di giulia
È successo di nuovo: mi sono lasciata influenzare da un post visto su Instagram. Non è la prima volta che video pubblicati sui social mi convincono a guardare un determinato prodotto, solo perché tre o quattro scene di tale prodotto, montate insieme con una canzone orecchiabile in sottofondo, mi sono sembrate anche solo minimamente interessanti in un momento di noia. Me ne vergogno, ma non lo nascondo. In passato questa curiosità nata dal passivo fare scrolling mi ha spesso, se non sempre, portata a perdere ore del mio tempo con film o serie che potevano benissimo rimanere fuori dalla mia vita. Tuttavia, altre rare volte, Instagram fa anche qualcosa di buono, mettendoti davanti a contenuti che, con le loro pecche, non sono affatto male. Questo è il caso di Prisma, serie ideata da Alice Urciolo e Ludovico Bessegato.
Ansie, problemi familiari, amore, droga, revenge porn, questioni di genere, confusione e ricerca del sé. Molti di questi temi, anche se con meno libertà creatività, Bessegato li aveva già affrontati quando era stato regista di SKAM Italia. Tuttavia, per chi ha familiarità con il format di SKAM sa che, nonostante ogni paese abbia portato avanti proprie licenze poetiche, la storia originale ideata da Julie Andem rimane la base fissa sulla quale poi si sono sviluppate le varie versioni del prodotto. A questo giro, invece, Bessegato riprende il suo interesse per le storie che riguardano i giovani adulti, dando vita a nuovi personaggi che funzionano molto bene nelle loro diverse specificità.
La prima stagione, uscita nel 2022, era rimasta a me oscura, non so se per colpa di una minore (o peggiore) comunicazione o semplicemente per mia ignoranza. È grazie all’uscita della seconda stagione all’inizio dello scorso giugno che ho notato il diffondersi di un acceso e ampio interesse. Inutile dire che ho fatto subito binge-watch di entrambe le stagioni. Per fare una sintesi, la trama gira intorno alle vite intrecciate di vari giovani di Latina, anche se i protagonisti assoluti e leganti della storia sono i due gemelli Andrea e Marco (entrambi interpretati da Mattia Carrano). Anche se non ai livelli della magistrale prova di Lindsay Lohan in Genitori in trappola (1998), la versatilità di Carrano è senza dubbio una delle cose che ho trovato più interessanti dell’intera serie. Alle prese con il suo primo ruolo importante, il giovane interpreta bene due fratelli con caratteri molto diversi, entrambi però alle prese con il trovare il loro posto nel mondo.
Marco è timido, ha pochi amici e non è bravo ad aprirsi con le persone. Il suo unico interesse sembra essere il nuoto, sport dal quale però si è dovuto allontanare per un periodo per colpa di un incidente che l’ha fatto finire in ospedale. Adesso che è tornato ad allenarsi fatica a ottenere risultati e si sente molto a disagio insieme ai suoi compagni. Andrea è apparentemente introverso, tutti sanno che ha creato problemi a scuola dopo che è stato scoperto con della droga addosso, ma nessuno sa che il ragazzo ogni tanto indossa abiti femminili e si finge sui social qualcuno che non è, o meglio, che non sa ancora di essere. Grazie a vari salti tra flashback del passato e momenti del presente, impareremo a conoscere meglio Marco e Andrea, insieme a tutte le persone che fanno parte delle loro vite.
Conosceremo Carola (Chiara Bordi), Nina (Caterina Forza), Daniele (Lorenzo Zurzolo) e molti altri. Ogni personaggio si farà immagine e portavoce di alcune delle tematiche affrontate da Prisma, cadendo solo raramente in stereotipi. Le tensioni tra le diverse personalità saranno molteplici, dando vita a innumerevoli litigi e rotture, ma mai verrà meno un sentimento di comunità che lega questi giovani, così diversi fra loro ma tutti accomunati da grande confusione in testa. Marco ha una cotta da tempo per Carola, ma non riesce mai a trovare il coraggio per parlarle. Carola è interessata a Daniele e decide ingenuamente di farlo ingelosire, avvicinandosi a Marco. Daniele ha abbandonato la scuola e sta perdendo anche la passione per il nuoto, cosa che manda fuori di testa Marco, perché nonostante questo non riesce ancora a batterlo. Unica cosa a cui Daniele sembra tenere veramente è una ragazza misteriosa che sui social posta foto di sé stessa ma non del suo volto, con la quale si confida apertamente da mesi. Quello che Daniele non sa è che dall’altra parte del telefono non c’è una ragazza di Torino, ma Andrea, non ancora pronto a iniziare il suo percorso di affermazione di genere. Andrea riuscirà a confidarsi inizialmente solo con Nina, sua nemica/amica e attuale fidanzata della sua ex-fidanzata. Insomma, trovandosi e contaminandosi a vicenda questi ragazzi scopriranno i propri difetti e i propri punti di forza, imparando a comprendere anche chi non avrebbero mai immaginato.
Tutta questa umanità – unita a una colonna sonora in perfetta sintonia con i miei gusti personali e delle riprese che hanno fatto un minimo ricredere il mio scetticismo sulla qualità delle produzioni italiane odierne – mi ha portata a finire l’ottavo episodio della seconda stagione e rimanerci un po’ male che fosse l’ultimo. Prisma 2 ha un finale sospeso, capiamo che qualcosa sta succedendo a tutti i nostri protagonisti ma lo schermo diventa nero un attimo prima di vedere il concludersi di queste azioni. Bravo Ludovico Bessegato, giochi sulla mia curiosità di scoprire se questi amori giovanili, apparentemente irrealizzabili, potranno finalmente coronarsi? Te la devo dare vinta, mi trovo adesso qua a sperare nella rapida realizzazione di Prisma 3, vediamo se riusciremo a portare avanti e approfondire meglio tutti i buoni propositi messi in scena in questi sedici episodi.