di alberto
Il primo lungometraggio di Simone Bozzelli, vincitore della nona edizione di Presente Italiano, mostra la storia d’amore tra i due giovani personaggi principali, Ago (Augusto Mario Russi) e Yuri (Andrea Fuorto), e la realtà dove sopravvivono, viaggiano e in cui provano a rifugiarsi nella speranza di costruire una propria identità.
i protagonisti
Il film focalizza fin dall’inizio l’attenzione su Yuri, un ragazzo di appena venti anni, annoiato, con non piccoli problemi cognitivi e che mostra difficoltà nel tentativo di socializzare e integrarsi. Yuri è candid, un fanciullino, che per fuggire alle restrizioni della monotonia si trova a scappare dalle sue anziane zie che badano a lui, cominciando a lavorare per Agostino (detto “Ago”) come pagliaccio alle feste di bambini. Ago è più grande e particolarmente più reattivo alle situazioni rispetto a Yuri. Proprio per questo esercita un particolare interesse, se non addirittura pressione, sul giovane ragazzo che viene conquistato immediatamente. Il comprimario ha comunque difficoltà a dimostrare maturità: è spesso anaffettivo, anche con suo figlio, a cui vuole bene, ma che arriva a trascurare non assumendosi mai totalmente le proprie responsabilità. Proprio per il suo comportamento e per il lavoro che fa, Ago sembra essere un eterno Peter Pan.
tensione ed eros senza filtri
Il film è fatto di non detti: spesso appunto sono solo le inquadrature a raccontare dell’amore tra i due ragazzi. Infatti sia che la scena si svolga in uno squallido camper mentre Ago fa un piercing a Yuri, sia che i due personaggi principali si trovino davanti a un lago immenso durante un percorso di trekking, a descrivere il rapporto a incastro tra i due sono i silenzi, le espressioni che segnano i visi e la reciprocità dello sguardo. Proprio la sequenza del piercing è volutamente di una durata estenuante e implora il taglio di scena, ma solo in maniera così esplicita una pellicola di questo genere può rendere partecipe ed emotivamente recettivo anche lo spettatore più chiuso e refrattario. Il regista vuole parlare di eros attraverso rapporti di forza tra i personaggi, rendendo così elementi cardine l’amore mai paritario e il bisogno reciproco tra sottomesso e colui che sottomette. La sofferenza si percepisce anche nei momenti piú teneri e nei baci. Purtroppo infatti nessuno dei due comprimari riesce a fare i conti con il passato e a beneficiare della reciproca presenza a causa di una mancanza di strumenti necessari ad elaborare il proprio trascorso.
imporre limiti alla libertà
L’Italia è un paese costituito da sterminate periferie, stessi spazi in cui Yuri e Ago si costruiscono una gabbia per coltivare il loro amore e in cui sognano di andare in Patagonia. I rave che frequentano e in cui stazionano il camper sono ambienti fisici ed emotivi dove tutti sono liberi di essere quello che vogliono.
La loro è una richiesta essenziale di vivere il contemporaneo e per loro la cultura rave vive il presente (sottolineando ciò anche attraverso l’utilizzo degli stupefacenti). Yuri, nonostante sviluppi una reticenza nei confronti di Ago e dei luoghi in cui vivono, impara l’esperienza della scelta tornando proprio in quell’ “isola che non c’è”, ormai fatiscente. Infatti alla fine il protagonista decide di ricongiungersi alla gabbia, implicando così che ogni scelta compiuta comporti la fine di qualche libertà.