Skip to main content

di virginia

Arrivo tardi alla festa di Finalmente l’alba perchè non sono riuscita a vederlo quando era in concorso a Venezia. Finalmente sono riuscita a recuperarlo e per quanto abbia cercato di non farmi influenzare dalla maggior parte della critica italiana (qualcuno ha mai parlato bene di questo film?), purtroppo sono rimasta comunque delusa dall’ultimo lavoro di Saverio Costanzo. Non è uno dei miei registi italiani preferiti, ma comunque La solitudine dei numeri primi credo ancora sia un film molto bello (dico “ancora” perchè è chiaro che quando avevo quindici anni mi sembrava un capolavoro, anche perchè tratto da un libro che, a sua volta consideravo essere un capolavoro – poi per fortuna sono cresciuta). Hungry Hearts, invece, resta comunque uno dei migliori film italiani degli anni duemila.

“Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo (Credits: Eduardo Castaldo)

In tutto questo, Finalmente l’alba andava visto e si è visto. Per realizzare questo film sono stati spesi la bellezza di 29 milioni di euro che, come sottolinea il critico Francesco Alò, sono misteriosamente spariti nel nulla perchè «sullo schermo sicuramente non si sono visti»; concordo sul fatto che questo film sembra essere tutto tranne che un kolossal da 29 milioni di euro. Ci sarebbe da aprire una parentesi molto lunga sullo stato del cinema italiano, ma spero che in un futuro non troppo lontano seguiranno articoli più mirati e “scientifici”: ora non c’è spazio per una riflessione seria. Semiseria. Vabbè.

Finalmente l'Alba
“Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo (Credits: Eduardo Castaldo)

Finalmente l’alba arriverà nei cinema italiani con un minutaggio ridotto rispetto alla versione presentata al Lido di Venezia; dopo una prima uscita prevista per dicembre 2023, la data di rilascio è stata spostata al 14 febbraio 2024. Verrebbe da pensare che qualcuno stia cercando di rilanciare il film o, quantomeno, di trovare una strategia vincente per attirare spettatori in sala. Spero vivamente di essere smentita e di vedere fiumane di persone che accorrono a vedere l’ultimo grande lavoro, con un cast e uno stardom internazionale, di un regista italiano – evviva il cinema, ah, l’Italia, terra di grandi cineasti! – ma ho paura che questo film lo vedranno in pochi. Lo stesso Costanzo, nella conferenza stampa che è seguita alla presentazione della pellicola, ha dichiarato di essersi reso conto che forse il film necessitava di qualche taglio in più: «L’idea di alleggerire il racconto mi è venuta proprio nel momento in cui lo vedevo», spiega, «tagliarlo avrebbe potuto aiutare il pubblico e il film stesso, ed è come se avesse trovato la sua forma reale dopo la prima proiezione a Venezia. Sono felice che sia accaduto in questo modo, mi piace vedere che il film sia “in movimento” fino alla fine». Forse se avessi visto la versione originale, avrei capito meglio dove il film aveva intenzione di andare a parare? È un quesito a cui, purtroppo, non posso rispondere.

Finalmente l'Alba
“Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo (Credits: Eduardo Castaldo)

La storia si incentra sui grandi sogni e sul mito del Cinema, ma del Cinema con la C maiuscola, quel Cinema Italiano che si era appena scrollato di dosso il fantasma del neorealismo e che si preparava a far vivere agli studi di Cinecittà il più florido e prospero periodo che Subaugusta abbia mai conosciuto. A incarnare questa visione un po’ disincantata, un po’ troppo piena di illusioni troviamo Mimosa (Rebecca Antonaci), una giovane ragazza – o forse già non più per gli standard dell’epoca – già promessa e destinata a sposarsi con un altrettanto giovane ragazzo appena entrato in caserma. Come ogni romanzo di formazione che si rispetti, a Mimosa, durante un provino negli assolatissimi studi di Cinecittà, capita l’imprevisto di diventare la favorita della star internazionale Josephine Esperanto (Lily James). Così la nostra eroina, timida e silenziosa, finisce per trascorrere una notte – cito la sinossi pubblicata dalla Biennale di Venezia – «che la trasformerà in donna».

Finalmente l'Alba
“Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo (Credits: Eduardo Castaldo)

Parte integrante della narrativa verte intorno al grande e sacro tema della perdita d’innocenza, affrontato in letteratura fin dall’inizio dei tempi. Forse, però, è anche la parte più debole e carente della storia che viene portata sul grande schermo; da una parte Cinecittà vorrebbe essere una grande giostra, un grande parco di divertimenti – e non a caso le sequenze migliori della pellicola sono proprio quelle dei “film nel film”, sia per quanto riguarda la scena di apertura, sia per il kolossal à la Elizabeth Taylor – dall’altra, invece, il mondo dello spettacolo in generale e del cinema in particolare è un mondo brutto e cattivo, buio, dove chiunque voglia entrarci si ritrova costretto a vendere tutto quello che ha. La critica ai meccanismi che regolano il dietro le quinte del cinema è debole e superficiale, oltre a essere costruita principalmente su cliché e scenette, sì, d’accordo, vere ma ripetute fino allo stremo. Babylon di Chazelle, con tutte le dovute misure di precauzione nel fare questo paragone, era barocco, pomposo e grottesco, ma almeno aveva una direzione e non si limitava a restare entro i confini della cautionary tale per dare quella parvenza di critica e al tempo stesso non scandalizzare troppo.

Finalmente l'Alba
“Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo (Credits: Eduardo Castaldo)

Le vicende di Mimosa si intrecciano silenziosamente e sommessamente a una storia ancora più triste e senza lieto fine, quella dell’omicidio che ha visto coinvolta la giovane attrice Wilma Montesi. Che i riferimenti siano al cinema di Fellini, con tanto di festa, senso di spaesamento da parte della protagonista e una sosta su una spiaggia deserta, è decisamente evidente. Spiega, infatti, Costanzo: «La suggestione iniziale è felliniana: la ragazza che sulla spiaggia della Dolce Vita Marcello non può sentire, alcuni pareri sostengono essere Wilma Montesi, Marcello non poteva sentirla perchè già morta. Quando sono arrivate le voci a speculare sul mistero ancora irrisolto della Montesi, la gente diventò ossessionata dal gossip intorno ai carnefici, dimenticandosi della vittima. Ho immaginato un dialogo tra una diva degli anni Cinquanta, Josephine, che per essere libera si trova costretta a compiacere gli uomini, a essere sempre all’altezza delle loro aspettative, con una ragazza di oggi. Credo che da un certo punto in poi nel film, dal momento della festa in poi, Rebecca sia una ragazza di oggi. Josephine la invita a essere ostinatamente sé stessa senza dover necessariamente compiacere lo sguardo del maschio e di chi decideva per lei».

Finalmente l'Alba
“Finalmente l’Alba” di Saverio Costanzo (Credits: Eduardo Castaldo)

Critica alla tanto decantata società dello spettacolo, riscatto degli ultimi, perdita dell’innocenza, sguardo su un meccanismo corrotto ma ben oliato e magia del cinema, machismo, maschilismo, misoginia: tutti grandi e bellissimi temi che, però non trovano pieno sviluppo nelle (ritagliate) due ore di screen time. Finalmente l’alba non è un film così brutto e terribile come mi sarei aspettata, visti e sentiti i giudizi da parte della critica post-Venezia; è solo un film di cui mi sono già dimenticata molte cose – e l’ho visto giusto ieri.

Leave a Reply