma, fondamentalmente stereotipi. Questo cambierà un po’ a fine anni ‘80 e inizio ‘90, anche grazie ai film di Almodóvar, in cui metteva in scena un Banderas non più il torero macho e cattivo, ma come una figura più fragile, che si trova meglio a stare in un circolo di donne rispetto a uno di uomini come vorrebbe, appunto, una società machista. La Spagna si è quindi risollevata in quel periodo e sono così iniziate le produzioni che conosciamo oggi.

Antonio Banderas in “Matador” di Pedro Almodóvar (Credits: El Deseo)

G: Molto interessante. Vero che di là ci sono mia madre Agnes Varda e Chantal Akerman, però… Un sacco di persone con cui metterei su famiglia parlano spagnolo… E poi bisogna apprezzare una delle roccaforti del cinema queer.

M: Io avevo un po’ sottovalutato il Belgio nella prima fase, però non credo possa niente di fronte a una filmografia molto più solida e influente come quella spagnola. Erice, Almodóvar, Buñuel, insomma avete capito…

nazione vincitrice: spagna

Gael García Bernal ne “La mala educación” di Pedro Almodóvar (Credits: El Deseo)

quarto C: francia-danimarca

G: Con tutto il rispetto per la Danimarca, abbiamo bisogno anche di discuterne?

M: Sfida interessante. La Danimarca è giustamente considerata un paese cruciale per le origini del cinema, si pensi a Häxan di Christensen o, banalmente, alla produzione di Dreyer. Anche negli ultimi trent’anni si sono fatti valere con Vinterberg, Refn e Von Trier. Tuttavia, per diversi motivi ognuno di questi ha lavorato e sfornato ottimi film anche all’estero, tra cui molti proprio in Francia: pertanto, credo che questo delegittimi un po’ la storia dell’industria cinematografica danese contro un gigante come la Francia.

V: Dispiace molto per Vinterberg ma credo non ci sia partita… Avete già deciso voi…

nazione vincitrice: francia

Mads Mikkelsen in “Pusher” di Nicholas Winding-Refn (Credits: IMDb)

quarto D: inghilterra-portogallo

V: Qualcuno neanche voleva ripescare l’Inghilterra perché è rimasto al Patto di Varsavia…

M: Sfida molto coloniale (come tutti i paesi rimasti più o meno, mannaggia a voi e a quando mi avete seccato Ungheria e Repubblica Ceca). Credo che il Portogallo sia estremamente sottovalutato: pensiamo alla figura di Manoel de Oliveira, che oltre ad essere uno dei registi più prolifici e longevi della storia (ha girato per 80 anni!) ha sdoganato il trend degli attori non professionisti con Aniki-Bóbó pochi anni prima del Neorealismo.

G: Io ho visto poco del Portogallo…

V: Anche io lo conosco poco, tranne i lavori di Pedro Costa, che ho visto lo scorso anno sia al Laterale Film Festival e, ovviamente, Miguel Gomes

M: Ho già detto che considero Gomes il mio regista contemporaneo preferito?

G: De gustibus…

“Tabù” di Miguel Gomes (Credits: IMDb)

V: Comunque ho visto molto poco e dall’altra parte c’è l’Inghilterra che ha una situazione curiosa. A mio avviso, maestri come Kubrick e Hitchcock hanno prodotto i lavori migliori negli Stati Uniti (per me sono La donna che visse due volte e La congiura degli innocenti); paradossalmente trovo i film inglesi degli anni ‘90 tra i pochi che si salvano in mezzo a quella melma: tra un’estetica che mi dice poco, gli strombazzati thriller erotici, i filmetti di Woody Allen e l’incomprensibile produzione italiana, almeno loro hanno prodotto roba di qualità come Notting Hill e 4 matrimoni e un funerale (cuoricino per Richard Curtis). 

M: Gradevoli dai, ma li vogliamo mettere con il cinema contemplativo di João César Monteiro? Filmoni come À flor do mar o la trilogia di João de Deus?

G: Chiiii?

V: Ma poi dai, Ken Loach, Joana HoggPaddington! Harry Potter! Ho adorato I Doni della morte parte 1, specialmente per Nick Cave.

M: Questo non dovrebbe essere una nota negativa? [sogghigna, ndr]

“Paddington” di Paul King (Credits: Studiocanal)

G: Consideriamo anche Charlotte Wells, anche se la regista è scozzese, Aftersun è una produzione inglese dopotutto! Comunque tanti film inglesi sono stati fondamentali nella mia crescita, come Trainspotting, Brazil, Blow Up, la classica roba che guardi alle superiori insomma. Senza tenere conto di Harry Styles

M: [coff coff] Fanservice [coff coff].

V: E Jonathan Glazer! The zone of interest è piaciuto un sacco anche a te, king. Lui bravissimo e bellissimo.

M: Non lo nego, ma davvero non vogliamo citare il grande João Pedro Rodrigues?

G: Chiiii?

