di giulia
La mia grande passione per i film Pixar non è un segreto per nessuna delle persone che fanno parte della mia vita. Passione che chiaramente ha le sue radici nella mia infanzia, ma che si alimenta costantemente anche nella mia vita da adulta (se così posso davvero definirmi). Sarà il famoso sentimento della nostalgia del passato, sarà la cura del dettaglio posta in ogni loro film, saranno le decine di inside jokes su Cars – Motori ruggenti (2006) che tutti i giorni porto avanti con i miei amici, chissà. Quello che è certo è che, da quel famoso giorno al cinema più di vent’anni fa, in cui Nemo mi fece scoprire quanto è bello il mare, ogni volta che esce un nuovo film Pixar, corro a vederlo. Così ho fatto anche a questo giro, per Inside Out 2.
Il primo segmento di questa serie, di ormai quasi dieci anni fa (lo so, non ci credevo nemmeno io), raccontava della undicenne Riley Andersen, o meglio, di quello che succedeva all’interno della sua mente. Gioia, Disgusto, Rabbia, Tristezza e Paura erano di fatto i veri protagonisti della storia, essendo loro a guidare Riley nella vita di tutti i giorni. Cosa dire, come agire, cosa pensare, cosa provare, tutto questo è compito delle emozioni nella testa della ragazzina. Senza dilungarmi troppo sulla trama di un film che sicuramente non aveva neanche bisogno di questa brevissima introduzione, vi dico che Inside Out 2 torna a parlare di Riley, che adesso si trova nella fase forse più spiacevole di ogni essere umano, i terribili, temibili, 13 anni.
Tutto sembra nella norma, fino a che, proprio la notte prima della partenza della ragazza per un fine settimana a un campo di Hockey, un “allarme pubertà” non risuonerà nel quartier generale delle emozioni, dando vita a un caos che tutti noi ben conosciamo. Adesso Riley prova troppo, tutto insieme. Da qui, l’arrivo di nuove emozioni nella sua mente complicherà i meccanismi, mettendo anche la sempre positiva Gioia in difficoltà. Ansia, Invidia, Ennui e Imbarazzo entrano a gamba tesa nella casa delle emozioni, prendendone il controllo. Come se questo non bastasse, la scoperta che le sue amiche non andranno nella sua stessa scuola superiore, la paura di rimanere sola, il desiderio di essere accettata, porteranno Riley, per la prima volta, ad andare contro i suoi principi. Ansia prenderà il sopravvento e il Senso di Sé della giovane, crollerà.
Beh, direte voi, niente di nuovo per nessuno di noi. Giusto, vero, però io avevo esattamente l’età di Riley quando Ansia per la prima volta prese il totale controllo della mia “console”, e rendere le esperienze personali argomento di discussione comune è sempre stato un punto forte dei film Pixar. Le retoriche del “vedi che non sei solo nel provare queste emozioni” e del “insieme le superiamo meglio le difficoltà” saranno forse banali, ma come funzionano bene quando ti vengono insegnate da personaggi animati dagli occhi troppo grandi e le voci troppo acute. Anche se totalmente apprezzabile da un pubblico più giovane, è abbastanza chiaro quale fosse la target audience di Inside Out 2 – lo può confermare anche il numero di persone che ho visto uscire dalla sala con gli occhi lucidi, tutte ormai ben lontane dalla pubertà.
Anche se possibili cotte per personaggi immaginari (e non) sono mostrate nel film, l’amicizia rimane il punto focale della storia. Menomale, aggiungo. Me lo ricordo come se fosse ieri, quanto tradire le amiche, a tredici anni, mi sembrasse il peccato più grande. Che al giorno d’oggi i disturbi di ansia siano un fenomeno universalmente diffuso è verità ormai accettata, strutturare quindi il personaggio di Ansia come qualcuno con cui poter empatizzare è l’aspetto che più ho preferito del film. Non puoi essere dalla sua parte, ma la comprendi. Altrettanto simbolico è il fatto che quando finalmente Gioia riprenderà le redini della situazione, Ansia non sparirà, gli equilibri sono di nuovo ristabiliti ma saranno ormai per sempre diversi di quelli di prima.
Gli attimi di comicità a mio avviso ben riusciti – grazie anche all’introduzione di personaggi esterni in 2D o presi dal mondo dei videogiochi – si alternano bene a momenti più sentimentali, ma mai esagerati. Chiariamoci, niente in confronto alla perfezione di film irraggiungibili come Ratatouille, Monsters & Co o Up, ma ci troviamo comunque a livelli altissimi di intrattenimento. Quello che ancora una volta la Pixar ci mostra con Inside Out 2, come aveva già fatto in tutti i film sopracitati, è che, nonostante le avversità, c’è sempre modo di trovare una via di uscita, ma mai senza compromessi. Devo dare ragione a chi ha commentato che il concept di questo secondo film è identico a quello del primo, ma perché mai cambiare quando si tratta chiaramente di un concept vincente? Le novità sono intelligentemente inserite e funzionano nella loro semplicità. Ne esce fuori certamente non il miglior prodotto della storia della casa cinematografica, ma comunque un ennesimo successo.
[N.d.A.] Che poi un film Pixar che non funzioni sulla mia persona devo ancora trovarlo. Sì, esatto, ho amato anche quel filmone di Cars 2. Non elaborerò oltre.