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di benedetta

Ba-ba-baciami piccina e perché “Le pupille” siamo tutti noi.

Ho sempre considerato Alice Rohrwacher di una particolare tenerezza. E non in senso sminuente, per carità. Ma la sua voce è soffice e le sue guance sono spesso rosse, rimandi che – come un lungo filo rosso – portano alla sua ultima opera, forse la più importante per riconoscimento ottenuto: Le Pupille. Cortometraggio natalizio diretto da lei, prodotto da Alfonso Cuarón e distribuito da Disney +. Candidato agli Oscar 2023 nella categoria “miglior cortometraggio live-action”. A dare forma al corto è il suo aroma novecentesco che, con una nostalgica palette marrone-grigia, lascia scivolare le parole scritte da Elsa Morante a Goffredo Fofi nella sua lettera di auguri per il Natale 1971, motivo e trama della regia di Alice. La dolcissima, ma acuta, missiva è un racconto natalizio – che ognuno può interpretare come reale o di fantasia – che Elsa Morante giura e spergiura essere vero: “Non ti ho raccontato una balla! Avvenne più di 50 anni fa”, dice concludendo la lettera.

“Le Pupille” di Alice Rohrwacher (Credits: Disney)

E con questo si apre la scena, che differisce dai ritmi e dall’atmosfera del testo di poco. A rendere più speciale la trasposizione visiva è, secondo me, il protagonismo del gruppo di bambine, che invece Elsa Morante dice essere un gruppo di maschi. Non per particolare interesse verso l’universo fanciullesco femminile, ma perché è divertente vedere la trasgressione – protagonista del corto – e come sia vissuta dalle bambine, alle quali raramente viene dato spazio per mostrarsi cattive, scomposte o maleducate.

"Le Pupille" di Alice Rohrwacher
“Le Pupille” di Alice Rohrwacher (Credits: Disney)

Per il gruppo di bambine, che vivono in un orfanotrofio gestito da alcune suore, sono i giorni prima di Natale e l’atmosfera si riempie di quelle che sembrano essere le loro tradizioni. Le prove per il presepe vivente, l’ascolto del bollettino di guerra alla radio, addirittura il saluto ad alcune di loro che per le vacanze torneranno dalla famiglia. Chi, invece, rimane può godere del “lauto” pasto natalizio: fettuccine, abbacchio di patate e una mela. Alla conclusione del pranzo, tra tutte, spicca la figura di Serafina, la pupilla che si era mostrata più irriverente nelle scene precedenti, al punto che ora si sente cucita addosso l’etichetta di “cattiva” e, anzi, decide di rivendicarla.

"Le Pupille" di Alice Rohrwacher
“Le Pupille” di Alice Rohrwacher (Credits: Disney)

Al termine del pasto una delle suore presenta alle bambine un’enorme torta rosa, dall’aspetto morbido e fiabesco. Il dessert era stato consegnato qualche giorno prima da una donna che, in cambio di quel dono, voleva che le pupille pregassero per il suo fidanzato, che la stava tradendo con un’altra donna. Nonostante a tutte spettasse di festeggiare con quello scambio, la madre superiora propone loro un fioretto: rinunciare alla torta pensando a quanti sono i bambini meno fortunati di loro. Insiste, suor Fioralba, tutte le bambine buone sicuramente faranno come lei suggerisce. Tutte tranne una, che è proprio Serafina, alla quale la definizione di bambina cattiva inizia a piacere ed inizia ad intravedere le possibilità che le vengono concesse da quella nuova nomea che si è guadagnata. 

Il fioretto proposto non era altro che un pretesto per preservare la torta intera e poterla offrire ad un goloso vescovo, che avrebbe potuto contraccambiare aiutando l’orfanotrofio a sostentarsi. Se Serafina concederà o meno il proprio fioretto è questione fondamentale, tanto quanto lo è comprendere che le etichette hanno esattamente questo ruolo: accontentare chi ce le affibbia, finché non rischiano di andare contro proprio a loro.

"Le Pupille" di Alice Rohrwacher
“Le Pupille” di Alice Rohrwacher (Credits: Disney)

Le pupille ci consegna, dopo la risoluzione della scelta di Serafina – che per amor del corto non suggerirò – una lezione importante, quasi una lezione pedagogica. Gli adulti sono bravi a nascondere il proprio personale tornaconto, come suor Fioralba che dietro il pio suggerimento di offrire a Dio la torta, intende in realtà utilizzarla per uno scopo altro. I bambini, anzi, le bambine, giocano alla luce del sole nei giorni più luminosi e rivendicano lo status che i grandi gli attribuiscono loro. È importante questo, tutti possiamo crescere liberi se liberi ci lascia chi ci educa. Le scene conclusive ribadiscono quanto afferma Elsa Morante nella sua lettera: qual è la morale di quanto abbiamo appena visto? Boh, “le vie del signore sono infinite”

"Le Pupille" di Alice Rohrwacher
“Le Pupille” di Alice Rohrwacher (Credits: Disney)

Effettivamente, quale lezione si impara e si comprende immediatamente di averla imparata? Quando, nella vita quotidiana, riusciamo ad essere lucidi e scorgere dove stiamo apprendendo qualcosa di nuovo e dove stiamo solamente vivendo? Guarda, quale sia la morale di tutto questo ancora non lo sappiamo, dicono le pupille. Il destino ha modalità misteriose. Un sospiro di sollievo. Non ci sta nulla di più tranquillizzante di questo, o di più vicino alla vita vera. Nessuno sa, dicono, l’esatto significato di ciò che ha appena riempito lo schermo. Rimani pure seduto sulla poltrona o sul divano, non devi preoccuparti di cercare subito il significato. Eventualmente, arriverà. E se non arriverà sarà comunque il destino. Delle pupille c’è da fidarsi. 

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