V: Michael Powell! Peeping Tom è molto bello, peccato per la traduzione italiana che praticamente spoilera il film… Ma anche Losey, per non dimenticare Saltburn

Jacob Elordi in “Saltburn” di Emerald Fennell (Credits: Amazon MGM)

M: Vogliamo parlare di quanto James Ivory e Joe Wright facciano film da borghesucce basic che guidano una 500 passano le domeniche nei centri commerciali?

G: Non sono sicura sia esattamente il loro target… E che cosa sono queste polemiche…?

M: Comunque il mio voto al Portogallo è dato dal fatto che immagino il film della mia vita di me sdraiato sul letto mentre leggo, pensoso, un libro di poesie che ricorda una mia ex, con Miguel Gomes che mormora in sottofondo un testo anticolonialista.

V: Il Portogallo noto paese anticolonialista, infatti. 

G: Grazie per l’immagine, king, ma se non si fosse capito io e Virgi votiamo per l’Inghilterra.

nazione vincitrice: inghilterra

Euro Yanco 2024
“Peeping Tom” di Micheal Powell (Credits: BFI)

1° semifinale: italia-spagna

G: Non avevamo già visto questo scontro ai gironi?

V: Qualcuno poteva pensare di fare meglio il tabellone, altro che randomizzatore…

M: Possiamo parlarne in modo più approfondito. A costo di inimicarmi il pubblico, va detto che la Spagna ha un welfare migliore del nostro, una squadra di calcio migliore della nostra (come ampiamente dimostrato), un governo migliore del nostro e, probabilmente, località balneari migliori delle nostre. Tuttavia, faccio passare L’Italia non tanto per spirito patriottico ma perché, oggettivamente, il nostro cinema è molto più iconico, molto più strutturato all’interno di diverse decadi e anche un po’ più “autoctono”. Ricollegandomi al bel discorso di Virgi sul cinema spagnolo, hanno iniziato con le grandi produzioni riconosciute a livello internazionale più tardi di noi. Buñuel era messicano, giusto?

Euro Yanco 2024
“Un Chien Andalou” di Luis Bunuel

V: Non proprio, spagnolo emigrato in Messico. Era aragonese, mentre Dalì veniva dalla Catalogna e Lorca dall’Andalusia. Sapete che il titolo di uno dei primi film di Bunuel, Un Chien Andalou, deriva proprio da un litigio tra questi tre amici—

M: Ok, ok, errore mio, ma torniamo al torneo. A proposito di questo, sarebbe interessante discutere di come, negli ultimi anni, la critica internazionale stia riconoscendo sempre di più i film latino-americani: per esempio, penso ai film citati su Sight&Sound nel 2022, a Lucrecia Martel presidente di giuria a Venezia nel 2019, a Lisandro Alonso (molto bello l’ultimo film, peccato non sia ancora uscito in Italia). Paesi come Argentina, Colombia, Messico e Cuba (seppur, spesso, con l’influenza sovietica) sono riusciti a sfornare grandi film ed è un bene che siano più accessibili adesso che in passato. Detto questo, non me la sento di non far passare l’Italia.

V: Concordo su tutto. Pur apprezzando di più gli autori spagnoli contemporanei rispetto ai nostri (sebbene non abbiano Luca Marinelli) tipo Cortellesi, Vicario e Peppe Fiorello… insomma, i grandi e giovani esordi del cinema italiano.

Josh O’Connor ne “La Chimera” di Alice Rohrwacher (Credits: 01 Distribution)

G: Chiiii? Ma dai, ci sono Pietro Marcello, Pietro Castellitto, Alice Rohrwacher, i fratelli D’Innocenzo, Michelangelo Frammartino

V: Ritira quello che hai detto sui d’Innocenzo, per il resto ok.

M: Frammartino è tipo il GOAT o giù di lì, poi c’è anche Minervini

G: Sapevo l’avresti detto!

M: Che poi Pietro Marcello si è pure sentito male a Bologna prima di presentare I Sette Samurai, che cucciolo.

V: Vabbè dai, comunque abbiamo molta più storia. Italia avanti!

G: Giusto così, non ho altro da obiettare.

nazione vincitrice: italia

Euro Yanco 2024
“I Dannati” di Roberto Minervini (Credits: Lucky Red)

2° semifinale: francia-inghilterra

M: Semifinale veramente manichea. Francia, ça va sans dire.

V: Ma che ti hanno fatto gli inglesi, king?

M: Al di là del gusto personale la Francia ha la filmografia più iconica della storia del cinema e hanno creato immaginari come nessuno (almeno in Europa), potrei stare ore a citare autori francesi che hanno cambiato la storia, a partire dai Lumière e Méliès per passare a Gance, Clair, Feuillade, i surrealisti…

“Napoleone” di Abel Gance

G: Anche il cinema inglese è molto iconico, no? Pensa a Meshes of the Afternoon o alle prime produzioni di Lean

M: Per carità, ma se parliamo di cinema anglofono pensiamo subito agli Stati Uniti e non al cinema britannico, no? Tra l’altro, come già detto, Kubrick e Hitchcock hanno realizzato i loro capolavori in America…

V: Possiamo anche dire che Ken Loach sta invecchiando tipo malissimo?

