La XVI edizione del festival dedicato al found footage e al riuso di pellicole d’archivio, promosso da Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia si terrà a Bologna dal 25 al 30 ottobre 2023.
di virginia
Torna a Bologna Archivio Aperto, il festival che pone al centro della propria selezione artistica il patrimonio cinematografico proveniente o realizzato con materiale d’archivio. The future is memory, ovvero «il futuro è memoria»: questo il sottotitolo-manifesto scelto per accompagnare la XVI edizione del festival, che, come una sorta di monito, ci ricorda che non possiamo guardare avanti senza tenere traccia e conoscere quello che è stato il nostro passato. Riportare in vita filmati d’archivio non coincide con un’operazione mossa dalla nostalgia, ma da una più profonda consapevolezza per conoscere ciò che siamo stati e mettere al servizio dell’arte e della società quanto appreso. La rassegna, organizzata da Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, conta 19 film in concorso ufficiale e sarà aperta da Non–Aligned: Scenes from the Labudovic Reels, lungometraggio realizzato dalla regista serba Mila Turajlić.
Il documentario, già presentato in Italia in occasione del Trieste Film Festival, racconta quello che è stato il movimento dei Paesi non allineati dal punto di vista della regista, che ha vissuto questo preciso momento storico, attraverso la figura di Stefan Labudović, cameraman personale di Tito per oltre trentacinque anni. Turajlić mette in scena, servendosi di filmati d’archivio – come il titolo stesso del film suggerisce – interviste e reportage per mostrare le reazioni della popolazione serba nei confronti di quella che è stata una delle più importanti conferenze tenutesi sotto il regime instaurato da Tito. Alternando interviste a Labudović, cameraman e reporter, ai filmati dell’epoca, restituisce lo Zeitgeist di un periodo storico che, la maggior parte degli spettatori, non ha mai sperimentato e in cui non ha mai vissuto, facendo sì che l’esperienza – pur mediata da uno schermo – risulti immersiva anche per chi osserva a distanza di anni quanto accaduto. La regista non mostra soltanto i filmati recuperati sottoforma di prodotto “finito” e compiuto agli occhi dello spettatore; anzi, documenta minuziosamente tutto il procedimento che sta a monte del recupero. Entrando fisicamente nell’archivio dove sono contenute centinaia di bobine e di pellicole, accompagna lo spettatore in questo viaggio nel passato – con l’ausilio, ovviamente, di un’apparecchiatura e di tecnologie moderne per far sì che quanto registrato decine di anni fa non vada perso ma continui a essere visto e rivisto.
Questa edizione di Archivio Aperto ospiterà anche la premiére italiana di Dearest Fiona, lungometraggio realizzato dall’artista Fiona Tan, che oltre a presentare il film, sarà protagonista di un incontro con il pubblico presso il Museo d’Arte Moderna di Bologna (MAMbo), dove verranno mostrati anche alcuni dei suoi cortometraggi. Non sono, infatti, solo i lungometraggi a comporre la selezione del festival, ma anche diversi corti, dove emerge la visione dei registi e la rielaborazione personale del concetto di filmato d’archivio. Veiled City («Città velata») di Natalie Cubides-Brady recupera due diverse dimensioni del filmato d’archivio: accostando la propria narrazione a quella delle grandi sinfonie cittadine che hanno caratterizzato soprattutto il cinema degli anni Trenta, racconta una storia dai tratti profetici e che parla al mondo odierno. Attraverso filmati girati durante quella che poi sarà chiamato il Grande Smog di Londra – cioè quando, nel 1954, tutta la capitale inglese venne ricoperta da un fitto manto di nebbia provocato dallo smog e dall’inquinamento – Cubides-Brady scrive una sorta di lettera ai posteri, rivolta a coloro che vivono in un mondo ormai irrecuperabile e spacciato dal punto di vista ambientale.
Una riflessione attuale e sul mondo contemporaneo è anche alla base del cortometraggio A History of the World According to Getty Images («La storia del mondo secondo le immagini di Getty») di Richard Misek. Il regista si pone una serie di domande sulla legittimità di possedere un copyright per determinate immagini; senza niente togliere al grande lavoro di recupero e di restauro che sta alla base di molti dei filmati che compaiono nel cortometraggio, Misek si chiede se davvero, per alcuni eventi popolari e pubblici, sia etico pagare una cifra esorbitante per ottenerne una riproduzione pubblica. Il regista recupera molti filmati posseduti da Getty, uno dei più grandi e potenti archivi di fotografie e filmati al mondo, pagandone i diritti per la riproduzione e la messa in scena all’interno di un’opera audiovisiva, per “regalarli” al pubblico e per fare in modo che siano accessibili agli occhi di tutti.
Incontri con il pubblico, presentazioni e talk e – ovviamente – proiezioni animeranno le giornate del festival dal 25 al 30 ottobre, in vari spazi della città di Bologna. Per ulteriori informazioni sugli eventi, trovate qui il programma completo di Archivio Aperto.