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di ilaria

Tra il 4 e il 10 ottobre, a Parigi, si terrà l’undicesima edizione del festival dedicato al cinema messicano contemporaneo Viva Mexico, durante il quale diverse sale della città ospiteranno alcuni tra i film messicani più interessanti degli ultimi anni. Lost in the night (Perdido en la noche) è stato proiettato in anteprima al cinema L’écran di Saint-Denis, partner storico del festival, il 18 settembre alla presenza del regista Amat Escalante. Quest’ultimo ha conquistato l’attenzione internazionale nel 2013, anno in cui la pellicola Heli ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes. Lost in the night, la cui ricezione ha diviso grandemente la critica, è stato girato sei anni dopo La región salvaje e, da alcuni punti di vista, segna un cambiamento estetico e poetico nella narrativa di Escalante. 

“Lost in the night” di Amat Escalante (Credits: IMDb)

La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista e da suo fratello, Martin Escalante, colpisce per il suo carattere tagliente e misurato. La madre del protagonista Emiliano (Juan Daniel García Treviño), la quale si opponeva all’apertura di una miniera controllata da una società straniera in prossimità del loro villaggio, è sparita da ormai quasi tre anni. Da allora, le mani del ragazzo cominciano a tremare a ogni nuova esplosione proveniente dalla cava. Le ricerche svolte dalla sorella di Emiliano, Violeta (Mayra Hermosillo), si rivelano infruttuose; il giovane decide allora di indagare autonomamente e la confessione di un poliziotto morente lo conduce fino alla casa degli Aldama. Questa dimora ultramoderna (all’interno della quale compaiono, rispettivamente, una foto e un murales del fratello e del padre di Escalante), situata sulle sponde di un lago nella regione di Guanajuato ed elemento catalizzatore di tutta la vicenda, sembra assumere il ruolo di una vera e propria coprotagonista.

“Lost in the night” di Amat Escalante (Credits: IMDb)

Emiliano, affiancato dall’amata Jazmín (Maria Fernanda Osio), si fa assumere come tutto fare dall’artista contemporaneo Rigoberto (Fernando Bonilla) e dalla cantante Carmen Aldama (Bárbara Mori), madre di Mónica, giovane influencer profondamente fragile e che intrattiene i suoi follower girando dei video in cui finge di suicidarsi. Le relazioni tra i membri della famiglia rivelano ben presto le vulnerabilità di tutti i suoi componenti; emblematico, in questo senso, è il primo dialogo tra Emiliano, intento a riparare una finestra, e Mónica: i vetri rotti sembrano rappresentare le debolezze della ragazza, fortemente traumatizzata da una violenza subita anni prima, la quale cerca in Emiliano una fonte di sicurezza.

"Lost in the night" di Amat Escalante
“Lost in the night” di Amat Escalante (Credits: IMDb)

Sebbene il tema centrale del thriller (la ricerca della madre di Emiliano) non esca mai del tutto di scena, esso diventa progressivamente marginale e inizia a fare spazio ad una riflessione più ampia sul dolore, sulla colpa e sulla responsabilità. Non è un caso, visto che durante la scrittura del film Escalante abbia letto tutti i libri di Dostoevskij (e il film si apre, infatti, con una citazione tratta da Il sogno di un uomo ridicolo); durante la discussione seguita alla proiezione, il regista ha inoltre dichiarato di essere stato profondamente influenzato anche da Hitchcock e, in particolare, dal celebre Vertigo.

Il primo ad essere dominato dal rimorso è proprio Emiliano, il quale ripete a più riprese che la colpa è sua – che lui, quella sera, avrebbe dovuto essere con sua madre, ma che alla fine non l’aveva seguita. Rigoberto, caricatura del regista stesso, incarna forse la colpa dell’arte stessa: ossessionato da Emiliano al punto da voler rendere la sua storia e il suo tormento un’opera d’arte, è alla ricerca di una redenzione impossibile. Rigoberto, come Escalante, racconta la sofferenza altrui, senza sperimentarla, finanche profanandola: l’ultima creazione dell’artista si serve infatti del cadavere del leader di una setta religiosa (noto pedofilo), i cui membri tenteranno ripetutamente di vendicarsi. Nonostante Rigoberto confessi a Emiliano che il corpo appartiene in realtà a un’altra persona, l’interrogativo rimane: qual è il ruolo dell’artista, quali gli eventuali confini del suo operato?

“Lost in the night” di Amat Escalante (Credits: IMDb)

Questa domanda risulta essere ancora più impellente in un paese dove vigono corruzione, violenza e profonde disuguaglianze sociali. È il Messico intero ad essere perso nel buio. Escalante non dà soluzioni e non si lascia andare ad alcun tipo di esaltazione del valore salvifico dell’arte: la storia di quest’ultima, così come quella degli esseri umani, è complessa e contraddittoria, e come crearla resta un dilemma insolubile. È anche per questo motivo che, nelle prime scene del film, non è forse chi ci aspetteremmo a far sparire la madre di Emiliano; possiamo immaginarne le motivazioni, certo, ma è significativo il mancato scioglimento del mistero delle sparizioni – tema sociale e politico estremamente delicato – e della complicità della famiglia Aldama.

"Lost in the night" di Amat Escalante
“Lost in the night” di Amat Escalante (Credits: IMDb)

Le classi subalterne, ancora una volta, non hanno giustizia ed Emiliano, per un momento, si smarrisce, vacilla, rischia di entrare a far parte dei perdidos en la noche: si ritrova da solo, senza Jazmín, costretta a lasciarlo dai genitori, e la sua ricerca è a un punto morto; a questo punto, dopo che un gruppo di narcos assassina una bambina, il ragazzo si arma e segue alcuni compaesani con l’intento di farsi giustizia da sé, salvo poi scendere dal camion e tornare indietro. La sera, Emiliano tenterà di uccidere Rigo e passerà la notte con Monica. Il finale del film, sebbene criticato da numerosi/e recensori/recensore, è in realtà un inno alla luce, al giorno e al ritorno, l’unico possibile: quello all’amore, che vede Emiliano scampare alle tenebre e ricongiungersi a Jazmín sotto un sole splendente; un sole che non salva, che non dà risposte certe, ma che testimonia la possibilità di un’alternativa all’incubo di una notte senza fine. Dramma sociale e thriller che affronta temi come l’amore adolescenziale, la perdita e l’ingiustizia: Escalante sperimenta linguaggi diversi, allontanandosi dalle sue produzioni precedenti, senza per questo rinunciare all’intensità che le caratterizza. 

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