M: Sì! Santoddio, The old oak è piuttosto ripugnante, retorico e semplicione, ormai credo non abbia più molto da dire.

G: Ma dai! Bisogna voler bene ai grandi vecchi come Ken Loach e Nanni Moretti, io andrei a cena insieme a loro!

V: Se mi pagano la cena volentieri, altrimenti non penso proprio. Conosco meglio il cinema inglese come detto, forse propendo per loro. 

G: Ti ricordo la provenienza di Vincent Lacoste e Louis Garrel

V: Due grandi professionisti del settore. Vabbè dai, voto Inghilterra per animare un po’ il torneo, tanto ho già capito che volete far passare la Francia. E comunque la maggior parte dei miei registi o attori preferiti sono francesi.

nazione vincitrice: francia

Euro Yanco 2024
Vincent Lacoste in “Aimer, plaire et courir vite” di Christophe Honoré

finalissima: italia-francia

V: Chi l’avrebbe mai detto, specialmente conoscendovi…

G: Dai Virgi, sono oggettivamente i due paesi europei più significativi in quanto a produzione cinematografica dalle origini ai giorni nostri.

M: È anche il remake della finale 2006! Chissà se Godard ha dato una testata a Ferreri quando quest’ultimo chiese a Anne Wiazemsky di girare Il seme dell’uomo, come vediamo in quella vergogna di Le Redoutable

V: Ti ricordo che c’è Garrel, e Garrel che fa Godard è nettamente più simpatico e bello di Godard che fa Godard.

Euro Yanco 2024
Louis Garrel e Stacy Martin ne “Le Redoutable” di Michel Hazanavicius

M: Comunque, chi fareste vincere voi?

G: Già lo sapete. È un paese che amo, ci sono vissuta e ci vorrei vivere se avessi più soldi e parlassi francese. Inoltre, bisogna premiarli per le ultime legislative! Non posso deludere alcuni tra i miei idoli come Justine Triet, Jean-Luc Godard e soprattutto JR: voto Francia!

V: Molto prevedibile. Io per motivi già espressi precedentemente resto patriottica e voto Italia, sebbene la produzione attuale non mi faccia impazzire. King, a te l’ardua sentenza: hai la possibilità di fare fallire il torneo.

M: Dopotutto l’ho creato io… Scherzi a parte, è veramente tosta. Mi concedete una breve ellissi personale per suggellare il torneo?

G: Sì dai, siamo qui apposta! 

V: Basta che poi mi lasci studiare… 

Sandra Huller in “Anatomia di una caduta” di Justine Triet (Credits: NEON)

M: Italia e Francia sono le due filmografie che conosco meglio e adoro di più [tolta quella ungherese, ndr], entrambe mi hanno formato come spettatore e hanno plasmato i miei gusti. Penso al cinema contemplativo di Bresson e Antonioni, a come Renoir e Godard hanno rivoluzionato il linguaggio, a come il neorealismo ha iniziato a guardare alla classe lavoratrice e a tanto altro ancora. Tendo a ricordare i film che amo tramite alcuni fotogrammi che ne sottintendono l’anima: tra i primi che mi vengono in mente ce ne sono molti italiani e francesi. La mozzarella in carrozza in Ladri di biciclette; lo sguardo che Brigitte Bardot lancia a Michel Piccoli alla villa di Prokosch in Le Mépris; Mastroianni che si allontana dalla spiaggia senza sentire la bambina ne La Dolce Vita; Anne Wiazemsky che piange dopo essere stata umiliata in Au hasard Balthazar; la festa di capodanno ne Il Posto di Olmi, i sogni tormentati in lontananza dei due giovani sposi de L’Atalante, oppure i meravigliosi finali de L’Eclisse e Hiroshima, mon Amour. Tuttavia, reputo che storicamente un paese sia stato più avanti dell’altro fin dalle origini: in Francia, il linguaggio cinematografico è nato, si è sviluppato con il sonoro ed è stato plasmato, smontato e riassemblato durante varie epoche, specialmente la Nouvelle Vague. Se non altro per la mia sensibilità personale, questa peculiarità non può essere sottovalutata: vince la Francia.

G: Sììììììììììì!

Euro Yanco 2024
Alain Delon e Monica Vitti ne “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni

V: Eh vabbè, risultato molto prevedibile. Almeno abbiamo fatto più strada rispetto all’europeo di calcio… Ma davvero volete chiudere così, senza un bieco fanservice? Cosa diranno i nostri amati lettori?

G: I nostri amati lettori, se hanno letto (o se hanno skippato fin qui, incuriositi unicamente dalla scelta del vincitore) ci vogliono comunque bene e continueranno a volercelo a prescindere dal nostro voto alla Francia. Almeno, così spero…

nazione vincitrice di euro yanco 2024: francia

Ringraziamo tutti i lettori per averci sopportato e supportato durante la kermesse per l’estate. Un abbraccio non troppo caloroso considerando le temperature, ricordate di bere tanta acqua e, perché no, guardare qualche bel film menzionato qui sopra appena trovate un po’ di fresco!

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